La Guardia di Finanza ha scoperto una nuova frode legata al Superbonus 110%, con un sequestro preventivo di circa 28 milioni di euro. L’operazione, condotta dai Nuclei di polizia economico-finanziaria di Como e Gorizia, è stata coordinata dal Procuratore di Como, Massimo Astori. L’indagine ha riguardato una società edile con sede a Lomazzo, che ha registrato un incremento significativo del fatturato, passando da 5 milioni a oltre 75 milioni di euro in soli tre anni.
La truffa è emersa dopo la segnalazione di un committente, il quale ha notato, attraverso il controllo del proprio cassetto fiscale, il trasferimento di un credito d’imposta relativo al bonus 110% a favore della società, nonostante non fosse stata eseguita alcuna opera edile. Questo ha spinto i finanzieri a estendere i controlli su altri beneficiari residenti nella provincia di Como e nel Friuli Venezia Giulia.
Le indagini hanno preso avvio dall’analisi di 137 committenti che avevano dato incarico alla società per lavori effettuati tramite la formula dello “sconto in fattura”. Questa agevolazione consente di ridurre i costi dei lavori per l’efficientamento energetico, la riduzione del rischio sismico e l’installazione di impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica per veicoli elettrici.
L’incrocio dei dati provenienti da vari enti, tra cui uffici tecnici comunali, Enea, Agenzia delle Entrate, Sogei e istituti bancari, ha rivelato delle incongruenze tra le asseverazioni sullo stato dei lavori, redatte da tecnici abilitati, e le tempistiche relative alla reale progressione e conclusione degli interventi. In sostanza, gli amministratori della società hanno falsamente comunicato all’Agenzia delle Entrate l’esecuzione di lavori per ottenere rapidamente i crediti d’imposta, quando in realtà questi lavori non erano stati completati o erano stati eseguiti in misura ridotta.
La Guardia di Finanza ha sottolineato che, attraverso queste manovre fraudolente, la società ha potuto accedere anticipatamente a crediti d’imposta che sono stati successivamente monetizzati o utilizzati per compensazioni nella propria dichiarazione fiscale, consentendo così un aumento esponenziale dei ricavi. I due amministratori della società sono stati denunciati per “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” e per “indebita compensazione”. Anche i tecnici coinvolti sono stati denunciati per le “false asseverazioni predisposte a suo beneficio”.
Il sequestro preventivo, che ammonta al profitto del reato, corrisponde all’ammontare complessivo dei crediti d’imposta ottenuti illecitamente e a quelli fittizi ancora in possesso della società. Questa operazione rappresenta un ulteriore passo nella lotta contro le frodi legate ai bonus edilizi, che hanno caratterizzato il panorama economico italiano negli ultimi anni.
Le autorità continuano a monitorare attentamente il settore, in particolare alla luce delle numerose segnalazioni e dei casi di frode che sono emersi. La situazione del Superbonus 110% ha sollevato preoccupazioni riguardo alla gestione e al controllo delle risorse pubbliche, evidenziando la necessità di una maggiore vigilanza e di misure più rigorose per prevenire abusi e frodi.
In un contesto in cui il Superbonus è stato introdotto per incentivare la riqualificazione energetica degli edifici e stimolare l’economia, è fondamentale garantire che i fondi siano utilizzati in modo appropriato e che non vengano commessi abusi che possano compromettere l’integrità del programma. La lotta contro le frodi non solo tutela le finanze pubbliche, ma è anche essenziale per mantenere la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e delle politiche di sostegno all’edilizia.



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