Il giorno dopo l’attentato intimidatorio che ha colpito lui e la sua famiglia, Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, racconta ad Adnkronos le ore drammatiche seguite all’esplosione che ha distrutto la sua auto e quella della figlia, parcheggiate sotto casa.
“C’è stata una grande manifestazione di sostegno. Oggi davanti casa mia c’erano 400 persone. Ho ricevuto messaggi di solidarietà da tutta Italia e anche dall’estero”, racconta. La notizia ha varcato i confini nazionali: “Ne hanno parlato le tv pubbliche francesi, The Guardian, media in Spagna e Canada. Sto ricevendo richieste di interviste da ovunque”.
Le indagini sono in corso, ma al momento, spiega Ranucci, “è ancora presto, non sono a conoscenza di sviluppi significativi”. Intanto, nonostante le poche ore di sonno, il giornalista cerca di rispondere ai tanti messaggi ricevuti: “Mi hanno scritto esponenti del governo, dell’Associazione Nazionale Magistrati, dell’Associazione dei Contabili, moltissimi colleghi della Rai e tante maestranze dell’azienda”.
Un’emozione che riporta al passato
Particolarmente toccante, per Ranucci, è stata la vicinanza espressa dai colleghi del servizio pubblico: “È un’emozione molto forte. In trent’anni in Rai ho visto una partecipazione simile solo in occasioni tragiche come quelle dell’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, negli anni Novanta”.
Una lunga storia di minacce e protezione
Sigfrido Ranucci è sotto protezione dal 2009, dopo anni di minacce legate al suo lavoro d’inchiesta. Dal 2021 vive sotto scorta 24 ore su 24, a seguito della scoperta di un piano per assassinarlo. Negli ultimi mesi, ha denunciato il ritrovamento di bossoli davanti casa. Ora, l’esplosione rappresenta un’escalation. “È stato un salto di qualità preoccupante”, ha detto il giornalista.
“È dal 2000 che convivo con gli attacchi alle mie inchieste”, ricorda. “Più si alzava il livello del lavoro, più aumentavano le intimidazioni”.



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