Nella notte tra il 16 e il 17 ottobre, un ordigno ha distrutto l’auto del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, sotto la sua abitazione a Campo Ascolano, nei pressi di Pomezia (Roma). L’esplosione ha coinvolto anche l’auto della figlia, entrambe completamente avvolte dalle fiamme.
L’attentato è avvenuto intorno alle 22 di ieri. Ranucci si trovava in casa, mentre l’auto era stata parcheggiata nel primo pomeriggio dal figlio. Poco dopo le due di notte, il giornalista ha rilasciato un primo commento al Corriere della Sera, sottolineando il pericolo corso dalla figlia:
“Mia figlia è passata davanti alla mia auto pochi minuti prima dell’esplosione. Avrebbero potuto uccidere una persona, avrebbero potuto uccidere mia figlia. Hanno usato almeno un chilo di esplosivo”, ha dichiarato visibilmente scosso.
Un’escalation di minacce
Ranucci ha denunciato un clima crescente di ostilità nei suoi confronti, con minacce ricevute negli ultimi mesi. Tra gli episodi citati: un proiettile di P38 recapitato, pedinamenti da parte di soggetti identificati dalla sua scorta, e attività di dossieraggio anche dall’estero.
“Non ho sospetti precisi sul mandante, ma solo pochi giorni fa ho annunciato i temi delle nuove inchieste di Report. Potrebbe non essere una coincidenza”, ha commentato.
Indagini in corso per atto mafioso
La Procura competente si è immediatamente attivata. Sul caso indaga la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Il pubblico ministero Carlo Villani, coordinato dall’aggiunto Ilaria Calò, procede per danneggiamento con l’aggravante del metodo mafioso, in attesa dei primi riscontri investigativi.
Reazioni istituzionali
Il programma Report ha comunicato che la potenza dell’esplosione “avrebbe potuto uccidere chiunque fosse passato in quel momento”. Il Prefetto è stato allertato e sono in corso verifiche.
Numerose le reazioni di solidarietà. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha definito l’attentato “un gesto gravissimo, vile, inaccettabile” e ha ribadito che colpire un giornalista significa colpire “la libertà stessa di informare”.
Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà, condannando l’atto come “un grave atto intimidatorio”. In una nota ufficiale ha ribadito che
“La libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle nostre democrazie, che continueremo a difendere”.



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