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Un giovane di origini ucraine, adottato in Italia, perde la vita in Ucraina mentre combatte volontariamente per il suo paese d’origine. Tribano piange la sua scomparsa



Con profondo dolore, la comunità di Tribano, in provincia di Padova, ha appreso della morte di Artiom Naliato, un giovane di ventuno anni che ha perso la vita nel conflitto in Ucraina. Nato in Ucraina e adottato da una famiglia italiana quando era ancora bambino, Artiom aveva deciso di tornare nel suo paese d’origine per difenderlo dagli attacchi russi, arruolandosi come volontario. La tragica notizia è stata confermata dal sindaco della cittadina veneta, che ha espresso il cordoglio dell’intera comunità.



Con immensa tristezza salutiamo Artiom Naliato che ha scelto di combattere una guerra che portava nel cuore per la libertà del suo Paese d’origine a cui si sentiva profondamente legato,” ha dichiarato il sindaco di Tribano, sottolineando il profondo legame che il giovane aveva mantenuto con le sue radici ucraine nonostante fosse cresciuto in Italia.

La vita di Artiom Naliato è stata segnata da una scelta difficile e coraggiosa. Dopo essere stato adottato da una famiglia italiana, aveva trascorso la sua infanzia e adolescenza nella tranquillità di Tribano, integrandosi pienamente nella comunità locale. Tuttavia, il legame con la sua terra d’origine non si era mai spezzato, tanto da spingerlo a prendere una decisione radicale: partire per l’Ucraina e combattere per il suo paese natale, devastato dalla guerra iniziata con l’invasione russa nel 2020.

Una parente del giovane ha raccontato: “Una parte del suo cuore era sempre rimasto nella terra d’origine. È andato via per sempre per adempiere al suo forte desiderio.” Queste parole sottolineano quanto fosse forte il senso di appartenenza che Artiom sentiva nei confronti dell’Ucraina, un sentimento che lo ha portato a rischiare la propria vita per una causa che considerava giusta e necessaria.

La tragedia si è consumata lunedì scorso, quando un missile russo ha colpito il campo di addestramento militare dove il giovane era alloggiato. Secondo le informazioni disponibili, Artiom Naliato era tornato in Italia circa un mese fa dopo un primo periodo trascorso in Ucraina, ma aveva deciso di ripartire per il fronte poco tempo dopo. La sua morte ha lasciato un vuoto enorme nella famiglia adottiva e nella comunità di Tribano, che lo aveva accolto e cresciuto con amore.

Il sindaco della cittadina ha espresso il dolore collettivo con queste parole: “Una scelta difficile, drammatica, ma animata da un senso di appartenenza e di responsabilità che non possiamo che rispettare. Per il vuoto lasciato ci stringiamo con affetto e dolore attorno alla famiglia che lo ha accolto e cresciuto con amore.”

Prima di dedicarsi completamente alla causa ucraina, Artiom Naliato aveva trovato lavoro come guardia presso un’agenzia di sicurezza vicentina. Il direttore dell’agenzia lo ricorda come una persona determinata e generosa: “Ho provato in tutti i modi a dissuaderlo dal partire, ma era testardo, determinato. Era un soldato dentro.” Ha poi aggiunto: “La sua correttezza e generosità resteranno un esempio per tutti. Le guerre distruggono ciò che di più umano abbiamo: l’amore, l’amicizia, la speranza.

La vicenda di Artiom Naliato rappresenta una storia di legami profondi e scelte difficili. Cresciuto in Italia ma legato indissolubilmente alle sue origini ucraine, il giovane ha sacrificato la propria vita per difendere un paese che sentiva come parte integrante della sua identità. La sua scomparsa lascia un segno indelebile nella comunità di Tribano, che ora si stringe attorno alla famiglia adottiva per offrire sostegno e conforto in questo momento di dolore.



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