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Porta il cane al canile e il Sindaco gli vieta di adottarne altri: “Serve più consapevolezza”



Una famiglia residente a Codroipo, in Friuli-Venezia Giulia, ha deciso di consegnare il proprio cane al canile locale, dichiarando una rinuncia di proprietà. Il cane, di razza Pastore Maremmano Abruzzese, si è rivelato troppo difficile da gestire per la famiglia, nonostante l’aiuto di un esperto del comportamento animale. In risposta a questa decisione, il sindaco della città, Guido Nardini, ha emesso un’ordinanza che impedisce alla famiglia di possedere altri cani o gatti per un periodo di due anni. Inoltre, la famiglia dovrà provvedere al mantenimento del cane durante questo tempo.



In un’intervista con Fanpage.it, Guido Nardini ha spiegato le motivazioni dietro questa ordinanza. Quando gli è stato chiesto il perché di un divieto così severo a seguito di una rinuncia di proprietà, il sindaco ha dichiarato che la legge prevede tale possibilità. “Lo prevede la stessa legge che regola la rinuncia di proprietà”, ha detto Nardini. “Non tutti i sindaci però la applicano. La legge prevede che la persona sia obbligata a mantenere il cane che ha portato in canile per un anno, e che si faccia carico anche delle cure psicologiche nei confronti del cane. Trascorso questo periodo, se la persona ha un reddito inferiore ai 15 mila euro e il cane è ancora in canile, allora è il comune a fare fronte alle spese. Ma la legge prevede anche che il sindaco possa emettere un’ordinanza nei confronti di chi si avvale della rinuncia, intimandogli di non poter più avere animali domestici per due anni. Io rispetto la legge in ogni sua parte e quindi l’ho applicata, anche se so che si tratta di un caso straordinario, credo che sia la prima volta.”

La decisione del sindaco Nardini ha suscitato reazioni contrastanti tra i cittadini. Alcuni hanno espresso il loro sostegno alla misura adottata, sostenendo che chi prende un cane di una razza impegnativa come il Pastore Maremmano Abruzzese dovrebbe essere ben preparato per gestirlo. “Mi hanno telefonato in molti dicendo che avevo fatto bene”, ha affermato Nardini. “Perché se una persona prende un cane di quella tipologia e poi non è in grado di gestirlo, allora diventa problematico. Senza consapevolezza anche un cane di 10 chili può dare problemi in termini gestionali.”

Il sindaco ha sottolineato che l’ordinanza non è un divieto assoluto, ma piuttosto una misura temporanea volta a incoraggiare le persone a informarsi adeguatamente prima di adottare un animale domestico. “Non è un divieto in termini assoluti, è un’ordinanza temporale che vuole spingere a informarsi prima di prendere qualsiasi cane”, ha spiegato.

Negli ultimi tempi, si è discusso molto del cosiddetto “daspo cinofilo”, una misura che mira a vietare a determinate persone di possedere animali domestici. Guido Nardini ha espresso il suo parere su questo tema, affermando: “Chi decide di avere un cane, che è parte della famiglia, deve essere in grado di gestirlo. Se non è in grado, o lo educa in modo errato, si possono correre dei rischi e per questo è bene intervenire. Per fortuna ci sono migliaia di persone che sanno gestire anche cani impegnativi o di grandi dimensioni.”

Il sindaco ha concluso sottolineando l’importanza di conoscere le caratteristiche e l’indole del cane prima di adottarlo. “Prima di prendere un cane bisogna conoscerne le caratteristiche, l’indole. Si deve studiare perché ovviamente le tipologie di cani e di carattere sono molto diverse tra di loro e quindi bisogna saperli gestire.”

Questa vicenda solleva questioni importanti riguardo alla responsabilità dei proprietari di animali domestici e all’applicazione delle leggi locali in materia. La decisione del sindaco Guido Nardini potrebbe rappresentare un precedente significativo nel modo in cui le autorità locali affrontano casi simili in futuro.



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