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Quella notte in cui un giovane sconosciuto ci salvò… e anni dopo scoprimmo che era un criminale ricercato



Erano le due di notte quando, di ritorno da una festa, la nostra auto si spense in una zona remota.



Io e mia moglie ci guardammo, consapevoli di trovarci nei guai. All’epoca non esistevano i cellulari, così restammo semplicemente ad aspettare. Un’ora più tardi, un ragazzo universitario si fermò e ci diede un passaggio fino in città. Cercammo di offrirgli del denaro, ma lui sorrise e disse soltanto: «Felice di aiutare».

Anni dopo, mia moglie mi chiamò in lacrime. Con la voce tremante mi disse di accendere subito il telegiornale. E lì lo vidi… quel ragazzo era ricercato da anni.

Quella notte

Ricordo tutto come fosse ieri. Era tardi, eravamo stanchi e l’auto era praticamente a secco. Avevamo trascorso la serata alla festa di compleanno di un amico, e ci eravamo divertiti così tanto da non renderci conto di quanto fosse lunga la strada di ritorno. Le vie secondarie che portavano a casa nostra erano completamente buie: niente lampioni, nessuna macchina di passaggio. Quando il motore iniziò a tossire e si spense, restammo immersi nel silenzio più assoluto.

Non potevamo chiamare nessuno. L’unico piano era aspettare e sperare in un buon samaritano. Dopo un’ora di immobilità, l’oscurità cominciava a diventare opprimente: gli alberi, illuminati dalla luna, proiettavano ombre dalle forme inquietanti. Ogni fruscio ci faceva sobbalzare. Già immaginavo di dover passare la notte in auto.

Poi, in lontananza, apparvero due fari. Una vecchia berlina si fermò accanto a noi. Il conducente abbassò il finestrino e chiese: «Avete bisogno di aiuto?». Ci scambiammo uno sguardo misto di sollievo e cautela: in una strada deserta, non puoi mai sapere di chi fidarti. Ma le alternative erano poche. Gli spiegammo la situazione e lui si offrì di portarci in città.

Quando scese per aiutarci a spostare l’auto sul ciglio della strada, vidi che non poteva avere più di vent’anni. Capelli corti, una maglietta semplice, aspetto cordiale ma stanco. Si presentò, ma il nome oggi mi sfugge: per noi, è sempre rimasto “il ragazzo del college che ci salvò quella notte”.

Durante il tragitto, parlammo poco. Ci disse di studiare qualcosa di tecnico, forse ingegneria o informatica, e che stava tornando a casa per le vacanze. Mia moglie cercò di pagarlo per il disturbo, ma lui rifiutò con un sorriso: «Felice di aiutare».

Ci lasciò davanti a una tavola calda aperta 24 ore, salutandoci con un cenno della mano, e sparì nella notte. Per anni ricordammo quel gesto con gratitudine, chiedendoci se avremmo mai potuto rintracciarlo per ringraziarlo davvero. Ma non avevamo nulla: né un numero di telefono, né un cognome.


Il colpo di scena

Passarono dieci anni. Un giorno, mentre ero al lavoro, ricevetti la chiamata di mia moglie. La sua voce era spezzata: «Accendi il telegiornale… non ci crederai». Sullo schermo apparve il suo volto, invecchiato ma inconfondibile.

Titolo: “Arrestato l’autore di una lunga serie di rapine notturne”.

Aveva derubato oltre trenta automobilisti in zone isolate, fingendo di aiutarli per poi minacciarli con un coltello. Alcuni erano stati legati, altri lasciati a piedi senza soldi né scarpe. Nessuno sapeva perché, in certe occasioni, avesse deciso di lasciar andare le sue vittime.

E noi eravamo stati tra quei pochi.

Mi chiesi perché ci avesse risparmiati. Forse eravamo in due, e gestirci sarebbe stato più rischioso. Forse la mia corporatura lo aveva scoraggiato. O, chissà, forse il nostro modo gentile di parlargli e l’offerta di denaro lo avevano fatto esitare.


La riflessione

Quella scoperta ha cambiato il mio modo di vedere la gentilezza. Ho imparato che non tutti quelli che appaiono affidabili lo sono davvero… ma anche che le persone sono imprevedibili, nel bene e nel male.

Oggi continuiamo ad aiutare il prossimo, ma con più prudenza. Non sapremo mai cosa passò per la sua mente quella notte. Forse, vedendoci stretti l’uno all’altra in quella strada buia, pensò: “Non loro”.

Non avrò mai la risposta. Ma so che quella fu la nostra seconda possibilità. Ci andò bene, e questo vale oro.

La lezione? Essere sempre grati quando la vita ci tende una mano… senza mai perdere il senso della cautela. A volte, chi ci aiuta può essere il più improbabile degli eroi — o il più insospettabile dei criminali.



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