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Per gli italiani la pensione a 60 anni diventa irraggiungibile: dal 2026 ritorno ai criteri della legge Fornero



Il governo guidato da Giorgia Meloni ha preso una decisione significativa riguardo alla riforma pensionistica, eliminando definitivamente le principali modalità di uscita anticipata che erano state introdotte negli anni precedenti. Queste normative avevano consentito a molti lavoratori di andare in pensione prima rispetto ai requisiti standard stabiliti dalla legge Fornero. Tra le disposizioni abolite, spicca Quota 103, che non sarà più rinnovata nella nuova Manovra di bilancio. Pertanto, a partire dal 2026, non sarà più possibile andare in pensione con 62 anni di età e 41 anni di contributi.



In assenza di proroghe, rimarranno disponibili solo le uscite ordinarie, rappresentate dalla pensione di vecchiaia e dalla pensione anticipata ordinaria. Le modifiche apportate dal governo hanno suscitato preoccupazione tra i lavoratori e i sindacati, che vedono in questo cambiamento una restrizione delle opportunità di pensionamento anticipato.

Nel disegno di legge di Bilancio per il 2026, Quota 103 viene quindi ufficialmente eliminata. Questa normativa era stata introdotta nel 2019 come Quota 100 e successivamente aggiornata negli anni successivi con modifiche come Quota 102 e Quota 103. Con l’abolizione di queste misure, l’età pensionabile tornerà a essere fissata a 67 anni, come previsto dalla legge Fornero. Questa scelta non solo ribadisce la validità della legge, ma prefigura anche un aumento graduale dei requisiti anagrafici a partire dal 2027.

La bozza della Legge di bilancio per il 2026 prevede anche una sterilizzazione parziale dell’aumento dell’età pensionabile per alcune categorie di lavoratori usuranti e per chi svolge lavoro notturno. Queste categorie, che includono operai edili, conducenti di mezzi pesanti, addetti all’assistenza di persone non autosufficienti, infermieri e operatori ecologici, non subiranno incrementi anagrafici almeno fino al 2028.

Per quanto riguarda le soluzioni di pensionamento anticipato disponibili nel 2026, le opzioni si sono notevolmente ridotte. La pensione di vecchiaia ordinaria richiederà un’età di 67 anni e almeno 20 anni di contributi. A partire dal 2027, l’età anagrafica salirà a 67 anni e 1 mese, per poi aumentare ulteriormente a 67 anni e 3 mesi nel 2028, in linea con l’adeguamento alla speranza di vita stabilito dalla Manovra.

La pensione anticipata ordinaria, prevista dalla legge Fornero, non ha un requisito anagrafico minimo, ma richiede un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne nel 2026. Nel 2027, i requisiti aumenteranno a 42 anni e 11 mesi per gli uomini e 41 anni e 11 mesi per le donne, fino a raggiungere rispettivamente 43 anni e 1 mese e 42 anni e 1 mese nel 2028. Questa opzione risulta particolarmente vantaggiosa per coloro che hanno iniziato a lavorare precocemente, consentendo loro di andare in pensione anche prima dei 60 anni in presenza di carriere contributive lunghe.

Un’altra misura che rimarrà in vigore è Quota 41, che consente ai lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno iniziato a versare contributi prima dei 19 anni, di andare in pensione con 41 anni di contributi. Tuttavia, l’accesso a questa misura è subordinato a specifiche condizioni, come l’appartenenza a categorie di lavori gravosi o usuranti, stato di disoccupazione, assistenza continuativa a un familiare con disabilità grave (caregiver) o invalidità civile pari o superiore al 74%.

L’unico strumento di pensionamento anticipato che sarà prorogato fino al 2026 è l’Ape Sociale. Questo non rappresenta una vera e propria pensione, ma un assegno-ponte erogato fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia. L’importo massimo mensile è di circa 1.500 euro lordi, distribuiti su 12 mensilità. Per accedere all’Ape Sociale nel 2026, è necessario avere almeno 63 anni e 5 mesi di età e soddisfare specifici requisiti contributivi, che variano in base alla condizione del richiedente: 30 anni di contributi per disoccupati, invalidi civili (almeno al 74%) o caregiver, e 36 anni di contributi per chi ha svolto attività gravose.

Secondo le stime, nel 2026 la platea potenziale per l’Ape Sociale potrebbe includere circa 24.000 persone, con una spesa prevista di 170 milioni di euro, destinata a crescere a 320 milioni nel 2027 e a 315 milioni nel 2028. La riforma pensionistica del governo Meloni segna un cambio di rotta significativo, limitando le possibilità di uscita anticipata e riportando l’attenzione sulle normative precedenti.



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