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Sta per tornare Giggino d’Arabia: grazie alla raccomandazione di Draghi, Di Maio ci riprova a spese nostre



Luigi Di Maio, attualmente rappresentante dell’Unione Europea nel Golfo Persico, sta già pianificando il suo rientro sulla scena politica italiana. L’incarico attuale terminerà a marzo 2027, ma l’ex ministro non ha intenzione di rimanere inattivo. Il suo rapporto con il Movimento 5 Stelle sembra compromesso, e non sembra voler tornare sui propri passi, specialmente dopo il modo in cui è stato allontanato da Giuseppe Conte. La mancanza di supporto a Roberto Fico nella sua regione natale, la Campania, è un segnale chiaro delle sue intenzioni.



In questa campagna elettorale, Di Maio ha scelto di non commentare il suo ex compagno di partito, mentre ha anche evitato di seguire l’invito di alcuni esponenti a unirsi a Giorgia Meloni e al suo governo. A differenza della sua ex viceministra, Laura Castelli, che lo ha incoraggiato a fare il grande passo verso un’alleanza con la destra, Di Maio ha preferito mantenere una distanza.

L’unico politico di cui si fida è Mario Draghi, che, pur non essendo originario della stessa città, è uno dei pochi a comprendere il valore della “riconoscenza”. Secondo quanto riferito, Draghi avrebbe suggerito a Di Maio di concentrarsi sulla costruzione di un nuovo centro politico, poiché il lato destro dell’emiciclo è già occupato da figure come Antonio Tajani, Maurizio Lupi, Giuseppe Carfagna, Carmelo Rotondi e altri. Pertanto, l’unica opzione rimasta è quella di sviluppare un’alleanza a sinistra.

Questa idea di un nuovo contenitore politico è stata recentemente sostenuta anche dal consigliere di Sergio Mattarella, Giovanni Garofoli, il quale ha suscitato polemiche con le sue dichiarazioni. In questo contesto, ci sono manovre in corso per sfruttare un Partito Democratico che sembra orientarsi a sinistra, offrendo così un’opportunità per Di Maio di accelerare il suo ritorno.

Un altro attore in questa dinamica è Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, che ha risposto all’appello di Romano Prodi e sta lavorando per un nuovo riformismo. Ruffini ha iniziato a raccogliere i moderati delusi da figure come Matteo Renzi e Carlo Calenda. Tra i primi a rispondere all’invito c’è Vincenzo Spadafora, ex ministro e sostenitore di Di Maio, che il 28 ottobre ha espresso il suo endorsement per la nuova iniziativa di Ruffini. Ha dichiarato: «La sinistra deve tornare ad ascoltare i suoi elettori e deve finire di ingannarli con convegni e conferenze stampa deserte che non portano a nulla». Questa affermazione rappresenta un chiaro attacco a Elly Schlein e Conte, considerati i principali responsabili della difficile situazione attuale della sinistra.

Recentemente, Spadafora ha partecipato alla prima assemblea di Più Uno, il movimento di Ruffini, sottolineando che ci sono “molti punti di convergenza” con “Primavera”, l’associazione fondata da lui stesso. Spadafora ha sempre affermato che questa nuova realtà civica non ha legami con il suo passato politico, ma alcuni osservatori sospettano che, considerando l’incarico di Di Maio fino a marzo 2027, ci sia un piano per un suo ritorno in Italia.



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