Il figlio del presidente del Senato, Leonardo Apache La Russa, e il dj Tommaso Gilardoni sono attualmente sotto accusa per il reato di revenge porn aggravato. Secondo le indagini, i due avrebbero condiviso video espliciti di una giovane donna senza il suo consenso. La vittima, una ragazza di 22 anni, si è costituita parte civile nel procedimento e ha avanzato una richiesta di risarcimento pari a 50 mila euro, depositata dal suo legale Stefano Benvenuto.
La vicenda ha avuto origine nella notte tra il 18 e il 19 maggio 2023, quando la giovane, dopo aver trascorso la serata in discoteca, si sarebbe recata presso l’abitazione della famiglia La Russa. Gli eventi successivi hanno portato a una denuncia per violenza sessuale e revenge porn contro i due imputati. Tuttavia, mentre le accuse di violenza sessuale sono state oggetto di richiesta di archiviazione da parte della Procura, il procedimento per revenge porn è proseguito.
Durante un’udienza tenutasi martedì 15 luglio, l’avvocato Benvenuto ha presentato una richiesta di provvisionale di 50 mila euro a favore della sua assistita, con la possibilità di avviare un ulteriore procedimento civile per danni. Secondo quanto dichiarato dal legale, la giovane avrebbe subito gravi ripercussioni personali, che l’hanno portata a modificare le sue abitudini di vita e a trasferirsi all’estero. La richiesta di ammissione come parte civile è stata accolta senza opposizioni da parte delle difese degli imputati, rappresentate dagli avvocati Vinicio Nardo, Adriano Bazzoni e Alessio Lanzi. Questi ultimi hanno ipotizzato la possibilità di ricorrere al rito abbreviato per i loro assistiti.
Il procedimento è stato rinviato al prossimo 13 novembre per motivi tecnici, in attesa di un pronunciamento da parte di un altro giudice sull’opposizione alla richiesta di archiviazione relativa alla presunta violenza sessuale. L’avvocato Nardo, rappresentante della difesa, ha definito il rinvio come “soltanto tecnico”.
Parallelamente, l’avvocato Benvenuto ha contestato fermamente la decisione della Procura di archiviare le accuse di violenza sessuale. “È stata violenza sessuale, non va archiviato”, ha dichiarato appellandosi alla gip Rossana Mongiardo per proseguire il processo su questo fronte. La Procura aveva motivato la richiesta di archiviazione sostenendo che non vi fosse prova sufficiente della mancanza di consenso da parte della giovane durante gli atti sessuali. Nelle loro conclusioni, i magistrati hanno sottolineato che gli imputati non avrebbero percepito “in modalità esplicita o implicita” l’assenza di volontà da parte della ragazza.
Il legale della vittima ha espresso perplessità riguardo alle argomentazioni della Procura. Secondo i consulenti di parte specializzati in tossicologia forense, la giovane sarebbe stata in uno stato alterato a causa dell’assunzione di cocaina, benzodiazepine, alcol e altre sostanze, rendendo impossibile un consenso valido agli atti sessuali. Nonostante ciò, il reato contestato ai due imputati rimane quello di revenge porn aggravato.
La vicenda ha sollevato un acceso dibattito pubblico e giuridico. Il caso non solo coinvolge figure legate a personalità politiche e pubbliche, ma tocca anche temi delicati come la tutela della privacy e il consenso nelle relazioni interpersonali. Mentre il procedimento per revenge porn prosegue, resta da vedere se le accuse di violenza sessuale troveranno spazio in un eventuale processo.



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