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Toscana al voto, cala la partecipazione: Schlein teme un segnale negativo dal suo territorio simbolo



Come ha affermato Matteo Renzi venerdì sera, sul palco accanto a Eugenio Giani, la Toscana rappresenta la «ripartenza». Dopo le recenti sconfitte nelle Marche e in Calabria, il voto di oggi e domani per eleggere presidente e Consiglio regionale diventa un’occasione cruciale per la coalizione progressista: è il momento di voltare pagina e tornare a vincere.



Il risultato sembra scontato: Toscana ed Emilia-Romagna restano roccaforti difficilmente espugnabili dal centrodestra, anche se nei Comuni la situazione è più incerta. Ma per Elly Schlein la sfida non è soltanto portare a casa la vittoria.

Intanto, va detto che Eugenio Giani – governatore uscente e candidato del centrosinistra – non è una figura vicina alla segretaria dem. Anzi, inizialmente Schlein avrebbe voluto sostituirlo. Solo la sua determinazione, unita al forte sostegno dei sindaci che apprezzano il suo impegno capillare sul territorio, l’ha costretta a fare un passo indietro. In questo senso, una sua riconferma avrebbe innanzitutto un valore personale.

Schlein sarà valutata su almeno due fronti.
Il primo riguarda la possibilità di chiudere la partita già al primo turno. La legge regionale prevede infatti un eventuale ballottaggio, ma l’accordo con il M5S – a differenza di cinque anni fa – rende plausibile una vittoria al primo turno. Se ciò dovesse accadere, Schlein potrebbe rivendicare il merito di aver costruito l’alleanza, nonostante le forti resistenze interne al M5S toscano, storicamente all’opposizione rispetto a Giani. Alla fine, però, la linea dettata dalla segretaria ha prevalso.

Sarà interessante capire se il contributo del Movimento sarà determinante. Alle elezioni regionali del 2020, Giani ottenne il 48,62% contro il 40,46% della candidata di centrodestra Susanna Ceccardi. Il M5S, allora da solo, raccolse il 6,4%.

Il secondo parametro su cui sarà giudicata Schlein (insieme agli altri leader) riguarda il risultato del Partito Democratico. Cinque anni fa i Dem ottennero il 34,6%, Italia Viva il 4,4%, Sinistra Civica Ecologista il 2,9%, Europa Verde l’1,6%, mentre il M5S arrivò al 7%. Alle ultime Europee, le percentuali non si sono discostate molto, con l’eccezione della crescita di AVS: Pd al 31%, M5S all’8,2%, AVS al 7,5%, Stati Uniti d’Europa al 4,8%.

Anche il risultato del M5S sarà sotto la lente di ingrandimento al Nazareno. Un ulteriore calo dopo i tonfi nelle Marche e in Calabria potrebbe destabilizzare l’intera coalizione, tanto più che l’alleanza con i Cinque Stelle è stata osteggiata fino all’ultimo a livello locale.

E l’autunno si preannuncia tutt’altro che semplice per Schlein. A fine ottobre sono previsti due appuntamenti importanti con l’area riformista, uno a Milano e uno a Livorno. Per questo la segretaria dem non può permettersi una vittoria risicata: serve un successo netto, magari già al primo turno e con un Pd sopra o vicino al 34%, per consolidare la propria leadership in vista delle prossime regionali.

Schlein è ben consapevole delle tensioni interne e delle manovre in corso. Non a caso ieri ha fatto sapere di aver incontrato privatamente Silvia Salis, figura che molti vedono come potenziale rivale in caso di primarie di coalizione. Il colloquio si è svolto a palazzo Tursi, sede del Comune di Genova, ed è durato circa mezz’ora. Al termine, le due si sono abbracciate davanti ai giornalisti, ma solo Salis ha rilasciato dichiarazioni, definendo l’incontro un momento di «sostegno reciproco» e spiegando che Schlein voleva aggiornarsi sul lavoro fatto a Genova con il Pd locale.

Il colloquio, però, ha toccato anche i prossimi appuntamenti elettorali: Toscana, Puglia e Campania, tutte regioni strategiche per il centrosinistra. Schlein punta chiaramente a rafforzare l’intesa con Salis, anche in vista di future primarie. In uno scenario con doppio turno, Salis potrebbe rappresentare l’area riformista al primo turno e poi appoggiare Schlein contro Conte. C’è ancora tempo, ma il fatto che l’incontro sia stato reso pubblico indica che il dossier primarie è già apertamente sul tavolo.



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