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“Ci hanno insultati e maltrattati”: i racconti dalla Flotilla diventano il solito piagnisteo



Dopo due giorni senza assistenza legale, alcuni degli attivisti della Global Sumud Flotilla hanno potuto incontrare i propri avvocati, denunciando condizioni di detenzione difficili, maltrattamenti e insulti. Lo ha reso noto Suhad Bishara, legale dell’ong Adalah, che segue i casi dei fermati portati nella prigione di Ktziot, un carcere di massima sicurezza situato nel deserto del Negev, vicino al confine con l’Egitto.



Secondo le testimonianze raccolte dagli avvocati, al momento dello sbarco dalle imbarcazioni gli attivisti avrebbero subito abusi sia verbali che fisici da parte delle forze israeliane. “Racconteranno tutto in prima persona quando sarà possibile”, ha dichiarato l’avvocatessa, spiegando che le condizioni fisiche e psicologiche dei detenuti risultano compromesse da notti insonni e dalle elevate temperature della zona.

Gli arrestati, riferisce sempre la difesa, “appaiono di buon umore, ma provati dal caldo e dalle difficoltà della detenzione”. Un racconto che trova riscontro anche nelle valutazioni di alcuni diplomatici europei presenti nell’area, secondo cui i prigionieri mostrano segni di stanchezza e stress dovuti alle giornate trascorse in ambienti con temperature superiori ai 30 gradi.

Nella struttura di Ktziot sono stati inviati anche funzionari italiani incaricati di fornire assistenza consolare agli attivisti del nostro Paese ancora sotto custodia.

Il trasferimento nel penitenziario del Negev, secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, non sarebbe stato disposto con l’intenzione di aggravare le condizioni di detenzione, ma per ragioni logistiche: si tratterebbe infatti dell’unico carcere nella regione meridionale di Israele in grado di accogliere simultaneamente centinaia di persone arrestate nell’ambito della stessa operazione.

La vicenda degli attivisti della Flotilla, fermati mentre cercavano di raggiungere la costa di Gaza, continua dunque a sollevare polemiche sul trattamento ricevuto dai partecipanti e sulle reali condizioni nelle quali si trovano i detenuti all’interno della prigione israeliana.



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