Negli ultimi due anni, il dibattito pubblico ha visto emergere frasi provocatorie nei miei confronti, come “Vada in Russia, professore!” o “Perché non se ne va in Russia, visto che ama tanto Putin?”. Queste affermazioni, cariche di un certo disprezzo, mi hanno spinto a intraprendere un viaggio verso le “lontane Russie”, come si usava dire in passato, per esplorare personalmente la realtà di un paese spesso demonizzato.
Il viaggio si è rivelato complicato, in gran parte a causa delle sanzioni imposte, che hanno reso ogni spostamento verso Mosca o San Pietroburgo un’impresa ardua, caratterizzata da cambi e attese in aeroporti come Belgrado, Baku e Istanbul. Questo è stato il primo aspetto che un viaggiatore europeo verso la Russia non può ignorare, con ripercussioni significative in termini di tempo e costi. Inoltre, il blocco del sistema di pagamento Nexi ha costretto a portare contante, in dollari o euro, da cambiare al momento dell’arrivo.
L’occasione per visitare la Russia è stata un invito inaspettato da parte di RT, ossia Russia Today, una rete televisiva che opera in vari paesi e che ha svolto un lavoro informativo per oltre vent’anni. Tuttavia, i cittadini dell’Unione Europea non possono accedere a questo materiale, poiché considerato “propaganda” dalle autorità europee. Mentre i russi possono seguire liberamente le reti europee e americane, gli europei sono costretti a limitarsi a fonti di informazione allineate alle narrazioni ufficiali, rischiando di essere etichettati come “putiniani” o “antisemiti” per opinioni divergenti.
Il gruppo di RT è guidato quasi interamente da donne, tra cui Margarita Simonyan, direttrice della rete, e altre professioniste che contribuiscono a creare un ambiente di lavoro collaborativo. La celebrazione organizzata al Teatro Bolshoi è stata impeccabile. Entrando in questo luogo emblematico, ho percepito un’atmosfera di gioia. I controlli di sicurezza erano rigorosi, ma all’interno si respirava un clima festoso, tipico del popolo russo, noto per la sua cordialità e ospitalità.
Durante l’evento, Vladimir Putin è intervenuto con un discorso che ha collegato la libertà di informazione alla lotta per l’emancipazione dei popoli. Il pubblico, composto da circa 2500 persone, ha applaudito calorosamente il presidente, che è stato accolto senza apparente scorta di sicurezza.
Al termine della cerimonia, ho avuto l’opportunità di incontrare un combattente del Donbass, il quale, alla mia risposta affermativa riguardo alla mia nazionalità italiana, ha stretto la mia mano con entusiasmo. In quel momento, ho notato che, al di là delle tensioni geopolitiche, la vita nelle metropoli russe prosegue normalmente. Mosca e San Pietroburgo sono piene di vita, con strade trafficate, mezzi pubblici efficienti e una varietà di negozi che offrono prodotti a prezzi relativamente contenuti rispetto agli standard europei.
Contrariamente alle aspettative, non ho notato segni evidenti di guerra. Le code alle pompe di benzina tanto temute non erano visibili e i controlli di sicurezza negli aeroporti erano più rapidi rispetto a quelli italiani. La popolazione sembra adattarsi a una nuova normalità, con un consenso a favore di Putin che si avvicina al 90%.
Le sanzioni, contrariamente alle previsioni di esperti europei, non hanno avuto l’effetto desiderato. Le riserve auree della Russia sono aumentate del 40%, e il paese è diventato il principale produttore ed esportatore di grano. I flussi di gas si sono orientati verso l’Oriente, mentre l’Europa ha iniziato a importare gas liquefatto dagli Stati Uniti, a un costo significativamente più alto.
Durante il mio soggiorno, ho notato la diminuzione del turismo italiano, sostituito da visitatori provenienti da India, Cina e Turchia. Le auto europee sono state in gran parte sostituite da veicoli cinesi, che ora rappresentano circa il 50% della flotta. Tuttavia, ho visto un numero crescente di Tesla in circolazione, a testimonianza di una certa apertura verso l’innovazione.
Nei negozi, i marchi di moda europei, come Armani e Calzedonia, continuano a prosperare, mentre in un hotel ho incontrato imprenditori europei che discutevano strategie per aggirare le sanzioni e continuare a operare in Russia. Un imprenditore mi ha detto: “La libertà di cui parla Draghi non è forse quella di commerciare? Se non vendo, smetto di produrre e licenzio i miei operai”.
Alcune aziende hanno adottato strategie per continuare le loro operazioni, modificando nomi o spostando la produzione. Finn Flare, un marchio finlandese, continua a vendere abbigliamento in Russia, nonostante il suo paese d’origine abbia chiuso i confini.
In città, i marchi tecnologici come Apple e Samsung continuano a prosperare, con negozi affollati in vista delle festività. Anche catene come Burger King hanno mantenuto la loro presenza, mentre l’ex McDonald’s ha riaperto sotto il nome di Vkusno i Tochka.
Nonostante alcune difficoltà nel reperire prodotti occidentali, la Russia sta incrementando la produzione interna, con una nuova generazione di artigiani che si fa avanti. La famiglia è molto apprezzata nella cultura russa, e anche i giovani mostrano un certo rispetto per la religione, nonostante dichiarino di essere atei o agnostici.
Durante il mio soggiorno, ho avuto modo di interagire con molti giovani russi, che si sono dimostrati amichevoli e aperti. La presenza di influenze italiane è evidente, con San Pietroburgo che conserva un forte legame con la cultura italiana, visibile nei numerosi ristoranti e caffè.



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