Un episodio di molestie verbali da parte di un agente della polizia locale di Roma è stato denunciato da due donne, Giorgia e Flavia Restivo, che hanno raccontato esperienze simili. Il vigile avrebbe utilizzato il proprio ruolo per fare avances inappropriate, proponendo scambi di numeri telefonici in cambio dell’annullamento di multe e inviando messaggi insistenti sui social e su WhatsApp.
Flavia Restivo, attivista, ha raccontato di essere stata vittima di catcalling mentre passeggiava per le strade della capitale. Dopo aver condiviso la sua esperienza sui social, è stata contattata da Giorgia, che ha riconosciuto lo stesso agente come responsabile di un episodio accaduto a lei lo scorso settembre. “Ho visto la sua denuncia sui social, così l’ho contattata. L’ho riconosciuto subito”, ha dichiarato Giorgia a Fanpage.it.
La vicenda di Giorgia risale al 12 settembre, quando si trovava nei pressi di piazza Mazzini a Roma. “Avevo parcheggiato male l’auto e mi ero allontanata per pochi minuti per parlare con un’amica al bar. Quando ho visto i vigili, sono corsa per spostare la macchina”, ha raccontato. In quel momento, l’agente si sarebbe rivolto a lei in modo inaspettato: “All’inizio era maldisposto, mi ha detto che non potevo parcheggiare così. Mi sono scusata e ho ammesso l’errore. Poi mi ha detto: ‘Se mi dai il tuo numero, ti risparmio la multa’.”
Sorpresa dalla proposta, Giorgia ha deciso di fornire il numero, pensando che avrebbe potuto bloccarlo successivamente. Tuttavia, l’agente ha iniziato a contattarla ripetutamente. “Mi ha scritto il giorno dopo, presentandosi come il vigile di piazza Mazzini. All’inizio l’ho ringraziato per non avermi fatto la multa, ma poi ha iniziato a scrivermi ogni giorno, chiedendomi quando ci saremmo visti”, ha spiegato.
La situazione è rapidamente degenerata, con messaggi sempre più insistenti da parte del vigile. “Mi chiedeva continuamente di uscire, di andare a fare un aperitivo o un apericena. Io cercavo di rispondere il meno possibile, spesso con monosillabi, ma alla fine mi sono stancata e l’ho bloccato verso fine mese”, ha detto Giorgia.
Nonostante il blocco su WhatsApp, l’agente aveva già inviato numerosi messaggi, alcuni dei quali si auto-eliminavano dopo poche ore. “Ho fatto degli screenshot delle chat prima di bloccarlo. Per fortuna non l’ho più rivisto”, ha aggiunto. Tuttavia, la paura di possibili ritorsioni non l’ha abbandonata: “Aveva tutti i miei dati e quelli della mia auto. Ho temuto che potesse farmi una multa retroattiva.”
Il caso è tornato alla ribalta dopo la denuncia pubblica di Flavia Restivo, che ha spinto il Comando della Polizia Locale di Roma Capitale a invitare le vittime a sporgere denuncia formale. “Siamo a disposizione: è nostra ferma volontà non soltanto chiarire l’accaduto ma anche contrastare comportamenti inammissibili, nonché disonorevoli per il Corpo”, hanno dichiarato le autorità in una nota ufficiale.
Ad oggi, Giorgia non sa se altre donne abbiano vissuto esperienze simili con lo stesso agente. “Non riesco a capire perché lo faccia. È un comportamento inaccettabile”, ha concluso.
Le vicende di Giorgia e Flavia Restivo sollevano interrogativi sull’abuso di potere e sull’importanza di denunciare comportamenti inappropriati da parte delle forze dell’ordine. La speranza è che le autorità competenti facciano luce su questi episodi e adottino misure adeguate per prevenire simili situazioni in futuro.
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