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Operaio fotografato accanto a un cadavere riesumato: a processo per vilipendio, “è stata solo ingenuità”



Un uomo in abiti da lavoro, con guanti e mascherina, è stato fotografato mentre solleva i resti di un cadavere in avanzato stato di decomposizione appena riesumato, tenendoli in posa come se fossero un pupazzo. L’immagine, divenuta virale tra le chat locali, ha portato un operaio di 58 anni del Salento a essere accusato del reato di vilipendio di cadavere. Lo scatto, avvenuto nel cimitero di Uggiano La Chiesa, piccolo comune in provincia di Lecce, è ora al centro di un procedimento giudiziario.



L’episodio risale ai mesi precedenti l’estate. L’uomo, vestito con una maglietta verde, stava partecipando a un’operazione di riesumazione richiesta per trasferire una salma in un altro loculo, pratica consentita dalla legge solo dopo almeno dieci anni dal decesso. Durante le attività di spostamento delle casse, con carrelli e attrezzi predisposti per i lavori cimiteriali, l’operaio avrebbe chiesto a un collega di scattargli una foto con il cellulare, tenendo in mano i resti riesumati.

La scena, probabilmente avvenuta in assenza dei familiari del defunto, si è trasformata in un gesto destinato a gravi conseguenze. Lo scatto ha iniziato a circolare rapidamente tra gruppi di messaggistica e social locali, suscitando sdegno e indignazione. Quando la fotografia è arrivata all’attenzione del sindaco di Uggiano La Chiesa, questi ha immediatamente sporto denuncia ai carabinieri, dando avvio alle indagini.

L’identificazione dell’uomo non ha richiesto molto tempo. I militari hanno accertato che il protagonista della foto era un operaio impiegato da una ditta esterna incaricata dei lavori nel cimitero comunale. La denuncia è scattata per vilipendio di cadavere, con l’accusa di aver esposto la salma “in maniera indegna, ponendola in posizione eretta accanto a sé e offendendo il decoro e il rispetto dovuto ai resti mortali”.

Sulla base delle prove raccolte, il giudice per le indagini preliminari ha emesso nei suoi confronti un decreto penale di condanna, che prevedeva una pena pecuniaria senza necessità di un processo ordinario. L’uomo, tuttavia, ha deciso di opporsi alla decisione, chiedendo di poter affrontare il processo per chiarire le proprie ragioni. Nella sua difesa, ha spiegato che il gesto sarebbe stato frutto di un’ingenuità, privo di qualsiasi intenzione offensiva o irrispettosa nei confronti del defunto.



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