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Meloni e il governo italiano denunciati alla Corte penale internazionale: cosa significa l’accusa di complicità in genocidio



La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme ai ministri Antonio Tajani, Guido Crosetto e a Roberto Cingolani, attuale amministratore delegato di Leonardo Spa, è stata formalmente denunciata presso la Corte Penale Internazionale (CPI) per accuse di complicità in genocidio e crimini contro l’umanità, in relazione all’invasione israeliana della Striscia di Gaza. La notizia è stata confermata dalla stessa Meloni durante un’intervista televisiva, sebbene non abbia fornito dettagli sulla fonte ufficiale della denuncia. Tuttavia, fonti indipendenti hanno rivelato che il documento è stato presentato dal gruppo Giuristi e avvocati per la Palestina, un collettivo composto da oltre 50 esperti legali, politici e accademici, insieme a migliaia di cittadini italiani.



Essere denunciati alla CPI implica l’inizio di un procedimento che può portare a un’indagine preliminare e, eventualmente, a un processo. La CPI, con sede all’Aia, è un tribunale internazionale permanente dedicato alla persecuzione di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidi e crimini di aggressione. È importante sottolineare che una denuncia non equivale a un’accusa formale; piuttosto, rappresenta il primo passo verso un potenziale approfondimento delle accuse. Se dovesse essere avviata un’indagine formale, i denunciati potrebbero affrontare processi internazionali e, in casi estremi, mandati di arresto. La particolarità del caso italiano risiede nel fatto che coinvolge alti funzionari di un governo democratico di un Paese membro della CPI. Tuttavia, non è un caso isolato; simili denunce sono state presentate anche in nazioni come la Francia e l’Australia, dove i leader come Emmanuel Macron e Anthony Albanese sono stati accusati di complicità nel genocidio attribuito a Israele.

Il cuore della denuncia sostiene che il governo italiano, attraverso le sue decisioni politiche e la collaborazione militare con Israele, avrebbe contribuito sia direttamente che indirettamente alla commissione di gravi crimini nella Striscia di Gaza. Le accuse specifiche includono complicità in genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Nel contesto del diritto internazionale, la complicità non implica necessariamente essere autori diretti dei crimini, ma piuttosto facilitare o sostenere la loro realizzazione tramite azioni politiche, militari o economiche.

Secondo gli avvocati firmatari della denuncia, il governo italiano avrebbe continuato a fornire armi, tecnologia e supporto militare a Israele anche dopo l’inizio dell’invasione il 7 ottobre 2023. In particolare, è stato contestato il ruolo di Leonardo Spa, accusata di mantenere forniture e assistenza tecnica che avrebbero rifornito l’apparato militare israeliano, utilizzato in attacchi contro i civili palestinesi.

Un altro aspetto cruciale della denuncia riguarda la mancanza di sostegno e protezione da parte del governo italiano nei confronti della Global Sumud Flotilla, una missione umanitaria composta da attivisti italiani e internazionali, partita con l’intento di fornire aiuti a Gaza e rompere il blocco navale imposto da Israele. Questa flottiglia è stata intercettata e sequestrata dalle forze militari israeliane in acque internazionali, un’azione che è stata definita “assimilabile alla pirateria”. Gli avvocati sostengono che il governo italiano non solo non ha protetto i suoi cittadini e attivisti coinvolti, ma ha anche contribuito a legittimare il blocco e le azioni repressive israeliane, evidenziando una strategia più ampia di complicità nei crimini commessi nella Striscia di Gaza.

In risposta alla denuncia, Giorgia Meloni ha definito l’accaduto “un fatto senza precedenti” nella storia internazionale, esprimendo sorpresa per l’uso di accuse così gravi e accusando alcuni gruppi di strumentalizzare la questione. Il governo ha ripetutamente negato di aver fornito armi a Israele dopo l’inizio del conflitto, sostenendo che tutte le esportazioni erano relative a contratti stipulati prima del 7 ottobre 2023 e che erano state previste garanzie sull’uso delle armi. Tuttavia, ammissioni ufficiali e indagini giornalistiche hanno dimostrato che container contenenti materiale bellico sono stati imbarcati in porti italiani anche dopo l’inizio dell’invasione, alimentando un acceso dibattito sulle responsabilità italiane.

Secondo il Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), l’Italia è uno dei pochi Paesi europei che negli ultimi anni ha continuato a esportare armamenti significativi verso Israele, inclusi elicotteri leggeri, cannoni navali e componenti per aerei da combattimento F-35, utilizzati nelle operazioni militari israeliane nella Striscia.

La denuncia presentata contro il governo italiano si inserisce in un contesto di crescenti pressioni e iniziative legali contro Israele. La CPI ha già emesso mandati di arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e per l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant per crimini di guerra e contro l’umanità, mentre la Corte Internazionale di Giustizia sta esaminando diverse cause di genocidio contro lo Stato israeliano promosse da vari Paesi.



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