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Omicidio stradale a Milano, il caso di Cecilia De Astis: perché i quattro ragazzini fermati non andranno a processo



Il tragico incidente avvenuto l’11 agosto in via Saponaro, nel quartiere Gratosoglio di Milano, ha causato la morte di Cecilia De Astis, travolta da un’auto guidata da un ragazzino di soli 13 anni. A bordo del veicolo, una Citroen DS4 risultata rubata, si trovavano altri tre minori, di età compresa tra gli 11 e i 12 anni. Gli agenti della polizia locale hanno identificato il gruppo nel giro di 24 ore, localizzandoli in un accampamento rom situato in via Selvanesco.



La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio stradale aggravato e furto, ma i quattro giovani non saranno sottoposti a processo. Il magistrato della Corte d’Appello di Roma, Valerio de Gioia, ha chiarito a Fanpage.it che, essendo tutti sotto i 14 anni, la legge italiana li considera non imputabili. Questo principio si applica indipendentemente dalla gravità del reato o dalla maturità del minore coinvolto.

“Prima del compimento del quattordicesimo anno di età non si è imputabili per qualsiasi tipo di reato a prescindere dalla sua gravità e dalla maturità eventualmente raggiunta dal minore,” ha spiegato il magistrato.

L’auto coinvolta nell’incidente era stata rubata a un turista francese, aggiungendo ulteriori elementi di complessità al caso. Tuttavia, il focus principale delle autorità si concentra sui minori e sulle condizioni familiari in cui vivono. Secondo quanto dichiarato da Valerio de Gioia, il Tribunale per i Minorenni avrà il compito di verificare se l’ambiente familiare è adeguato per garantire una crescita sana e sicura ai ragazzi.

“Il Tribunale per i Minorenni dovrà accertare se l’ambiente familiare in cui vivono questi minori sia idoneo alla loro crescita psicofisica. Quando il minore si trova in una situazione che possa compromettere la sua crescita, l’autorità giudiziaria può addirittura disporre il loro affidamento ai servizi sociali, così da metterli nelle condizioni di poter avere il supporto psicologico ed educativo che non trovano nella famiglia,” ha aggiunto.

Nonostante i minori non possano essere perseguiti penalmente, le famiglie potrebbero essere chiamate a rispondere delle azioni dei figli. Sebbene la responsabilità penale sia personale e non ricada direttamente sui genitori, potrebbero emergere responsabilità civili in relazione alla supervisione e alla custodia dei figli. Inoltre, se si dimostrasse un contributo diretto dei genitori alle azioni dei ragazzi, potrebbero sorgere ulteriori implicazioni legali.

L’incidente ha sollevato interrogativi sulla sicurezza e sull’educazione dei giovani coinvolti. La dinamica dell’accaduto, con un tredicenne alla guida di un veicolo rubato e l’omissione di soccorso dopo aver travolto una persona, evidenzia una situazione di grave disagio sociale e familiare. Le autorità stanno valutando misure che possano garantire un intervento adeguato per prevenire futuri episodi simili.

La vicenda ha scosso profondamente la comunità locale e sollevato dibattiti sull’importanza di interventi tempestivi per minori che vivono in contesti problematici. L’affidamento ai servizi sociali potrebbe rappresentare una soluzione per offrire ai ragazzi un percorso educativo e psicologico più stabile.

La morte di Cecilia De Astis rimane al centro dell’indagine, ma la giustizia dovrà ora concentrarsi su come evitare che situazioni simili si ripetano. Il caso evidenzia non solo lacune nella supervisione familiare ma anche la necessità di un intervento strutturale per tutelare i minori a rischio.



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