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Toghe rosse nel mirino: il progetto del governo per coinvolgere gli italiani in un referendum sulla giustizia



Il centrodestra italiano sta mostrando una notevole urgenza nel voler votare sulla riforma della giustizia. Forza Italia ha già avviato la raccolta delle firme necessarie, mentre Fratelli d’Italia e Lega inizieranno oggi con l’obiettivo di completare il processo entro 24 ore. La maggioranza intende presentarsi in Cassazione già questa settimana per consegnare i plichi e richiedere un referendum confermativo sulla separazione delle carriere.



Le motivazioni dietro questa rapidità non sono del tutto chiare, ma fonti interne alla maggioranza suggeriscono che ci sia un obiettivo strategico che spinge l’esecutivo a velocizzare le procedure per la consultazione elettorale. Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) attuale scade il 23 gennaio 2027, e tra la seconda metà del 2026 e l’inizio del 2027 scadranno i mandati di diversi procuratori capo, da Palermo a Napoli. Queste nomine devono essere gestite dal Csm, e l’approvazione della riforma Nordio consentirebbe di avviare i provvedimenti attuativi per istituire, in caso di esito positivo al referendum, due nuovi Csm: uno per i giudici e uno per i pm. Se la riforma non dovesse entrare in vigore in tempo, si rischierebbe una proroga del Csm attuale.

Alcuni magistrati sembrano favorevoli a questa proroga, tanto che l’ipotesi è stata discussa recentemente sul Sole 24 Ore, ma la destra vuole evitare questa possibilità. Preferisce che la gestione delle procure venga affidata ai nuovi organismi previsti dalla riforma, che sarebbero designati tramite sorteggio piuttosto che attraverso le consuete “logiche correntizie”.

Se il referendum si svolgerà all’inizio di marzo, ciò sarà possibile solo se le firme dei parlamentari verranno presentate entro la fine di questa settimana. I sondaggi fino ad ora hanno mostrato un certo consenso per la riforma, ma il risultato finale nelle urne potrebbe differire. Giorgia Meloni, premier e leader di Fratelli d’Italia, è consapevole che la questione non deve apparire come una battaglia politica contro i magistrati. Per questo motivo, ha richiesto di evitare l’istituzione di comitati referendari di partito, cercando di frenare l’iniziativa di Forza Italia.

La ministra delle Riforme, molto attiva nel sostenere questa battaglia, ha anche condiviso un audio d’archivio di Giovanni Falcone nelle chat riservate del suo partito, sottolineando l’importanza del suo messaggio: “Ho trovato molto efficace il riferimento a Falcone, che io ho citato in qualche dibattito, ma non avevo l’audio”, ha spiegato la ministra di Forza Italia.

Inoltre, figure di spicco del passato politico, come Fabrizio Cicchitto, stanno tornando in campo per sostenere la causa. Insieme a Claudio Signorile, ex socialista, ha avviato un comitato per il Sì dedicato a Giuliano Vassalli.

Come spesso accade nelle campagne elettorali, i dibattiti televisivi saranno cruciali. Carlo Nordio si prepara per quello che potrebbe essere il primo confronto televisivo, previsto per mercoledì a Porta a Porta, dove si confronterà con il capo dell’Anm, Cesare Parodi.

Un suggerimento non richiesto a Giorgia Meloni: sfrutti il referendum costituzionale sulla riforma della giustizia, che rappresenta l’unica vera riforma significativa varata dal suo governo. Attualmente, la premier sembra temere di subire l’effetto Renzi, preoccupata di ripetere l’esperienza di Matteo Renzi nel 2016, quando perse il referendum sulla riforma Alfano-Boschi, che era stata criticata per la sua complessità eccessiva.

Nonostante ciò, la riforma Nordio è considerata più contenuta e ben strutturata. Meloni potrebbe nominare Arianna a presiedere il comitato per il Sì, approfittando del malcontento diffuso nei confronti dei magistrati in questo Paese, con l’aspettativa di ottenere una vittoria schiacciante, con oltre il 70% di voti favorevoli.

Si ricorda che il referendum costituzionale si svolge senza quorum, il che significa che, indipendentemente dall’affluenza, la percentuale dei voti a favore della riforma Nordio avrà un impatto politico significativo. Si prevede che si voterà a marzo 2026, e per Meloni, umiliare l’opposizione di sinistra, attualmente divisa e incerta sul tema, potrebbe rappresentare un ottimo trampolino di lancio per le elezioni politiche del 2027 e un passo verso il Quirinale nel 2029.



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