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Un uomo accusato di omicidio volontario e tentato omicidio premeditato è sotto processo a Varese per aver ucciso il suocero e aggredito l’ex moglie con un coltello



Durante la seconda udienza presso la Corte d’Assise di Varese, sono stati ascoltati diversi testimoni nel processo contro Marco Manfrinati, accusato di omicidio volontario e tentato omicidio premeditato. L’uomo, il 6 maggio 2024, avrebbe ucciso a coltellate il suocero, Fabio Limido, e tentato di sgozzare l’ex moglie, Lavinia Limido, sfigurandola al volto.



Un testimone di 21 anni ha raccontato quanto accaduto quel giorno: “Ero in camera a studiare quando ho sentito il grido di una donna. Sono uscito e ho visto un uomo che la colpiva al volto con un coltello. Era coperta di sangue.” Il giovane ha poi spiegato di essere intervenuto insieme al padre della donna nel tentativo di fermare l’aggressore.

Secondo le ricostruzioni, Manfrinati avrebbe atteso l’ex moglie all’esterno dello studio del padre, in via Ciro Menotti, per poi aggredirla con un coltello. Fabio Limido, geologo di 71 anni, sarebbe intervenuto per difendere la figlia, perdendo tragicamente la vita. L’aggressione non è stata un episodio isolato: l’uomo era stato già denunciato più volte da Lavinia Limido, con cui si era separato nell’estate del 2022. Nonostante fosse stato sottoposto al divieto di avvicinamento da parte del giudice per le indagini preliminari di Varese, non era stato disposto l’arresto preventivo.

In passato, Manfrinati era stato condannato a quattro anni e cinque mesi per stalking nei confronti della stessa ex moglie. Dopo l’aggressione, Lavinia Limido aveva dichiarato a Fanpage.it: “Sappi che ammazzerò te, tua madre, nostro figlio, e sai che lo faccio.” La donna ha raccontato di aver vissuto due anni estremamente difficili: “Pochi mesi fa è stato trovato con un martello in macchina. Aveva detto che il suo piano era quello di sfondare i finestrini dell’auto e sgozzarci. Abbiamo denunciato più volte, ma il sistema giudiziario italiano è lento. Quando l’ho conosciuto sembrava il classico bravo ragazzo, ma poi mi ha isolata, perseguitata, umiliata e picchiata. Sono fuggita dalla mia famiglia. Mio padre mi ha salvata: è stata la sua dichiarazione d’amore più profonda.”

Il giorno dell’aggressione, un giovane testimone ha cercato di intervenire con un bastone da passeggio insieme a Fabio Limido, che impugnava una mazza da golf. Entrambi hanno provato a fermare l’auto di Manfrinati, ma quest’ultimo avrebbe messo la retromarcia tentando di investire l’ex suocero.

La vicenda ha sollevato molte polemiche sulla gestione delle denunce per stalking e violenza domestica. Nonostante le segnalazioni precedenti e il divieto di avvicinamento imposto a Manfrinati, le misure adottate non sono bastate a prevenire la tragedia. Gli inquirenti hanno sottolineato come l’uomo fosse stato descritto dal giudice come “pericoloso” e “incapace di controllare i propri impulsi e la rabbia.”

Il processo prosegue con ulteriori testimonianze e richieste di perizie psichiatriche per valutare lo stato mentale dell’imputato al momento dei fatti.



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