Il clima politico in Italia continua a essere caratterizzato da tensioni tra il governo di Giorgia Meloni e la magistratura, in particolare con la Corte dei conti. Fonti autorevoli indicano che Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, ha vissuto con disagio gli attacchi del governo alla magistratura, sebbene non ci siano conferme ufficiali dal Colle. Negli ultimi giorni, si sono registrati contatti tra il Quirinale e Palazzo Chigi, segno di una crescente preoccupazione per la situazione.
Le recenti dichiarazioni della presidente del Consiglio, che ha riservato parole dure ai magistrati contabili in relazione a una delibera che ha congelato il progetto del ponte sullo Stretto, hanno suscitato un’ondata di critiche. In risposta a queste tensioni, Meloni ha deciso di adottare un approccio più cauto, cercando di evitare un confronto diretto e aspro con la magistratura.
Le motivazioni alla base di questo cambio di strategia sono molteplici e comprendono considerazioni politiche, timori tecnici e tattiche in vista di un possibile referendum. È evidente che la maggioranza sta cercando di rivedere la propria posizione, abbandonando il muro contro muro con i magistrati, almeno per il momento. Questa tregua, pur fragile, è stata accolta con favore da alcuni membri del governo, che riconoscono la necessità di un approccio più costruttivo.
Uno dei principali artefici di questa svolta è Alfredo Mantovano, un esponente di spicco del governo che ha sempre mantenuto un canale diretto con il Colle. Dopo aver criticato la decisione della Corte dei conti, ha avviato un processo di correzione della rotta, consapevole dei rischi politici che un’ulteriore escalation potrebbe comportare. La questione del ponte sullo Stretto è particolarmente delicata e potrebbe avere ripercussioni significative per il governo, sia a livello politico che legale.
Inoltre, la tensione con la magistratura potrebbe alimentare un dibattito acceso in vista del referendum sulla separazione delle carriere, previsto tra la fine di marzo e l’inizio di aprile del 2026. I leader della maggioranza sono consapevoli che una mobilitazione contro la riforma e a favore della magistratura potrebbe tradursi in un danno elettorale significativo per il governo di Meloni.
La riunione tra i membri del governo ha rivelato un dato interessante: il margine di voto tra i magistrati favorevoli e contrari alla bocciatura della delibera della Corte dei conti era estremamente ridotto, addirittura di un solo voto. Questo dettaglio suggerisce che il governo potrebbe cercare di costruire una soluzione condivisa, riducendo le tensioni e cercando di placare le critiche.
Tuttavia, la nuova strategia di Meloni non è priva di rischi. La giornata della riforma sulla separazione delle carriere potrebbe facilmente trasformarsi in un terreno di scontro politico, con il rischio di polarizzare ulteriormente l’opinione pubblica. La leader del governo sembra determinata a mantenere i toni bassi, evitando di alimentare conflitti aperti, ma è consapevole che potrebbe essere necessario ricorrere a toni più aspri in prossimità delle elezioni.
La situazione attuale richiede un equilibrio delicato. Mantenere un dialogo costruttivo con la magistratura è essenziale, ma il governo deve anche essere pronto a difendere le proprie posizioni quando necessario. Il rischio di un boomerang elettorale è palpabile, e nel cerchio magico di Meloni si inizia a percepire la preoccupazione che una mobilitazione a favore della magistratura possa portare a una sconfitta significativa.



Add comment