Secondo una relazione redatta dagli psicologi del carcere di Bollate, Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007, mostrerebbe tratti riconducibili alla parafilia. Questo termine indica l’interesse sessuale verso situazioni o stimoli non convenzionali, ma non necessariamente patologici. La relazione, risalente al febbraio 2024, è emersa pubblicamente solo con il provvedimento di aprile scorso, quando il Tribunale ha concesso a Stasi la semilibertà.
Gli esperti hanno sottolineato che, pur mostrando tratti di questa condizione, Stasi non presenta i requisiti clinici per una diagnosi di disturbo parafilico vero e proprio. Tuttavia, secondo quanto riportato, queste tendenze potrebbero essere collegate al movente dell’omicidio o, almeno, all’occasione che ha portato al tragico evento.
La relazione descrive dettagliatamente alcune abitudini dell’uomo, come l’ossessiva visione e catalogazione di materiale pornografico, in alcuni casi definito “raccapricciante e violento”. Questo comportamento, pur non rientrando nei criteri di una patologia conclamata, è stato giudicato eccessivo anche per un giovane alle prime esperienze con la sessualità. Inoltre, gli psicologi hanno evidenziato l’assenza di empatia nelle valutazioni di Stasi, sottolineando come non siano mai emersi sentimenti di rimorso o emozioni legate ai parenti della vittima.
Anche la Cassazione, confermando la condanna definitiva dopo due assoluzioni, aveva già fatto riferimento al materiale trovato sul computer di Stasi, che includeva migliaia di file a contenuto pornografico. Tuttavia, prima della recente relazione, non era mai stato stabilito un collegamento così diretto tra queste tendenze e il movente dell’omicidio.
Un altro elemento emerso riguarda un video intimo che Chiara Poggi avrebbe scaricato dal computer di Stasi tramite il programma MSN. A rivelarlo fu il fratello della vittima, Marco Poggi, che, in una testimonianza del 2007, raccontò di essere a conoscenza dell’esistenza del filmato. Secondo quanto dichiarato, Chiara avrebbe scaricato il file mentre si trovava al computer nella sua camera da letto. Sebbene Marco Poggi non abbia mai visto il video, intuì che si trattasse di immagini legate all’intimità della coppia. Dopo la morte di Chiara, Stasi avrebbe confermato al fratello della vittima l’esistenza del video, spiegando che era stato registrato con una fotocamera digitale durante una vacanza a Spotorno, in Liguria.
L’esistenza di questo materiale ha sollevato interrogativi tra gli investigatori. In particolare, si ipotizza che il video possa essere stato visto da terzi, tra cui gli amici di Marco Poggi, che utilizzavano il computer della vittima per giocare ai videogiochi. Tra questi figura Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, indagato a marzo scorso per concorso in omicidio. Gli inquirenti si chiedono se la conoscenza del video possa aver influenzato il comportamento di qualcuno nei confronti della ragazza.
La vicenda di Garlasco continua a suscitare interesse e interrogativi, con nuovi dettagli che emergono a distanza di anni. La semilibertà concessa a Stasi, prevista per i detenuti con buona condotta, ha alimentato ulteriori discussioni. Il fine pena teorico è fissato per il 2030, ma grazie alla riduzione di 45 giorni ogni sei mesi, Stasi potrebbe tornare libero già nel 2028.
Il caso, che ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana, resta ancora oggi al centro dell’attenzione, con elementi che continuano a essere analizzati e discussi. La relazione degli psicologi del carcere rappresenta un ulteriore tassello in una vicenda complessa, che non smette di sollevare dubbi e riflessioni.
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