Le indagini sui delitti di Denisa Maria Paun e Ana Maria Andrei – avvenuti a Prato e Montecatini Terme – hanno ora preso una svolta inquietante: gli inquirenti sospettano che Frumuzache, 32enne guardia giurata rumena, non agisse da solo ma come parte di un sistema criminale ben organizzato .
Sin dall’accusa iniziale, Frumuzache aveva ammesso di avere ucciso le due donne, ritrovate decapitate in una zona boschiva. Tuttavia, la dinamica ricostruita dagli investigatori è sempre apparsa incoerente. Ad esempio, nel caso di Denisa Maria Paun, Frumuzache aveva dichiarato di averla strangolata nella sua stanza a Prato e poi decapitata usando un coltello trovato sul posto. Tale versione è stata smentita dal fatto che nella stanza non erano rinvenute tracce ematiche e la decapitazione era stata eseguita con un taglio netto, coerente con l’uso di un’accetta o di una mannaia . Per gli investigatori, questa menzogna indicava una chiara intenzione di coprire complici o mandanti.
Nei giorni scorsi, nel terreno adiacente a Monsummano Terme – dove l’uomo viveva con la sua famiglia – e in un bosco vicino a Montecatini, i carabinieri hanno rinvenuto nuovi reperti che suggeriscono la possibilità di ulteriori vittime: una vertebra, una ciocca di capelli e un paio di slip sonto infatti emersi dagli scavi . Gli scavi condotti l’11 e 12 giugno, anche con l’ausilio di ruspe e unità cinofile, hanno portato inoltre al recupero di quattro telefoni cellulari (uno occultato sotto il sedile della sua auto) e di quattro lame carbonizzate . Questi indizi rafforzano l’ipotesi di un’autonoma “carriera” criminale o, peggio, di diversi omicidi perfezionati al servizio di un gruppo criminale.
Un elemento rilevante proviene dall’analisi delle celle telefoniche: la Procura di Prato ha disposto l’acquisizione dei tabulati degli ultimi sette anni per analizzare la rete di contatti di Frumuzache e possibili legami con scomparse simili . Inoltre, risulta agli atti che in carcere avrebbe confidato a un compagno detenuto una frase tremenda: “ce ne sono anche altre”, alludendo chiaramente ad altre potenziali vittime di sesso femminile . A causa di questa affermazione, sarebbe stato aggredito da un cugino di Ana Maria Andrei, che gli avrebbe gettato olio bollente in faccia .
Il quadro che emerge è dunque quello di un margine di azione più complesso: non una serie di attacchi individuali di un killer isolato, ma una struttura gerarchica, forse transnazionale, che regolava i giri di prostituzione di donne romene in Toscana. Le vittime – spesso escort – avrebbero pagato con la vita la scelta di ribellarsi al controllo informale della banda, che pretendeva percentuali e obbedienza .
L’autopsia ha confermato la brutalità dei delitti: entrambe le donne sono state uccise con movimenti netti, compatibili con armi da macelleria o da taglio professionali . Dopo l’uccisione, i corpi furono trasferiti in zone isolate – la collina di Montecatini per Paun, e una zona equivalente per Andrei – per occultarne il cadavere .
Nel caso di Denisa, secondo quanto ricostruito, il movente sarebbe stato un presunto ricatto nei confronti di Frumuzache: la vittima avrebbe minacciato di rivelare alla moglie la relazione, chiedendo 10.000 euro in cambio del silenzio . Invece, Ana Maria Andrei, scomparsa nel 2024, sarebbe stata uccisa poiché rifiutava di continuare a prostituirsi a favore delle logiche del racket .
Il terreno dove venivano occultati i corpi – tra residui bruciati, valigie, vestiti e strumenti utili alla distruzione di prove – e i ritrovamenti di resti umani e oggetti appartenenti a più donne, alimentano quindi l’ipotesi che Frumuzache facesse da esecutore in una rete criminale strutturata .
Attualmente, gli investigatori stanno seguendo due direttrici principali:
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Ricostruire le scomparse femminili nella zona di residenza dell’uomo, in Toscana e Trapani, per verificare possibili correlazioni;
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Incrociare le celle telefoniche e i contatti per ricostruire una rete di comunicazioni potenzialmente collegata all’organizzazione rumena .
Se la vertebra ritrovata non appartenesse a Denisa o Ana Maria, si aprirebbe ufficialmente la pista di una terza vittima: si parlerebbe inoltre di un vero “serial killer” o, più specificatamente, di un “sicario” al servizio di una rete ben oliata .
Alla luce di tutti questi elementi, Frumuzache appare più come un ingranaggio che un autore unico. Il suo tentativo di negare l’uso di un’accetta, di attribuire azioni agli altri o di omettere particolari indica una volontà chiara di proteggere qualcuno. Secondo gli inquirenti, infatti, non avrebbe avuto né la capacità né la volontà di portare avanti un’indagine solitaria su una struttura più ampia – un’organizzazione criminale operante sullo sfruttamento della prostituzione di donne straniere .
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