Sono passati quasi due mesi dalla scomparsa di Nicola Salinetti, 39 anni, svanito il 21 settembre scorso dalla comunità terapeutica Dianova di Garbagnate Milanese, in provincia di Milano, dove si trovava da poco più di un mese per un percorso di recupero. Da quel giorno non si hanno più sue notizie. La madre del 39enne, Monica M., dopo aver sporto denuncia ai carabinieri, ha avviato ricerche autonome e lanciato un appello pubblico insieme all’associazione Penelope Lombardia, chiedendo un intervento deciso delle autorità.
“Sono stata dentro l’ospedale abbandonato del parco delle Groane. Ho visto l’inferno di Milano, spero che mio figlio non sia lì”, ha raccontato la donna, ancora in attesa di risposte. La madre non si arrende e ora spera che il Prefetto di Milano possa aiutarla a intensificare le operazioni di ricerca: “Qualcuno deve fare qualcosa per cercare mio figlio, devono perlustrare a fondo il parco e verificare se sia lì. Non mi fermerò finché il Prefetto non mi ascolterà. È la mia unica speranza”.
La scomparsa e il racconto della madre
Secondo quanto riferito da Monica M., il figlio era una persona fragile, con alle spalle alcune difficoltà legate all’alcol. Dopo un periodo trascorso in comunità e un successivo ritorno a casa, sembrava aver intrapreso un nuovo percorso di recupero. Tuttavia, un evento familiare ha segnato una brusca ricaduta: “Nicola era molto legato al nonno, è cresciuto con lui. Quando lo scorso marzo il nonno ha cominciato a stare male, Nicola ha avuto una ricaduta. Ha ricominciato a bere. Poi, il giorno dei funerali, lo scorso maggio, ha preso degli psicofarmaci”, ha spiegato la donna.
Già quindici anni fa, Nicola aveva trascorso un periodo nella comunità di San Patrignano, esperienza che sembrava avergli permesso di ritrovare un equilibrio. Dopo la perdita del nonno, invece, la famiglia aveva deciso di affidarlo nuovamente a una struttura specializzata. “Da allora è tornato in comunità, è andato alla Dianova di Garbagnate Milanese. Poco dopo il suo arrivo mi ha detto che non aveva supporto psicologico. Mi ha detto: ‘Non so se posso rimanere qui’. È allora che ho capito che qualcosa non andava”, ha aggiunto la madre.
Il 21 settembre, però, Nicola è scomparso senza lasciare tracce. “Quando ho parlato con i responsabili della comunità mi hanno detto che lo avevano fatto uscire dalla stanza perché aveva mal di schiena. Poi, tempo di fare un paio di faccende, Nicola era sparito”, ha raccontato Monica M.. La mattina seguente, la donna è partita dalla Valtellina, dove vive con la madre, per sporgere denuncia ai carabinieri di Garbagnate Milanese. “Non si è portato via nulla con sé, nemmeno il telefono o i documenti. È così strano”, ha sottolineato.
Le ricerche nel parco delle Groane
La comunità Dianova si trova a poca distanza dal parco delle Groane, un’area verde molto vasta ma anche conosciuta per la presenza di attività legate al traffico di droga. “Nel parco c’è un pericoloso giro di spaccio, con persone armate e tossicodipendenti che vivono in un vecchio ospedale abbandonato”, ha raccontato la madre del 39enne. Il giorno dopo la scomparsa, accompagnata dal compagno, Monica M. ha deciso di entrare personalmente nella struttura dismessa per cercare tracce del figlio. “Si vede di tutto. È un luogo spaventoso, ma non esiste paura quando una madre cerca suo figlio”, ha ricordato.
Dopo le prime ricerche senza esito, la donna ha chiesto ai carabinieri di organizzare una perlustrazione più ampia del parco. “L’han fatta e non hanno trovato Nicola. Però sono andati una sola volta e soltanto in un’area circoscritta del parco che è immenso”, ha spiegato. Il parco delle Groane, secondo il sito del Comune di Garbagnate Milanese, si estende infatti su circa 7.700 ettari, un territorio vasto e difficile da esplorare completamente.
Nonostante l’impegno dei volontari e la diffusione dei manifesti di ricerca in tutta Milano, nessuno sembra aver visto Nicola Salinetti dopo la sua scomparsa. “Abbiamo tappezzato la città con i manifesti, ma di Nicola non c’era traccia. Evidentemente non è sufficiente”, ha dichiarato la madre, chiedendo nuovamente un intervento delle autorità.
L’appello al Prefetto e la speranza di una madre
Convinta che il figlio possa trovarsi ancora nella zona del parco, Monica M. chiede un’azione più incisiva: “Fate qualcosa, entrate nel parco per verificare se Nicola sia lì. Non potete rinunciare a cercarlo, ho bisogno del vostro aiuto”, ha detto. La paura della donna è che il figlio possa essere trattenuto da qualcuno o che si trovi in una situazione di pericolo. “Il silenzio ormai è insostenibile. Viviamo con questo pensiero costante. Sopravviviamo, ma non viviamo più”, ha concluso.



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