La Global Sumud Flotilla, composta da 46 imbarcazioni, è attualmente in navigazione verso Gaza, con a bordo attivisti e parlamentari, tra cui Arturo Scotto e Annalisa Corrado, entrambi del Partito Democratico. Tuttavia, dopo giorni di dichiarazioni di sostegno all’iniziativa, il PD sembra compiere un passo indietro. I parlamentari hanno annunciato che non intendono forzare i blocchi israeliani e che si fermeranno al primo avviso delle forze armate di Israele.
Scotto ha chiarito: “Non vogliamo forzare blocchi ma portare aiuti, chi è nell’illegalità è Israele quando attacca in acque internazionali. Ma all’alt di Israele ci fermeremo.” Ha aggiunto che la missione è pacifica e non violenta, sottolineando che il blocco imposto da Israele è illegale e chiedendo al governo italiano di intervenire per la sua rimozione. Contrariamente, altri membri della flottiglia, come Tan Safi, portavoce della Freedom Flotilla Coalition, hanno affermato che lo scopo principale non è solo portare aiuti, ma anche rompere il blocco che limita i diritti dei palestinesi.
La missione ha suscitato interrogativi sulla consapevolezza del Partito Democratico riguardo ai rischi associati. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha invitato a evitare iniziative rischiose, data la storia di conflitti in mare, che ha visto in passato incidenti gravi, come l’abbordaggio di una nave umanitaria nel 2010, che portò alla morte di nove attivisti.
Mentre la flottiglia si avvicina alla zona di blocco navale israeliano, Tel Aviv sta organizzando una risposta. Emily Damari, ex ostaggio di Gaza, e l’influencer Natalie Dadon stanno coordinando una flotta di imbarcazioni locali per ostacolare l’arrivo delle navi umanitarie. Damari, liberata dopo 471 giorni di prigionia, ha creato una rete di sostenitori per sensibilizzare sulla sicurezza di Israele e sulla liberazione di prigionieri.
Le autorità italiane, tra cui il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, hanno espresso preoccupazione per la missione. Tajani ha sottolineato l’importanza di garantire la sicurezza degli italiani coinvolti e ha chiarito che la Marina militare italiana non forzerà il blocco israeliano. Crosetto ha dichiarato: “Siamo preoccupati, visto anche l’incidente avvenuto anni fa in quella zona, in cui sono morti dieci turchi.” Ha aggiunto che il suo auspicio è che gli attivisti vengano solo arrestati, evitando conseguenze letali.
La Marina italiana, che sta monitorando la missione con la nave Alpino, ha comunicato che si fermerà tra le cento e le centoventi miglia nautiche dalla Striscia di Gaza e inviterà la flottiglia a non proseguire oltre se non vogliono affrontare rischi. Tuttavia, Annalisa Corrado ha già dichiarato che il gruppo intende continuare la navigazione: “Proseguiremo nonostante l’alert della Marina militare italiana e, fin quando saremo in acque internazionali, non ci saranno segnali di stop da parte di altre nazioni come Israele andiamo avanti.”
La missione della flottiglia ha suscitato un acceso dibattito sulla legittimità delle azioni intraprese e sulla loro efficacia nel portare aiuti umanitari a Gaza. Mentre alcuni vedono la missione come un atto di solidarietà e resistenza contro l’occupazione, altri temono che possa degenerare in un conflitto aperto, mettendo in pericolo la vita degli attivisti e delle persone a bordo.



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