Sono stati trovati privi di vita i due migranti che il 30 ottobre scorso si erano gettati in mare nel porto di Livorno per sfuggire ai controlli delle autorità. I loro corpi sono stati individuati e recuperati nella mattinata del 4 novembre in due punti differenti dello scalo portuale.
Secondo le prime ricostruzioni, i due uomini – probabilmente di origine tunisina – si trovavano nascosti a bordo della nave cargo Stena Shipper, proveniente dal porto di Rades, in Tunisia. Una volta scoperti dalla polizia marittima italiana, erano stati affidati temporaneamente alla custodia del comandante della nave in attesa delle procedure di rimpatrio. Tuttavia, in un momento di distrazione, sono riusciti a fuggire e si sono lanciati in mare nel tentativo disperato di evitare il ritorno forzato nel Paese d’origine.
Inizialmente era stata diffusa la notizia del ritrovamento di uno dei corpi, ma in seguito fu chiarito che entrambi risultavano dispersi. Le ricerche, rese difficili dalle acque torbide del porto, sono proseguite per diversi giorni con l’impiego di sommozzatori e mezzi navali della polizia marittima, della guardia costiera e dei vigili del fuoco.
Il primo cadavere è stato avvistato all’alba da un lavoratore a bordo di un rimorchiatore, nella zona compresa tra la Darsena Toscana e il canale industriale. Il recupero, avvenuto attorno alle 9:23, è stato effettuato dai sommozzatori dei vigili del fuoco.
Poco dopo, intorno alle 10, è stato localizzato il secondo corpo nelle acque tra la Torre del Marzocco e la Calata Magnale. Anche in questo caso, il recupero è stato eseguito dagli operatori specializzati giunti da Firenze, impegnati sin dal giorno della scomparsa nelle operazioni di ricerca subacquea.
Entrambe le salme sono state messe a disposizione dell’autorità giudiziaria per gli accertamenti di rito e l’identificazione, ancora in corso. I due uomini non risultavano in possesso di documenti e avevano fornito false generalità.
Il tragico epilogo di questa vicenda riaccende l’attenzione sulle condizioni dei migranti che cercano di raggiungere l’Europa in modo irregolare, spesso affrontando rischi estremi per sottrarsi ai controlli e ottenere una possibilità di restare. In questo caso, il tentativo di eludere le autorità si è trasformato in una fuga disperata che si è conclusa nel peggiore dei modi.



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