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“Meloni invitata alla firma per la pace a Gaza”: sorpresa e reazioni contrastanti dopo l’annuncio



La premier Giorgia Meloni sarà presente a un evento di grande rilevanza lunedì prossimo in Egitto, dove si svolgerà la cerimonia di firma dell’accordo per la situazione a Gaza. Questo accordo rappresenta un passo concreto verso la pace tra Israele e Hamas. L’annuncio è stato fatto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani durante il programma Restart su Rai 3. Tajani ha dichiarato: “Lunedì c’è la grande cerimonia di firma ufficiale dell’accordo e credo che sarà invitata anche il nostro presidente del Consiglio, così mi ha detto il ministro degli esteri egiziano”.



L’Italia, che ha lavorato in silenzio per facilitare questo accordo, si conferma un attore centrale nello scenario internazionale. Tajani, intervenendo a Mattino Cinque, ha aggiunto: “Tocca a noi lavorare per rinforzarla. Ieri c’è stato un importante vertice a Parigi fra Paesi europei e del Mondo arabo per vedere cosa poter fare e come poter aiutare la costruzione della pace”. Il ministro ha inoltre sottolineato che l’Italia parteciperà alla ricostruzione e auspica anche a una missione militare per garantire l’unità e la riunificazione della Palestina. “Siamo pronti a inviare militari, a patto che ci siano le condizioni”, ha affermato Tajani, evidenziando che i carabinieri italiani sono già presenti a Gerico e Rafah, contribuendo alla formazione della polizia locale.

L’invito a Meloni rappresenta un successo significativo per la diplomazia italiana e una sconfitta per il centrosinistra, che sta reagendo con delusione. Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, ha commentato su La7: “Nel centrosinistra sono tutti delusi dal fatto che Trump abbia realizzato questo traguardo in Medio Oriente, come se la sfiducia in Trump fosse superiore alla speranza di una pace”. Gasparri ha auspicato la fine delle violenze e un futuro democratico per i palestinesi, ribadendo il ruolo attivo dell’Italia nel processo di stabilizzazione della regione.

Nel contesto europeo, Emmanuel Macron ha convocato una riunione a Parigi con i ministri degli Esteri europei e arabi per discutere il ritiro graduale delle forze israeliane da Gaza e il disarmo di Hamas. Tuttavia, rappresentanti israeliani e americani non hanno partecipato al vertice. Macron ha sottolineato l’importanza di lavorare a stretto contatto con gli Stati Uniti, riconoscendo gli sforzi di Trump e degli altri mediatori. La conferenza ha visto la partecipazione di leader arabi chiave, tra cui il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, e i rappresentanti di Egitto e Turchia.

Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha annullato la sua partecipazione all’ultimo minuto, mentre il ministro israeliano Gideon Saar ha criticato l’incontro, definendolo “inutile e dannosa” e accusando Macron di aver organizzato l’iniziativa “alle spalle di Israele”. Nonostante ciò, il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha assicurato che “il coordinamento con Washington resta stretto”.

Durante la riunione, si è discusso della proposta di creare una forza internazionale di stabilizzazione sotto l’egida delle Nazioni Unite, che dovrebbe sostituire progressivamente le forze israeliane e accompagnare il disarmo di Hamas. Tajani ha confermato che l’Italia è pronta a contribuire con proprie forze a questa iniziativa. La Francia, dal canto suo, punta a fornire formazione e finanziamenti per addestrare le forze di sicurezza palestinesi, stimando che saranno necessari almeno diecimila uomini dell’Autorità Palestinese per garantire la sicurezza della Striscia.

Kaja Kallas, Alta rappresentante dell’Unione Europea, ha evidenziato l’importanza della prima fase dell’accordo come passo cruciale verso la pace, ma ha insistito sulla necessità di pianificare il futuro. Ha proposto di utilizzare le missioni europee già attive a Rafah e in Cisgiordania per supportare la futura forza di stabilizzazione, affermando: “L’Ue è pronta a fare la sua parte”.

Macron ha chiesto alle Nazioni Unite di definire un quadro giuridico che consenta ad altri Paesi di unirsi alla missione di stabilizzazione, sottolineando nel contempo le sue preoccupazioni per le azioni di Israele, in particolare l’accelerazione della colonizzazione in Cisgiordania, che ha descritto come una “minaccia esistenziale per uno Stato di Palestina”.



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