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“Salis salvata dalla presidente del Parlamento UE”: deputato segnala malfunzionamento, ma lei rifiuta il nuovo voto



La conferma dell’immunità per l’eurodeputata Ilaria Salis è avvenuta con un margine sorprendentemente ristretto: 306 voti favorevoli contro 305 contrari, un esito che ha sollevato interrogativi e polemiche. Se il risultato fosse stato di parità, Salis avrebbe perso la protezione che le consente di evitare un processo in Ungheria, dove è accusata di lesioni personali e di appartenere all’organizzazione Hammerbande, un gruppo considerato terroristico dal governo ungherese.



Il voto è stato caratterizzato da un episodio controverso che ha alimentato sospetti. Durante il scrutinio segreto, richiesto dai gruppi del centrosinistra, un eurodeputato del Partito Popolare Europeo (Ppe), Markus Ferber, ha segnalato un malfunzionamento della propria scheda elettronica. La richiesta di ripetere il voto è stata però respinta dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che ha affermato: “Il voto resta”, chiudendo così la questione. Questo episodio ha sollevato dubbi su un possibile ribaltamento del verdetto e sulla sorte di Salis.

Il voto ha confermato il rapporto di Kyuchyuk, che raccomandava di mantenere l’immunità. Dei 628 eurodeputati presenti, 305 hanno votato contro la conferma, mentre 17 si sono astenuti. È interessante notare che Ilaria Salis non ha partecipato al voto a causa di un evidente conflitto di interessi.

L’eurodeputata di Alleanza Verdi Sinistra partiva da una posizione svantaggiata, dato che il Ppe aveva già espresso la propria contrarietà. Il presidente del gruppo popolare, Manfred Weber, aveva dichiarato in conferenza stampa: “Siamo favorevoli al rispetto dello Stato di diritto e delle regole del Parlamento europeo: i nostri consiglieri giuridici ci hanno confermato che l’immunità andava revocata, poiché il reato contestato è precedente al mandato”. Queste dichiarazioni hanno evidenziato la posizione del Ppe e il suo sostegno alla revoca dell’immunità di Salis.

In risposta alle accuse di Matteo Salvini, segretario della Lega, riguardanti possibili voti di membri del centrodestra a favore di Salis, Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, ha dichiarato: “Nessun gioco strano, avevamo detto la nostra linea sul voto”. Tajani ha sottolineato la lealtà e la coerenza del suo partito, affermando che la linea di voto era stata chiaramente comunicata. Ha aggiunto: “Poi a scrutinio segreto ci sono 700 e più parlamentari che votano…”.

Questo episodio ha messo in luce le tensioni interne al Parlamento europeo e la complessità delle alleanze politiche. La decisione di non revocare l’immunità di Salis ha generato una reazione mista tra i vari gruppi politici, con il centrosinistra che ha visto questa vittoria come un segno di resistenza contro le pressioni dell’estrema destra.

Le accuse contro Salis e il suo coinvolgimento con l’organizzazione Hammerbande rimangono una questione controversa. La decisione del Parlamento europeo di confermare la sua immunità è stata interpretata da alcuni come un tentativo di proteggere i diritti politici di un’eurodeputata, mentre altri la vedono come un’opportunità persa per garantire giustizia e responsabilità.

Il dibattito sull’immunità parlamentare e sulle sue implicazioni legali è destinato a continuare, soprattutto in un contesto politico europeo sempre più polarizzato. Il caso di Ilaria Salis rappresenta un punto di riferimento importante per le future discussioni sull’equilibrio tra protezione dei diritti politici e responsabilità legale. Le dichiarazioni dei vari leader politici evidenziano le divisioni e le posizioni contrastanti riguardo alla giustizia e alla responsabilità, mentre il futuro di Salis rimane incerto.



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