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“Un impegno da oltre 10 miliardi” Giorgia Meloni fa infuriare gli italiani: annunciata l’ennesima valanga di soldi per l’Ucraina



La premier Giorgia Meloni ha annunciato a Roma, durante la Conferenza sulla ripresa dell’Ucraina, che l’Italia e i partner internazionali hanno assunto impegni economici per oltre 10 miliardi di euro a favore della ricostruzione del Paese devastato dalla guerra.



Nel suo intervento alla sessione plenaria, la presidente del Consiglio ha dichiarato che “Investire in Ucraina è un investimento su noi stessi perché riguarda ciascuno di noi, per questo dobbiamo essere orgogliosi del risultato che oggi raggiungiamo tutti insieme” (ANSA). In questo modo ha sottolineato l’importanza strategica e morale dell’iniziativa italiana.

Ha poi aggiunto che l’azione di sostegno dovrà distinguere tra chi “ha fatto tutto ciò che poteva per impedire questa barbarie” e chi non ha agito. Il riferimento era rivolto alle entità internazionali o economiche che abbiano in qualche misura supportato la macchina bellica russa; da qui l’impegno, in linea con la dichiarazione dei ministri delle finanze del G7, a monitorare attentamente la partecipazione ai progetti di ricostruzione .

Giorgia Meloni ha voluto rimarcare l’unità dimostrata dai partecipanti, spiegando che la ampia adesione alla conferenza è un segnale forte: “ognuno di noi è qui per fare la propria parte per un obiettivo comune, guardare oltre l’insopportabile ingiustizia che da più di tre anni viene inflitta al popolo ucraino e sapere immaginare ora un’Ucraina ricostruita, libera, prospera.”

La premier ha poi ribadito che l’obiettivo italiano non è soltanto dare supporto militare o diplomatico, ma anche progettare concretamente “la fase dopo la ricostruzione”: strade, ponti, scuole, chiese, ospedali. “Dovremo tenere conto di chi ha fatto tutto ciò…e chi invece non lo ha fatto,” ha concluso.

L’iniziativa di Roma si inserisce nel più ampio contesto internazionale: altri Stati, tra cui Francia e Germania, si stanno già muovendo in modo articolato. Si prevedono conferenze analoghe in Regno Unito a giugno 2023 e in Germania nel 2024, volte a coordinare risorse, know-how e investimenti privati e pubblici per una ricostruzione duratura. Tra i documenti firmati oggi figurano memoranda di cooperazione in settori chiave come agricoltura, infrastrutture e ambiente.

Durante la gioranta, è emerso con forza il coinvolgimento del tessuto imprenditoriale italiano: oltre 600 aziende – da Webuild e Eni, fino a generali, Leonardo e Italgas – hanno partecipato a incontri bilaterali con partner ucraini, supportati anche da istituzioni finanziarie come BEI e IFC.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha confermato che l’Italia parteciperà al fondo BEI con una garanzia di 100 milioni di euro, rafforzando così la capacità finanziaria del piano europeo di sostegno.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha affermato che l’Italia è pronta a offrire “il meglio del sistema” italiano, con infrastrutture, tecnologie e progetti logistici. Ha sottolineato che “Mosca deve pagare per le distruzioni che ha causato” e ha auspicato che risorse russe congelate possano contribuire ai progetti di ricostruzione .

Anche Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, ha richiamato l’attenzione sul ruolo delle imprese italiane nel settore edile e logistico, definendole “un valore aggiunto per la ricostruzione ucraina” .

Dal fronte ucraino, il primo ministro Denys Shmyhal e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba hanno reso onore all’impegno italiano e internazionale. Kuleba ha sottolineato che “l’interesse delle imprese italiane è la notizia migliore che potessimo avere” e ha auspicato che l’Ucraina possa avviare quanto prima i negoziati per l’adesione all’Unione europea.

La conferenza del 26 aprile 2023 a Roma rappresenta dunque una tappa fondamentale nel percorso di sostegno europeo all’Ucraina, con un impegno italiano che supera i 10 miliardi di euro tra contributi pubblici e investimenti privati. Un segnale forte dell’Italia, che intende fare della ricostruzione un passaggio chiave non solo per la rinascita di Kiev, ma per la stabilità e il futuro dell’intera Europa.



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