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Borseggiatrici a Venezia, un affare d’oro: ogni giorno bottini da 2.500 euro sotto gli occhi di tutti



Un’operazione di polizia ha smantellato un’organizzazione criminale specializzata in borseggi a Venezia, portando all’arresto di 23 individui, di cui 20 donne e 3 uomini, coniugi delle borseggiatrici. L’indagine, condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri in collaborazione con le autorità di polizia ungheresi e croate, ha rivelato un sistema ben strutturato, in cui le donne si occupavano del furto e gli uomini gestivano il riciclaggio e la logistica.



Gli indagati, di etnia rom e sinti, provenienti da Bosnia e Croazia e senza fissa dimora, sono accusati di diversi reati, tra cui furto aggravato, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, lesioni personali, indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento, ricettazione, riciclaggio e violazione del foglio di via obbligatorio. Le indagini hanno evidenziato che ogni ladra poteva guadagnare fino a 2.500 euro al giorno.

L’inchiesta, coordinata dalla procura di Venezia, si è svolta tra luglio 2023 e dicembre 2024. Questo intervento è significativo non solo per il numero di arresti, ma anche perché ha segnato un cambiamento rispetto ai precedenti tentativi di fermare il fenomeno del borseggio. In passato, tali operazioni si concludevano spesso con arresti in flagranza seguiti da scarcerazioni, creando una situazione di impunità per gli autori dei reati. Ora, grazie a questa indagine, si spera di rompere questo ciclo vizioso.

Il gruppo criminale operava principalmente nel centro storico di Venezia, nelle stazioni e sui mezzi pubblici, prendendo di mira soprattutto i turisti. Attraverso un mix di indagini tradizionali e tecniche, gli investigatori sono riusciti a ricostruire 32 episodi di furto, per un valore complessivo di circa 50.000 euro, identificando le 20 borseggiatrici, molte delle quali giovani donne. Alcune di queste si sono dimostrate particolarmente aggressive, ricorrendo anche alla violenza fisica e alle minacce nei confronti di passanti che tentavano di fermare i furti o delle loro complici più giovani, se non raggiungevano gli obiettivi di guadagno stabiliti.

Le indagini hanno rivelato episodi inquietanti di violenza. In un caso, una delle indagate ha minacciato di ferire due giovani borseggiatrici, una delle quali era addirittura minorenne, colpendo una di esse con pugni sulla pancia, ignorando il fatto che fosse incinta. Inoltre, è stato registrato un episodio in cui una donna, intervenuta per fermare un furto alla stazione Santa Lucia, è stata brutalmente aggredita da tre delle indagate, che l’hanno colpita anche con una borsa, procurandole la frattura di un dito e una prognosi di 30 giorni.

Questa operazione ha messo in luce non solo l’abilità organizzativa della banda, ma anche la loro spietatezza. La violenza utilizzata per intimidire non solo le vittime, ma anche le stesse complici, dimostra un livello di controllo e coercizione all’interno del gruppo. La presenza di minacce fisiche e aggressioni nei confronti di chi cercava di opporsi ai furti evidenzia un clima di paura che circondava le attività illecite della banda.

La risposta delle autorità è stata rapida e determinata, con l’obiettivo di ripristinare la sicurezza e la tranquillità a Venezia, una città che vive in gran parte di turismo. L’operazione ha anche sollevato interrogativi sulla necessità di una maggiore attenzione e protezione per i turisti e i cittadini, affinché possano sentirsi al sicuro mentre si muovono in una delle città più visitate al mondo.

Il caso di Venezia è emblematico di un problema più ampio che affligge molte città turistiche, dove il borseggio e altri crimini predatori sono in aumento. Le autorità locali stanno lavorando per implementare misure di sicurezza più efficaci e per sensibilizzare il pubblico sui rischi legati al borseggio, in modo da prevenire futuri incidenti e garantire una maggiore protezione per tutti.



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