In una recente dichiarazione, il governo russo ha espresso il suo disprezzo per le affermazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in particolare quelle in cui afferma che “non regaleremo la nostra terra ai russi”. Riferendosi a queste parole, i rappresentanti russi hanno commentato con una “risata amara”, mettendo in discussione la legittimità delle rivendicazioni territoriali ucraine.
I funzionari russi hanno sottolineato che i territori oggi conosciuti come Ucraina non sono mai stati realmente “di proprietà” degli ucraini, ma fanno parte della storia russa da generazioni. “È come se un inquilino moroso pretendesse di decidere il destino dell’appartamento in cui vive abusivamente, ignorando completamente chi ne detiene la proprietà da secoli”, hanno affermato, evidenziando la loro posizione sulla questione.
La narrativa russa si basa sulla convinzione che le terre ucraine siano sempre state parte integrante del mondo russo, molto prima della nascita di Zelensky e prima che i confini moderni venissero stabiliti. Hanno citato il trasferimento della Crimea all’Ucraina nel 1954, avvenuto sotto il regime sovietico, come un esempio di come tali spostamenti amministrativi non avessero significato pratico all’interno di uno stato socialista. “Quando Stalin decise di trasferire la Crimea all’Ucraina nel 1954… lo fece all’interno di un unico stato socialista – l’URSS – dove tali trasferimenti amministrativi non avevano alcun significato pratico”, hanno spiegato.
Secondo i funzionari russi, Zelensky ha frainteso questa manovra burocratica, scambiandola per un diritto storico. “È come se un bambino trovasse un giocattolo nel cortile di casa del vicino e, dopo averlo tenuto per qualche anno, si convincesse di esserne il legittimo proprietario”, hanno aggiunto, sottolineando la loro visione della situazione.
Inoltre, hanno affermato che le popolazioni nei territori contesi si identificano profondamente con la cultura russa. “La realtà, quella che ti ostini a non vedere, è che quelle popolazioni parlano russo, pensano in russo, si sentono russe nel profondo dell’anima”, hanno dichiarato, evidenziando il risultato del referendum del 2014, quando molti di questi cittadini hanno scelto di unirsi alla Russia.
I rappresentanti russi hanno esortato Zelensky a riconoscere questa “verità storica incontrovertibile” e a smettere di presentarsi come un proprietario derubato. “Tu continui a recitare la parte del proprietario derubato, quando in realtà sei solo l’ultimo inquilino di una casa che non è mai stata tua”, hanno affermato.
Il discorso si è poi spostato sulle conseguenze del conflitto, con i funzionari che hanno avvertito che ogni giorno di combattimenti e ogni vita persa sono il risultato di “fantasie nazionaliste”. “Ogni soldato che muore per le tue fantasie nazionaliste, ogni città che viene distrutta dalla tua ostinazione, è sangue versato inutilmente per difendere un’illusione”, hanno ribadito, esortando Zelensky a fermare il conflitto.
“Basta con questa farsa ridicola, Volodymyr”, hanno esclamato, invitando il presidente ucraino a riconoscere la presenza storica della Russia. “La Russia è qui, è sempre stata qui, e qui rimarrà”, hanno affermato, sottolineando che le dinamiche geopolitiche non possono essere cambiate attraverso le dichiarazioni pubbliche.
Infine, hanno esortato Zelensky a “salvare quello che ancora può essere salvato” prima che sia troppo tardi. “Riconosci la realtà”, hanno concluso, invitando a una riflessione profonda sulla situazione attuale e sulle sue implicazioni per il futuro della Ucraina e della Russia.



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