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Pace in Ucraina, i burocrati di Bruxelles tentano la mossa disperata: ostacolare il piano di Trump



All’inizio del Consiglio Affari Esteri dell’Unione Europea, l’Alta rappresentante Kaja Kallas ha chiarito che non c’è stata alcuna partecipazione da parte dell’Europa nella stesura del piano di pace per l’Ucraina, composto da 28 punti e attualmente discusso tra Washington e Mosca. Rispondendo a una domanda diretta riguardo alla presenza di funzionari dell’Ue nel processo, Kallas ha affermato: “Non che io sappia”. Ha sottolineato l’importanza che qualsiasi iniziativa volta a fermare la guerra debba essere condivisa non solo dagli ucraini, ma anche dagli Stati europei. Inoltre, ha dichiarato che il conflitto potrebbe terminare rapidamente se il Cremlino decidesse di cambiare il proprio comportamento: “Putin potrebbe porre fine a questa guerra immediatamente se solo smettesse di bombardare i civili e di uccidere le persone. Ma non abbiamo visto alcuna concessione da parte russa”.



Kallas ha accolto gli sforzi diplomatici in corso, avvertendo che “la pace deve essere giusta e duratura” e che, per raggiungere questo obiettivo, deve essere accettata dalle parti che ne subiranno le conseguenze. Queste affermazioni sono state corroborate da altri rappresentanti europei, tra cui il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, che ha affermato che l’obiettivo rimane una soluzione che prevenga future aggressioni. Barrot ha dichiarato: “Vogliamo una pace giusta e duratura, per prevenire una nuova aggressione da parte della Russia”. Ha anche evidenziato che il sostegno a Kyiv continuerà, sia attraverso un piano di finanziamento basato su prestiti di riparazione sia con la cooperazione militare.

Barrot ha escluso che un accordo possa essere interpretato come una resa: “La pace non può significare però la capitolazione: gli ucraini, che lottano eroicamente da tre anni, rifiuteranno ogni tipo di capitolazione”. Secondo lui, un approccio realistico dovrebbe iniziare con una tregua lungo la linea del fronte, per poi affrontare i negoziati territoriali, sottolineando che “l’unico che rifiuta è Putin”.

Anche il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha espresso la necessità di un coinvolgimento completo dell’Ue nelle discussioni tra Stati Uniti e Russia. Sottolineando il ruolo dell’Europa nel supporto a Kyiv, ha affermato: “Noi guidiamo gli sforzi di pace, ma l’Europa è il principale partner, il principale sostenitore dell’Ucraina. Ed è naturalmente la sicurezza dell’Europa a essere in gioco. Quindi ci aspettiamo di essere consultati”. Sikorski ha anche auspicato che eventuali limitazioni non ricadano sulla parte aggredita: “spero che non sia la vittima a vedersi imporre restrizioni sulla sua capacità di difendersi, ma che sia l’aggressore a vedere limitato il suo potenziale aggressivo”.

Riguardo a un possibile coinvolgimento europeo nella redazione del piano in 28 punti, anche Sikorski ha risposto: “non che io sappia”. Dall’altra parte dell’Atlantico, il segretario di Stato Marco Rubio ha commentato su X che la fine del conflitto richiederà compromessi da entrambe le parti: “entrambe le parti accettino concessioni difficili ma necessarie”. Ha spiegato che un cessate il fuoco sostenibile deve derivare da “un ampio scambio di idee serie e realistiche” e da proposte elaborate con il contributo di entrambe le parti coinvolte.



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