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Un lupo maschio è stato abbattuto legalmente in Alta Val Venosta, scatenando polemiche tra associazioni ambientaliste e istituzioni locali



Nella notte tra l’11 e il 12 agosto 2025, un lupo maschio del peso di circa 45 kg è stato abbattuto a un’altitudine di 2.800 metri in Alta Val Venosta, Alto Adige. L’operazione è stata autorizzata il 30 luglio dal presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, e affidata al Corpo Forestale provinciale. Questo evento segna il primo abbattimento legale di un lupo in Italia dopo oltre cinquant’anni, poiché la specie è protetta dal 1976.



Le autorità provinciali hanno giustificato la decisione, affermando che il lupo rappresentava una “minaccia per il tradizionale allevamento alpino” e, in alcuni casi, per la sicurezza pubblica. Prima dell’abbattimento, alcune associazioni animaliste e ambientaliste avevano presentato ricorso al TAR, il quale inizialmente aveva sospeso l’autorizzazione. Tuttavia, la sospensiva è stata successivamente revocata, permettendo l’esecuzione della decisione.

Le reazioni da parte delle associazioni di tutela sono state fortemente critiche. Marco Antonelli, divulgatore ed esperto del lupo, ha dichiarato: “A perdere non è solo il lupo, ma l’approccio scientifico e gli allevatori stessi, presi in giro dalla politica populista della Provincia di Bolzano”. Anche la LAV, tramite il responsabile Massimo Vitturi, ha definito l’atto una “barbara esecuzione non motivata”, annunciando l’intenzione di denunciare la Provincia per “uccisione di animale”.

Numerose altre associazioni, tra cui Green Impact, LEAL, LEIDAA e OIPA, hanno evidenziato la contrarietà dell’operato rispetto alla scienza e alla normativa europea. Queste organizzazioni hanno descritto l’abbattimento come una misura “contro l’evidenza scientifica e il diritto europeo”, denunciando l’uccisione di un lupo “a caso” mentre erano ancora in corso ricorsi il cui esame era previsto per il 9 settembre 2025.

La caccia al lupo in Italia era vietata dal 22 novembre 1976, e il recente abbattimento rappresenta una rottura con questo divieto storico. Le autorità provinciali hanno sostenuto che la decisione fosse necessaria per proteggere gli allevamenti in alta montagna e garantire la sicurezza pubblica. Tuttavia, questa giustificazione è stata contestata da diverse associazioni che hanno richiesto misure preventive alternative.

L’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha fornito un parere favorevole all’abbattimento, sebbene non vincolante. Questo parere ha sollevato ulteriori critiche, poiché alcune associazioni hanno ritenuto il contesto inadeguato per giustificare una simile azione. Le critiche principali si sono concentrate sulla mancanza di adeguate misure preventive e sull’implementazione di politiche che sembrano più populiste che scientifiche.

Il procedimento legale ha visto un ricorso al TAR, inizialmente accolto in via sospensiva, ma successivamente revocato in vista dell’esecuzione immediata. Il giudizio completo era previsto solo per settembre, lasciando molti dubbi sulla legittimità dell’operazione.

Il 12 agosto 2025 rappresenta un momento cruciale nel dibattito sulla gestione della fauna selvatica in Italia. L’abbattimento legale del lupo in Alta Val Venosta ha acceso un acceso dibattito tra le istituzioni e le associazioni ambientaliste. Da un lato, l’amministrazione provinciale difende la scelta come necessaria per la salvaguardia degli allevamenti alpini; dall’altro, le organizzazioni ambientaliste la considerano un grave passo indietro, un voltafaccia scientifico e un segnale negativo del predominio del populismo sulla ragione.

Le polemiche continuano a circondare questa decisione, con le associazioni che promettono di combattere contro quella che considerano una violazione dei diritti degli animali e delle normative europee. L’attesa per il pronunciamento definitivo del TAR, previsto per il 9 settembre 2025, potrebbe portare a ulteriori sviluppi in questa controversa vicenda. La questione dell’abbattimento dei lupi e la loro gestione rimane al centro del dibattito pubblico, evidenziando la complessità delle relazioni tra fauna selvatica, agricoltura e politiche ambientali in Italia.



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