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Omicidio Venier, parla la madre: “Me lo chiedeva da mesi”. L’agonia è durata sei ore



Un crimine sconvolgente ha avuto luogo a Gemona del Friuli, dove Alessandro Venier è stato ucciso e smembrato. La madre, Lorena Venier, ha confessato, rivelando dettagli inquietanti sull’agonia durata sei ore e sul coinvolgimento della compagna del figlio, Mailyn Castro Monsaldo.



Un nuovo tassello si aggiunge alla tragica vicenda dell’omicidio di Alessandro Venier, il 35enne trovato senza vita e smembrato a Gemona del Friuli. La madre, Lorena Venier, 62 anni, ha ammesso di aver partecipato al crimine insieme alla compagna del figlio, Mailyn Castro Monsaldo, 30 anni, rivelando particolari che gettano luce su quanto accaduto.

Secondo quanto dichiarato dalla donna agli investigatori, il piano sarebbe iniziato nel pomeriggio, intorno alle 17:30, quando la vittima è stata stordita con un sonnifero. Tuttavia, la situazione si è protratta ben oltre le previsioni iniziali. “È morto solo verso le 23, perché non riuscivamo a finirlo”, ha detto Lorena Venier durante la confessione. La madre ha spiegato che il figlio, nonostante fosse indebolito dall’effetto del farmaco e dell’insulina somministrata successivamente, continuava a reagire.

I tentativi di porre fine alla vita di Alessandro Venier si sono rivelati più difficili del previsto. “Abbiamo provato a soffocarlo con un cuscino, ma Alessandro continuava a reagire, anche se era privo di forze. Abbiamo tentato anche a mani nude, ma niente. Mailyn allora lo ha strangolato coi lacci degli scarponi”, ha aggiunto la donna.

L’omicidio ha preso una piega ancora più macabra quando il corpo della vittima non è riuscito a essere collocato nel bidone predisposto per la decomposizione. A quel punto, Lorena Venier ha deciso di sezionarlo. “Il piano non prevedeva di sezionarlo: l’ho fatto, da sola, quando abbiamo capito che il corpo non ci stava nel bidone in cui avrebbe dovuto decomporsi, in attesa di spargere i resti in montagna”, ha dichiarato la donna. Con l’aiuto di un seghetto, il corpo è stato diviso in tre parti. Successivamente, Mailyn Castro Monsaldo ha trasportato i resti nell’autorimessa e li ha coperti di calce.

Le motivazioni dietro questo gesto atroce sembrano essere radicate in un contesto di violenza domestica e tensioni familiari. Secondo quanto riferito da Lorena Venier, la compagna del figlio, Mailyn Castro Monsaldo, avrebbe subito per mesi maltrattamenti fisici e psicologici da parte della vittima. “Mailyn mi chiedeva di uccidere mio figlio Alessandro da mesi, fin dal giorno della nascita della loro bambina, a gennaio”, ha raccontato la donna agli inquirenti. La giovane madre sarebbe stata vittima di episodi di violenza e minacce di morte. “Mailyn veniva picchiata con violenza, insultata e più volte minacciata di morte: mio figlio minimizzava la sua depressione post partum”, ha aggiunto.

La tensione familiare sembra aver raggiunto il culmine quando Lorena Venier ha deciso di denunciare il figlio per le violenze subite dalla nuora. “Quando ho deciso di denunciarlo, mi ha tirato un pugno alla schiena”, ha dichiarato la donna. In uno degli episodi di violenza domestica riportati dalla madre, Alessandro Venier avrebbe minacciato la compagna con parole inquietanti: “Ti porto in Colombia e ti annego nel fiume, tanto laggiù non ti cerca nessuno”.

Nel frattempo, gli sviluppi giudiziari continuano a procedere. Nelle ultime ore è stato disposto l’incarico per l’autopsia sulla salma della vittima. La procuratrice aggiunta di Udine, Claudia Danelon, ha spiegato che l’esame autoptico sarà particolarmente complesso a causa delle condizioni in cui è stato ritrovato il corpo. “In considerazione della situazione particolare in cui è stata rinvenuta la salma, è possibile che il consulente incaricato si avvalga, a propria volta, di altri specialisti che lo affiancheranno per accertare ogni dettaglio di ciò che è accaduto”, ha dichiarato.



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