Il 19 giugno, durante la visita all’ospedale di Beersheba colpito da un missile proveniente dall’Iran, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso parole inusuali, evidenziando come il conflitto stia influendo persino sulla sfera privata della sua famiglia. “Tutti gli israeliani stanno pagando un prezzo personale”, ha dichiarato, citando in particolare il figlio Avner, che per la seconda volta ha dovuto annullare il proprio matrimonio a causa del rischio legato ai lanci missilistici .
Il premier ha inoltre aggiunto: “Ognuno di noi sostiene un costo personale, e la mia famiglia non è rimasta indifferente. È la seconda volta che mio figlio Avner annulla il suo matrimonio, a causa della minaccia di lanci missilistici, certamente un prezzo personale pesante pagato da lui, dalla sua fidanzata e dalla nostra famiglia. Devo dire che la mia cara moglie è un’eroina, e anche lei paga un prezzo personale.”
Correlando la situazione a quella del popolo britannico durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, Netanyahu ha affermato: “Ci ricorda davvero il popolo britannico durante il Blitz, stiamo vivendo un blitz” .
Tuttavia, le sue parole hanno provocato una forte reazione politica e sociale. In Israele, molte opinioni pubbliche e opposizioni hanno definito il discorso fuori luogo in un momento in cui continuano i bilanci tragici delle vittime civili. La critica interna lo ha accusato di atteggiamenti narcisistici e di una certa distanza emotiva dalla sofferenza collettiva .
Il tema ha suscitato scalpore anche in Italia. L’ex premier e leader del M5s Giuseppe Conte, intervenendo sulla manifestazione contro il riarmo a Roma, ha commentato su Facebook: “Un giorno qualcuno nel nostro Governo dovrà rendere conto del perché abbiamo macchiato i nostri valori e il nostro tricolore per coprire un criminale che ha sterminato 60mila palestinesi, oltre 16 mila bambini e ora ci racconta il suo dramma familiare per un matrimonio rinviato” .
Il rinvio delle nozze non riguarda solo un evento personale, ma è emblematico del clima di emergenza che pesa su larga scala: la cerimonia era già stata rimandata a novembre e di nuovo il 17 giugno a causa dell’allerta missilistica .
Nel mentre, il conflitto tra Israele e Iran si prepara a una nuova escalation: l’obiettivo dichiarato di Netanyahu resta quello di frenare il programma nucleare iraniano, dichiarando anche che gli Stati Uniti, pur non essendo direttamente impegnati, contribuiscono difendendo lo spazio israeliano aereo .
La dinamica rivela un messaggio politico intenso: il premier ha inteso trasmettere a livello internazionale e interno che la guerra ha un impatto su tutti, inclusa la famiglia del leader. Tuttavia, la mossa si è trasformata in un boomerang mediatico, innescando reazioni di contrarietà nei confronti di una narrazione che sembra privilegiare il “dramma personale” a discapito delle vittime del conflitto.
Giuseppe Conte, durante la manifestazione a Roma, ha sollevato un tema simbolico: contesta la posizione del governo italiano attuale, tacciato di aver sostenuto un leader accusato di crimini, pur portando sé stesso e la famiglia come immagine di sacrificio personale .
Nel contesto politico-religioso internazionale, questo episodio aggiunge tensione al legame tra le due nazioni europee, mettendo in luce le pressioni subite in contesti logistici (matrimoni) e diplomatici (sostegno Italia‑Israele).
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