Il dibattito sulla riforma della giustizia in Italia si infiamma, con la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che si schiera contro la proposta di separazione delle carriere dei magistrati. Questa posizione contrasta nettamente con l’eredità politica del nonno, Agostino Viviani, un ex senatore socialista e avvocato noto per le sue battaglie a favore dei diritti e delle garanzie nel sistema giudiziario. Viviani, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama, aveva presentato nel 1979 la legge sulla responsabilità civile dei magistrati e, poco prima dello scandalo di Mani Pulite, si era fatto promotore della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.
Le parole di Viviani, pronunciate nel 1996, risuonano ancora oggi: “Gli abusi che stanno facendo alcuni pubblici ministeri, che ormai si considerano intoccabili, sono tali che non è possibile concepire che poi quel magistrato vada a fare il giudice”. Queste affermazioni, lungi dall’essere datate, sembrano riflettere la situazione attuale del sistema giudiziario italiano. Sedici anni dopo la sua morte, le sue idee sono tornate alla ribalta in vista del referendum confermativo sulla riforma costituzionale previsto tra marzo e aprile del prossimo anno.
Tuttavia, Elly Schlein ha preso una posizione opposta. Durante un intervento a Palazzo Madama, ha dichiarato: “La riforma vuole indebolire l’indipendenza della magistratura perché sia più assoggettata al potere di chi governa. In pratica serve a dire che la legge non è uguale per tutti”. Queste parole sono state accolte favorevolmente dall’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), che ha visto nella proposta di riforma un tentativo di esercitare un controllo sul potere giudiziario. La tensione tra le posizioni di Schlein e quelle del nonno è palpabile, evidenziando un cambiamento significativo nelle opinioni politiche all’interno della famiglia.
Viviani aveva anche affrontato la questione della sua esclusione dalla ricandidatura, avvenuta in un contesto politico in cui la magistratura esercitava una notevole influenza. In un passaggio della sua carriera, egli affermò: “In Parlamento mi sono battuto per queste garanzie processuali, prima con i compagni comunisti, poi senza i compagni comunisti, contro i compagni comunisti”. Questa affermazione sottolinea la sua determinazione nel difendere i diritti e le libertà civili, anche in un clima di crescente pressione da parte della magistratura.
Nel 1987, Viviani ottenne una vittoria significativa quando partecipò al comitato promotore del referendum sulla responsabilità civile dei giudici, un’iniziativa che superò il quorum e portò a una maggioranza di voti favorevoli. Questo successo arrivò in un periodo segnato da eventi drammatici come il caso di Enzo Tortora, un noto conduttore televisivo ingiustamente accusato e arrestato. Viviani si unì ai Radicali, guidati da Marco Pannella, per combattere contro le ingiustizie e le violazioni dei diritti.
In quegli anni, Viviani scrisse: “Le vittime dell’ingiustizia sono sempre di più. C’è bisogno di ricordarlo? Ed è tutta colpa delle indagini preliminari. L’accusa ha una sua ipotesi, niente affatto dimostrata, e non sa fare altro che arrestare l’indagato e costringerlo a confessare”. Queste osservazioni evidenziano il suo impegno nel denunciare le problematiche del sistema giudiziario e la necessità di riforme che garantiscano equità e giustizia.
Oggi, Elly Schlein si distacca da questa eredità, affermando che la riforma attuale non mira a migliorare l’efficienza del sistema, ma piuttosto a garantire “le mani libere” a chi già detiene il potere. Le sue dichiarazioni sono state accolte con approvazione dall’Anm, che ha espresso preoccupazione per un possibile indebolimento dell’indipendenza della magistratura. Rocco Maruotto, segretario generale dell’Anm, ha commentato: “È quello che succede in tutti i paesi con la separazione delle carriere: una forma velata di controllo sul pubblico ministero che serve anche a controllare l’esercizio dell’azione penale”.
Nel frattempo, il movimento radicale ha trovato un nuovo slancio, con Irene Testa, tesoriera del Partito Radicale, che ha annunciato la creazione di un comitato per sostenere la riforma, intitolato a figure come Marco Pannella, Leonardo Sciascia ed Enzo Tortora. Testa ha affermato: “È una riforma che introduce delle garanzie, un traguardo raggiunto dopo decenni di impegno”, richiamando l’attenzione sull’importanza dell’eredità di Viviani nella lotta per i diritti civili.



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