Il dibattito sul referendum riguardante la giustizia, previsto tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, sta sollevando interrogativi nel Partito Democratico e nel centrosinistra. La segretaria Elly Schlein è consapevole delle sfide che si profilano all’orizzonte e ha convocato i parlamentari per discutere la strategia da adottare. In un contesto in cui il 33% degli italiani si dichiara favorevole alla riforma, un numero equivalente è contrario, mentre il resto degli elettori è indeciso, il rischio di una sconfitta al referendum potrebbe avere ripercussioni anche sulle elezioni politiche dell’anno successivo.
Durante un incontro nella sala Koch di Palazzo Madama, Schlein ha evidenziato l’importanza di mobilitare l’elettorato, affermando: “Vince chi sarà più bravo a mobilitare il suo elettorato”. La leader del PD è determinata a coinvolgere i membri del partito nelle decisioni, pur mantenendo il controllo sulle strategie. Si discute dell’“effetto Garlasco”, un riferimento a come la mobilitazione degli elettori possa influenzare l’esito del referendum.
Un aspetto cruciale del dibattito è la popolarità dei magistrati tra i cittadini. Schlein ha messo in discussione questa premessa, ricordando che figure come il pubblico ministero Antonio Di Pietro, noto per il suo passato di grande visibilità, ha già espresso il suo sostegno al referendum. La segretaria ha dichiarato: “Noi non siamo il partito dei pm ma il partito che ne rispetta l’indipendenza”, chiarendo così la posizione del PD.
Inoltre, Schlein ha fatto riferimento a un recente sondaggio che mostra come il 33% degli italiani approvi la riforma, ma altrettanti si oppongano. Questo scenario offre margini di manovra per convincere gli indecisi. Inizialmente, la segretaria aveva pensato di lanciare un allarme sulla “democrazia in pericolo”, ma le reazioni ricevute durante il Congresso del PSE ad Amsterdam l’hanno portata a un approccio più cauto. “Dobbiamo fare questa battaglia con parole misurate e moderate”, ha affermato, cercando di mantenere un tono equilibrato.
Schlein ha chiarito che il PD non intende politicizzare il referendum, lasciando intendere che saranno gli avversari a farlo. “Non saremo noi a politicizzare o personalizzare il referendum, lo faranno loro”, ha dichiarato. Nonostante ciò, nel partito ci sono timori che il confronto possa in realtà trasformarsi in un duello diretto tra Schlein e la premier Giorgia Meloni. Un deputato riformista ha commentato: “Ma Meloni non ci farà questo piacere, non commetterà l’errore di Renzi”.
Nel corso della riunione, Schlein ha delineato due punti chiave su cui intende insistere. Il primo riguarda l’idea che il referendum sia una “trappola per non parlare d’altro, cioè delle condizioni degli italiani”. Il secondo punto evidenzia le parole del ministro Carlo Nordio, che ha ammesso che la riforma non apporterà miglioramenti significativi nella vita dei cittadini, servendo principalmente gli interessi di un governo che desidera essere “sopra la legge”.
Le discussioni in aula hanno visto un ampio intervento da parte dei partecipanti, ma non sono state prese decisioni definitive. Gli esperti si sono concentrati sui dettagli tecnici, mentre altri hanno discusso le strategie comunicative. Gianni Cuperlo ha proposto la “strategia del carciofo”, suggerendo di affrontare diversi temi in base al pubblico presente, un’idea che ha trovato consenso tra i membri del partito. Francesco Boccia, che ha aperto l’assemblea, ha accusato il governo di voler trasformare il premier in un “capo di Stato”.
All’interno del PD ci sono anche esponenti che si dichiarano favorevoli alla riforma. I nomi di coloro che hanno annunciato il loro sostegno includono Goffredo Bettini, Vincenzo De Luca, Stefano Ceccanti, Giorgio Tonini, Enrico Morando e Claudia Mancina. Questi sviluppi indicano che il dibattito interno al partito è vivace e complesso, con opinioni divergenti su come affrontare il referendum e le sue potenziali implicazioni politiche. La posta in gioco è alta e il risultato del referendum potrebbe avere conseguenze significative per il futuro del PD e della politica italiana.



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