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Perché il governo Meloni deve garantire la protezione degli italiani a bordo della Flotilla



Nella notte scorsa, un episodio grave ha coinvolto la nave Alma, battente bandiera britannica, parte della missione civile Global Sumud Flotilla diretta verso Gaza. L’imbarcazione è stata attaccata da un drone privo di luci di segnalazione, che ha sganciato un ordigno incendiario mentre si trovava nelle acque territoriali tunisine, al largo di Sidi Bou Said, nei pressi di Tunisi. L’attacco ha provocato un incendio sul ponte superiore della nave, prontamente domato dall’equipaggio. Fortunatamente, nessuno tra i passeggeri o i membri dell’equipaggio è rimasto ferito.



L’episodio è stato confermato da Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori palestinesi occupati. La missione della flottiglia, composta da imbarcazioni civili, aveva l’obiettivo di rompere simbolicamente il blocco imposto alla Striscia di Gaza, portando attenzione internazionale sulla situazione umanitaria nella regione.

Fanpage.it ha discusso le implicazioni legali dell’attacco con Triestino Mariniello, professore di diritto penale internazionale alla John Moores University di Liverpool. L’esperto ha spiegato che episodi di questo tipo sollevano interrogativi importanti sul rispetto del diritto internazionale e sulle responsabilità degli Stati coinvolti.

“Gli attacchi a imbarcazioni civili nelle acque territoriali di un altro Stato rappresentano atti ostili e una violazione della sovranità di quel Paese,” ha affermato Mariniello. “Nel caso specifico, colpire una nave nelle acque tunisine costituisce un’aggressione contro la Tunisia stessa. Inoltre, attaccare una nave che batte bandiera straniera — come l’Alma sotto bandiera britannica — rappresenta un atto ostile anche nei confronti dello Stato di appartenenza della nave.”

Secondo il diritto internazionale, l’uso della forza contro navi straniere è consentito solo in circostanze molto specifiche. “Un attacco può essere giustificato solo se l’imbarcazione rappresenta una minaccia concreta per la sicurezza dello Stato che interviene,” ha precisato il professore. Tuttavia, nel caso della Global Sumud Flotilla, si tratta di barche umanitarie che non costituiscono alcun pericolo. Anche qualora fossero intercettate in acque internazionali, un attacco del genere sarebbe considerato illegittimo.

Un altro punto cruciale riguarda la destinazione delle imbarcazioni. Alcuni politici italiani, tra cui il vicepremier Matteo Salvini, hanno descritto la flottiglia come diretta verso Israele. Tuttavia, Mariniello ha chiarito che questa affermazione è priva di fondamento: “L’obiettivo dichiarato e documentato della missione è raggiungere Gaza, territorio palestinese. Solo la Palestina avrebbe giurisdizione per decidere se consentire o meno l’ingresso delle imbarcazioni nelle proprie acque territoriali. Israele non ha alcun titolo legale per impedirlo.”

L’attacco alla Alma non è un caso isolato. In passato, altre imbarcazioni dirette a Gaza hanno subito interventi simili, sollevando polemiche a livello internazionale. Questo episodio riaccende il dibattito sulla necessità di proteggere le navi civili che operano in missioni umanitarie. Gli Stati sotto la cui bandiera viaggiano queste imbarcazioni hanno l’obbligo legale di garantire la loro sicurezza. Come sottolineato da Mariniello, “La giurisdizione segue la bandiera dell’imbarcazione. Gli Stati devono proteggere le loro navi e i cittadini a bordo, sia in acque internazionali sia in quelle territoriali di altri Paesi.”

L’attacco alla Alma arriva in un momento di crescente tensione nella regione, con l’intensificazione delle operazioni militari israeliane a Gaza. La popolazione civile nella Striscia continua a subire le conseguenze di un conflitto senza tregua, mentre organizzazioni internazionali e attivisti cercano di portare aiuti e attenzione globale alla crisi umanitaria in corso.



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