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Meloni furiosa: “Ditemi quanto è costato tutto questo!” Dopo una giornata di pagliacciate in tutta Italia



La tensione politica in Italia è in aumento riguardo ai diritti di sciopero e manifestazione, con la premier Giorgia Meloni che si mostra cauta e pragmatica. In un contesto di mobilitazioni sindacali, in particolare quella della CGIL in supporto a Gaza e alla Flotilla, Meloni ha scelto di mantenere un profilo basso, definendo l’evento una “operazione politica”. Tuttavia, ha espresso l’importanza di valutare l’impatto economico di tali manifestazioni.



Durante l’ultimo Consiglio dei Ministri, Meloni ha richiesto informazioni dettagliate sui costi legati agli scioperi, affermando: “Fatemi sapere quali sono i costi esatti. Poi sarò io a parlarne agli italiani”. Questa dichiarazione è stata interpretata come un segnale di un possibile inasprimento della retorica contro la CGIL, guidata da Maurizio Landini, e suggerisce una strategia volta a spostare il dibattito sui danni economici per il paese. Attualmente, le azioni del partito di Meloni, Fratelli d’Italia, si limitano a critiche verbali e alla preparazione di dossier da parte dell’ufficio studi, sotto la supervisione del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari.

Navigando in questo contesto delicato, Meloni cerca di bilanciare il supporto agli alleati politici con il timore di possibili complicazioni legali o reazioni sindacali eccessive. La sua esitazione a sostenere le proposte più drastiche della Lega, in particolare quelle relative alle cauzioni per le manifestazioni, è motivata non solo da considerazioni politiche ma anche da preoccupazioni riguardo agli “intoppi giuridici” che tali misure potrebbero comportare. Meloni sembra voler affrontare la questione sindacale come un problema di spesa pubblica e inefficienza economica, piuttosto che come una mera questione di diritti civili.

In contrasto con l’approccio cauto di Meloni, la Lega sta premendo per azioni immediate e concrete, proponendo modifiche legislative che limiterebbero l’impatto degli scioperi e delle manifestazioni. Tra le misure avanzate, vi è l’introduzione di “cauzioni” che gli organizzatori di manifestazioni dovrebbero versare, destinate a coprire eventuali danni. La Lega è consapevole che i danni sono spesso causati da “gruppuscoli autonomi” e non dai promotori, ma insiste sulla necessità di responsabilizzare gli organizzatori.

Inoltre, la Lega propone un significativo aumento delle sanzioni per chi partecipa a scioperi non autorizzati. Le attuali multe, risalenti al 1990 e che variano tra i 2.500 e i 50.000 euro, potrebbero essere sostituite da sanzioni che vanno da un minimo di 10.000 euro fino a un massimo di un milione di euro. Questa proposta è vista come una minaccia diretta al potere contrattuale dei sindacati, specialmente dopo che il Garante ha riscontrato “vizi” nella convocazione della recente mobilitazione.

La decisione su come procedere dipenderà dal consenso degli alleati di governo. Sebbene Meloni e Salvini abbiano discusso brevemente la questione con Antonio Tajani di Forza Italia e Carlo Nordio della Giustizia, non c’è unanimità nella coalizione. Forza Italia ha già espresso un chiaro rifiuto all’idea delle cauzioni, ritenendola troppo rischiosa sia dal punto di vista giuridico che dei principi. Tuttavia, il partito si mostra più aperto riguardo all’inasprimento delle sanzioni. Il portavoce nazionale di Forza Italia, Raffaele Nevi, ha riassunto la posizione del partito dicendo: “Se la Cgil trasforma gli scioperi, che sono sacrosanti, in una baracconata, qualcosa si dovrà pur fare”.

Nel frattempo, l’opposizione si mobilita per difendere i diritti fondamentali. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha partecipato alla manifestazione per Gaza, lanciando un chiaro avvertimento al governo: “Giù le mani dal diritto di sciopero”. Questo posizionamento sottolinea la divisione tra maggioranza e opposizione, trasformando la polemica sui costi e le sanzioni in una battaglia ideologica riguardante la libertà di mobilitazione e l’autonomia sindacale.

La premier, al momento, mantiene un atteggiamento attendista, evitando di esporsi su un possibile inasprimento delle sanzioni fino a quando non avrà a disposizione dati concreti sui costi. Meloni ritiene che queste informazioni siano cruciali per orientare l’opinione pubblica e giustificare eventuali misure più severe. La situazione rimane quindi incerta, con il governo che si trova a dover affrontare una questione delicata che potrebbe avere ripercussioni significative sul panorama politico e sociale del paese.



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