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Morgan contro Mengoni: “L’ho lanciato io, ma il sistema lo ha reso ingrato”



Nella prima puntata di Ciao Maschio, trasmessa su Rai1, Morgan ha rivelato le sue frustrazioni accumulate nel corso degli anni, lanciando pesanti accuse contro l’industria musicale italiana. Intervistato da Nunzia De Girolamo, il cantautore milanese ha affermato con decisione: “Marco Mengoni esiste perché l’ho scoperto io, non l’ha mai detto nessuno e non lo dicono”. Questa dichiarazione ha scosso le fondamenta della musica italiana, ponendo l’accento su un tema di riconoscimento e merito all’interno del settore.



Morgan ha continuato a spiegare che, senza il suo intervento, Mengoni non sarebbe mai diventato l’artista di successo che è oggi. “Era un ragazzino su cui nessuno avrebbe investito e io invece l’ho capito”, ha aggiunto, sottolineando il suo ruolo di talent scout per altri artisti, tra cui Noemi e Michele Bravi. Nonostante il suo contributo, Morgan si è lamentato di non ricevere il riconoscimento che meriterebbe. La situazione si è fatta ancora più amara quando Nunzia De Girolamo gli ha chiesto se Mengoni avesse mostrato gratitudine nei suoi confronti. La risposta di Morgan è stata secca: “Per niente”. Ha poi chiarito che il sistema musicale non è riconoscente, e ha voluto scagionare Mengoni, affermando che “lui poverino non può esserlo, perché è attorniato da gente che rema contro”.

Il cantautore ha espresso il suo dolore per essere stato marginalizzato dal sistema, nonostante i suoi successi. “Io sono marginalizzato da tutto il sistema, nonostante i successi che ho avuto”, ha dichiarato, evidenziando la sua frustrazione. Ha raccontato di un documentario per cui ha composto le musiche, il quale ha ottenuto riconoscimenti internazionali, vincendo 47 festival in tutto il mondo, ma di cui nessuno ha parlato in Italia. “Ha vinto 47 festival in tutto il mondo, è arrivato al primo posto a Los Angeles, Toronto, Londra, ovunque, non ne ha parlato nessuno”.

Non si è fermato qui, Morgan ha anche criticato Lorenzo Jovanotti, esprimendo il desiderio di rivedere l’artista impegnato in progetti musicali di maggiore spessore. “Se potessi rinascere vorrei essere Jovanotti per fargli fare cose migliori” ha affermato, evidenziando la sua convinzione che Jovanotti possa sfruttare la sua popolarità per promuovere musica più intelligente. Ha descritto Jovanotti come una persona astuta, capace di adattarsi ai cambiamenti del panorama musicale: “Lui è furbo, si schiera e non si schiera. È molto furbo, cavalca tutte le epoche. Si trasforma”.

Queste dichiarazioni di Morgan non solo mettono in luce il suo malcontento nei confronti dell’industria musicale, ma anche il suo desiderio di essere riconosciuto per il suo contributo. La sua frustrazione sembra derivare da un senso di ingiustizia, poiché molti artisti che ha scoperto e supportato non sembrano rendersi conto del valore del suo operato.

In un contesto musicale in continua evoluzione, le parole di Morgan pongono interrogativi sulla riconoscenza e sul valore attribuito ai talent scout e ai mentori nel settore. La sua critica al sistema, così come alle dinamiche tra artisti e industria, offre uno spaccato interessante e complesso della realtà musicale italiana.

L’intervista ha rivelato un Morgan vulnerabile, ma determinato a far sentire la sua voce, denunciando una situazione che percepisce come ingiusta. Con il suo stile diretto e senza filtri, ha aperto un dibattito su temi cruciali come il riconoscimento del talento e il ruolo delle istituzioni musicali nel sostenere gli artisti.



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