Due uomini su un’Audi A3 scappano all’alt dei carabinieri e speronano la volante, arrestati e subito rilasciati poche ore dopo
Nei giorni scorsi a Roma, due cittadini bosniaci a bordo di un’Audi A3 hanno forzato un posto di blocco imposto dai carabinieri, dando origine a un inseguimento durato diversi chilometri . Durante la fuga, la vettura ha ripetutamente speronato la gazzella dei militari finché, una volta fermata, i due passeggeri sono stati posti in stato di arresto .
Sorprendentemente, nondimeno, dopo poche ore entrambi sono tornati liberi, suscitando indignazione tra le forze dell’ordine coinvolte .
È intervenuto il sindacalista Andrea Cecchini, rappresentante di Italia Celere, definendo l’episodio un’ulteriore sconfitta dello Stato di diritto. Nella denuncia pubblicata sul blog di Nicola Porro, Cecchini si è sfogato: “Anche commentarla e basta fa venire il voltastomaco… chi rischia la vita… si debba sentirsi così inutile”, manifestando un senso di forte disillusione verso le istituzioni parlamentari e giudiziarie .
Secondo il racconto fornito, l’auto dei fuggitivi avrebbe ignorato i segnali d’alt nell’area dell’Aventino, per poi scatenare un inseguimento fino a piazzale della Radio, dove una volante ha effettuato un sorpasso speronante. Alcuni testimoni hanno dichiarato: “Senza di loro, ci scappava il morto” .
Nel messaggio di Cecchini è centrale la critica rivolta alla magistratura e al governo: “In Italia c’è una malattia incurabile che si chiama ingiustizia… pure questa Magistratura… perché non deve rispondere delle decisioni?” . Rivolgendosi al Governo, ha aggiunto: “se volete sicurezza dovete ricordare anche agli altri organi dello Stato che siamo tutti e soltanto dipendenti pubblici… esiste l’Italia, non esistono tante Italie” .
Cecchini ha descritto uno scenario in cui le persone per bene sono costrette a difendersi e “nascondersi” in certi quartieri di grandi città come Roma, Milano e Napoli, ove, a suo dire, “orde barbariche di ‘persone’ senza scrupoli” agirebbero liberamente con coltelli, accette e punteruoli . L’appello finale è rivolto a chi governa affinché intervenga efficacemente: “Non esiste chi è più importante e chi meno… esiste l’Italia” .
L’episodio ha sollevato un dibattito più ampio sul bilanciamento tra sicurezza pubblica e garanzie processuali: la sensazione di impunità denunciata dagli agenti diventa emblematica di una frattura tra le aspettative della polizia operativa e le tempistiche o scelte della magistratura. Il rilascio rapido dei due sospettati a fronte di condotte così gravi — la fuga, il rifiuto all’alt e lo speronamento — ha alimentato la tensione tra apparati dell’ordine e sistema giudiziario.
In conclusione, la vicenda pone al centro una discussione urgente sulle norme relative alla fuga, all’arresto e alla permanenza in carcere dopo episodi di resistenza violenta verso le forze dell’ordine. Cecchini fa riferimento a proposte legislative già presentate nel 2018, volte a inasprire le pene in caso di fuga dopo aver speronato le autorità .
L’episodio diventa così simbolo della frattura tra chi agisce sul territorio, spesso rischiando la vita, e il sistema giudiziario, percepito come distante e incapace di garantire conseguenze certe. Solo il tempo dirà se vi sarà seguito legislativo o riforma processuale in risposta alle sollecitazioni avanzate.
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