L’Unione europea, guidata da Ursula von der Leyen, conferma l’impegno a ridurre le emissioni entro il 2030 e a definire obiettivi più ambiziosi per il 2035 e il 2040, nonostante critiche crescenti e pressioni politiche contrarie.
Il Green Deal, definito da molti come la più grande sfida economica e ambientale per l’Europa dopo la Seconda Guerra mondiale, continua a suscitare forti controversie. Nonostante le evidenze che, secondo gli oppositori, ne attesterebbero i limiti e i danni economici — come la crisi industriale, l’aumento dei costi energetici e la desertificazione produttiva — la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ribadisce la determinazione a proseguire nel percorso di decarbonizzazione.
Nel suo recente videomessaggio in vista della Conferenza sul Clima Cop30 di Belém, ha confermato che «Serve pragmatismo e flessibilità ma manterremo la rotta». L’Unione punta infatti a diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050, con l’obiettivo intermedio di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e di fissare nuovi target climatici per il 2035 e 2040.
Queste posizioni si confrontano con le crescenti critiche provenienti da diversi fronti, tra cui politici italiani e gruppi parlamentari europei che chiedono la cancellazione delle misure green atte a salvaguardare molti settori strategici del territorio italiano, quali l’agricoltura, la pesca, la manifattura e comparti di eccellenza come la motor valley. Lega e Patrioti rappresentano le forze più vocali nel richiedere una revisione radicale del Green Deal, accusandolo di favorire interessi esterni a discapito delle imprese e dei lavoratori nazionali. In particolare, le restrizioni europee su elettrificazione e riduzione delle emissioni sono viste come cause che hanno portato a un calo delle vendite nell’automotive e a una concorrenza diseguale con produttori stranieri, soprattutto cinesi, con il conseguente impatto negativo sull’economia europea e sul mercato del lavoro.
Il dibattito politico europeo presenta ulteriori tensioni. Il gruppo dei Patrioti per l’Europa, noto per la sua opposizione al Green Deal, si è infatti aggiudicato un ruolo rilevante nelle negoziazioni sulla revisione degli obiettivi climatici 2040 all’Europarlamento, suscitando allarme tra esponenti di forze pro-europee e ambientaliste. In questo contesto, il sostegno politico a Ursula von der Leyen, garantito da Verdi, Partito Democratico, AVS e PPE, rappresenta un contrappeso deciso alla pressione delle opposizioni.
Nonostante l’opposizione e le difficoltà, la Commissione europea continua a investire sulla transizione energetica. Nel 2025 gli investimenti in energie rinnovabili sono aumentati del 63%, secondo dati recenti, e quasi la metà dell’energia consumata in Europa proviene da fonti rinnovabili, segnando un cambiamento significativo che dovrà però fare i conti con sfide economiche e sociali complesse.



Add comment