La Francia ha recentemente approvato una legge che ridefinisce il concetto di stupro, introducendo l’idea che il consenso esplicito sia fondamentale prima di qualsiasi atto sessuale. Questa riforma legislativa segna un cambiamento significativo nel panorama giuridico francese, poiché stabilisce che l’assenza di un “no” non deve essere interpretata come un “sì”. La nuova normativa richiede che il consenso sia “libero e informato, specifico, preventivo e revocabile”, ponendo così l’accento sulla necessità di un permesso chiaro e diretto prima di intraprendere qualsiasi attività sessuale.
L’Assemblea nazionale, la camera bassa del Parlamento francese, ha dato il via libera al testo della legge il 23 ottobre, approvando la proposta con 155 voti favorevoli e 31 contrari. Le deputate Marie-Charlotte Garin dei Verdi e Véronique Riotton di Renaissance sono state le promotrici di questa iniziativa legislativa. Finora, le opposizioni sono emerse principalmente dal Rassemblement National di Marine Le Pen, mentre il voto finale al Senato, previsto per il 29 ottobre, appare come una formalità.
Questa legge è stata formulata in risposta a eventi tragici che hanno suscitato indignazione sia in Francia che a livello internazionale, in particolare il caso di Gisèle Pelicot, una donna che ha subito abusi per anni da parte di uomini che l’hanno drogata. Il processo che ne è derivato ha catalizzato l’attenzione pubblica sul tema del consenso e sulla questione della “sottomissione chimica”, evidenziando come la vittima possa trovarsi nell’impossibilità di opporre resistenza a causa di sostanze somministrate senza il suo consenso.
Il principio fondamentale che guida la nuova legge è chiaro: l’assenza di un “no” non equivale a un “sì”. Tuttavia, la sua applicazione pratica e la definizione legale hanno sollevato interrogativi e difficoltà, portando a una revisione del testo originale. La commissione bicamerale ha lavorato per chiarire la terminologia utilizzata, con un dibattito che ha visto contrapposte le posizioni dei deputati e dei senatori. Alla fine, si è optato per l’uso della parola “circostanze” al plurale, raggiungendo così un accordo ampio tra le diverse forze politiche.
Marie-Charlotte Garin, relatrice del progetto, ha espresso speranza che la legge possa aiutare le vittime a riacquistare fiducia nel sistema giudiziario, sottolineando: “Quando non è no, non vuol dire che sia sì”. Ha aggiunto che “quando è sì, deve essere un vero sì”, affermando che “cedere non sarà mai più acconsentire”. Anche Aurore Bergé, ministra delle pari opportunità, ha commentato l’importanza di questa legge come un passo decisivo verso una “cultura del consenso”, in contrasto con la “cultura dello stupro”.
Il caso di Gisèle Pelicot ha avuto un impatto profondo sulla società francese, portando a una riflessione critica sul modo in cui la legge definisce la violenza sessuale. In Francia, così come in altri paesi, la definizione di stupro si basava tradizionalmente sulla violenza fisica o sull’abuso di autorità, senza menzionare esplicitamente il consenso. La nuova legge mira a colmare questa lacuna, in linea con la Convenzione di Istanbul, che richiede ai paesi firmatari di definire il reato di violenza di genere basandosi sul consenso.
Altri paesi europei, come Spagna, Germania e Regno Unito, hanno già adottato approcci simili, spostando l’attenzione sulla necessità di un consenso chiaro e inequivocabile. La Francia, ora, sta aggiornando l’articolo 222-22 del suo codice penale, integrando la definizione di aggressione sessuale per includere qualsiasi atto non consensuale, mantenendo però le condizioni già esistenti relative a violenza, coercizione, minaccia o sorpresa.
Il consenso deve essere considerato all’interno delle “circostanze” specifiche di ogni situazione, e non può essere dedotto semplicemente dal silenzio o dalla mancanza di reazione della vittima. Tuttavia, alcuni critici avvertono che questa nuova normativa potrebbe portare a una burocratizzazione delle dinamiche sessuali, trasformando l’interazione umana in un processo simile a un contratto scritto.



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