Pace fiscale ultime notizie oggi, pochi giorni al condono



È rientrata la polemica tra Movimento 5 Stelle e Lega per il testo del Decreto Fiscale ‘modificato’. Entrambe le parti hanno assicurato che lo stralcio delle cartelle esattoriali per i soggetti in difficoltà economica, i quali potranno saldare i debiti maturati in questi anni in misura agevolata, ci sarà. Nel dettaglio, secondo le indiscrezioni delle ultime ore, sembra che il governo intenda ripristinare il progetto originale del condono fiscale. Di conseguenza, ogni debito potrà essere saldato in percentuale, con l’aliquota che varia a seconda della situazione economica del contribuente. Per determinare quanto bisognerà pagare per ‘fare pace’ con il fisco si terrà conto del valore Isee del debitore. Per i contribuenti con cartelle notificate dall’ex Equitalia con reddito Isee inferiore ai 15.000 euro, ad esempio, il saldo sarà possibile pagando il solo 6% dei debiti maturati. Per chi ha un Isee compreso tra i 15.000 euro e i 22.000 euro, invece, l’aliquota del condono fiscale è del 10%; si sale al 25%, invece, per coloro che hanno un reddito compreso tra i 22.000 e i 30.000 euro. Nessuna possibilità di condono, invece, per coloro che hanno un reddito Isee superiore ai 30.000 euro.



Per chi deciderà di aderire al condono fiscale così da pagare in misura ridotta i debiti maturati c’è anche la possibilità di pagare a rate, fino ad un massimo di 10 mensilità. È importante sottolineare però che con il nuovo decreto, modificato dopo le polemiche insorte tra Lega e Movimento 5 Stelle, non ci sarà alcuna pace fiscale – tramite dichiarazione integrativa speciale al 20% – per i capitali detenuti all’estero. Contemporaneamente è stato cancellato lo scudo penale per gli evasori, vero e proprio pomo della discordia tra Salvini e Di Maio.

Si tratta della parte della pace fiscale con le scadenze più ravvicinate. Come ricorda la scheda pubblicata dall’agenzia delle Entrate, il termine di versamento dell’importo dovuto scade:

•il 13 novembre 2018 per l’accertamento con adesione sottoscritto ma non perfezionato al 24 ottobre 2018;

•il 23 novembre 2018 per l’invito al contraddittorio per il quale l’istruttoria era ancora pendente al 24 ottobre 2018;

•il 23 novembre 2018 per l’avviso di accertamento, l’avviso di rettifica o di liquidazione, l’atto di recupero credito, non impugnato ed ancora impugnabile al 24 ottobre 2018, oppure, se più ampio, entro il termine che alla medesima data era pendente per l’eventuale impugnazione dell’atto oggetto di definizione.

Unica soluzione o un massimo di 20 rate
Il versamento può essere effettuato in un’unica soluzione oppure in un massimo di venti rate trimestrali di pari importo. La prima rata ovviamente deve essere versata entro i termini indicati sopra. Le rate successive alla prima devono essere versate entro l’ultimo giorno di ciascun trimestre. Sull’importo delle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi legali calcolati dal giorno successivo al termine di versamento della prima rata.

Come si versa
In caso di invito al contraddittorio, il contribuente:
•per la compilazione del modello F24 indica i codici tributo relativi agli importi dei soli tributi ed eventuali contributi previsti per l’accertamento con adesione, il codice ufficio riportato nell’invito ricevuto, l’anno di riferimento e il codice atto «99999999107»;
•per la compilazione del modello F23 utilizza i codici tributo e il codice ufficio riportati nell’invito ricevuto e nel campo 10 («Estremi dell’atto o del documento») i seguenti dati: campo anno «2018», campo numero «99999999107».

Sanatoria fiscale, addio a bollo auto e multe: condono cartelle di 1000 euro

La discussione è ancora accesa per quanto riguarda la nuova sanatoria fiscale da introdurre nell’ultima legge di stabilità 2019: i riflettori sono puntati sulle multe stradali e anche mancati pagamenti del bollo auto. Le ultime agenzie, infatti parlano di ipotetici sconti a tutti coloro che hanno cartelle esattoriali inferiori a 1000 euro.

Come funziona la sanatoria domanda?

Per consentire lo straccio delle mini cartelle, i soggetti interessati non devono fare nulla sarà la stessa agenzia delle entrate ad eliminare le pendenze. Tutta l’operazione sarà gratuita, ma nei € 1000 di soglia massima amico di anche sanzione interessi.

Il saldo e stralcio è un accordo preso tra due parti, che possono essere privati e banche, solo privati, ma anche solo aziende. Il saldo e stralcio si verifica in caso di difficoltà finanziaria, in cui una delle due parti (il debitore) si trovi nella condizione di non pagare la somma dovuta.

Ne consegue, quindi, che il saldo e stralcio è una transazione che può avvenire anche tra aziende. Può capitare, infatti, che un’azienda non sia in grado di pagare le fatture emesse da un’impresa fornitrice, la cui stabilità economico-finanziaria potrebbe essere compromessa seriamente.

Il saldo e stralcio rappresenta tuttavia una decisione molto delicata che il creditore è libero di accettare o rifiutare. Poiché si tratta, di fatto, di un cambiamento contrattuale, è necessario proporre la giusta soluzione affinché il creditore sia d’accordo ponendo fine al debito.

Per tale ragione, la presenza di una persona esperta è di fondamentale importanza. Il consulente Alessandro Bergami opera nel campo finanziario e da anni ha maturato esperienza negli accordi saldo e stralcio non solo tra privati, privati e aziende, ma anche tra sole imprese. Essere affiancati da un professionista esperto consente al debitore di presentarsi al meglio agli occhi del creditore che, per ovvi motivi, avrà nutrito dei pregiudizi piuttosto negativi nei suoi confronti.

Saldo e stralcio quanto proporre

Nel momento in cui si decide di procedere con il saldo e stralcio, è necessario che il debitore disponga di una determinata disponibilità economica. In base a questa, infatti, è possibile formulare una proposta dipendente dalla solvibilità del debitore.

Alla luce di questo aspetto, non esiste un parametro universale che indichi il valore preciso da proporre. È proprio per questo motivo che la consulenza di un professionista è il rimedio più efficace per l’estinzione del debito.

Saldo e stralcio conseguenze

Il saldo e stralcio, per la sua natura di transizione, è chiamato anche accordo stragiudiziale, ovvero che avviene al di fuori delle parti legali. Di fatto, non è indispensabile la presenza di un avvocato poiché, alla fine dei conti, il debitore paga il debito e il creditore ottiene il pagamento dovuto.

Le conseguenze del saldo e stralcio possono comunque verificarsi e riguardare il mancato pagamento della somma dovuta che potrebbe innescare il meccanismo del recupero crediti da parte del creditore, comportando al contempo anche la segnalazione del debitore alla CRIF, ovvero alla Centrale Rischi Finanziari, ovvero il database della Banca d’Italia contenente tutte le informazioni sulle persone, fisiche o giuridiche cui è stato concesso un finanziamento.

Il fisco e le tasse gravano da sempre, in modo crescente, anche sugli automobilisti italiani ed ecco allora che quando si parla di bozza per una nuova operazione del Governo in merito alle tasse…. Si toccano anche gli interessi di qualche automobilista nostrano. Non parliamo delle ventilate ipotesi di esenzione da Superbollo o altro “forte sconto” per incentivare chi acquisti le auto elettrificate, ma di “pulizia” dallo scantinato istituzionale strapieno di vecchie cartelle esattoriali da sanare.

Si parla di cifre elevate, in quantità di casi, contenute però in somma singola (entro i mille euro) e limitate in periodo (antro l’anno 2010) che potrebbero essere stralciate. Come? Chi abbia delle somme addebitate per questioni di bollo magari, non risultante correttamente pagato e quindi iscritto a ruolo, piuttosto che multa, potrebbe risolvere la questione con meno peso del previsto.
Il nuovo decreto fiscale, detto anche della “pace” è ancora in bozza e quindi nulla è certo, ma potrebbe riservare sorprese ancor più di quando si è istituita, recentemente, la cosiddetta rottamazione dei debiti col fisco.

Multe incluse o meno (potrebbero non esserlo) aliquote ridotte o ridottissime, speriamo solo che il messaggio che passi alla fine, sia quello di coerenza nel rispetto delle norme, anche se con sanzioni variabili e non troppo tempestive. Le casse dello Stato non ci devono perdere ulteriormente (perché di sanzioni tendenzialmente dovute si tratta) e gli automobilisti onesti non devono sentirsi gravati da pesi eccessivi, proprio quando il settore sta vivendo momenti di importante evoluzione.

Sanatoria fiscale, Bitonci: nel decreto 10 miliardi di entrate una tantum

Bitonci spiega che sulle dichiarazioni integrative si pagherà una flat tax del 15 per cento e che «si fanno emergere anche i 5 anni precedenti con risorse magari rimaste bloccate nei cassetti e che possono essere riutilizzate»; per il «saldo e stralcio» – che Bitonci non vuole chiamare “rottamazione ter” – si stanno “valutando con il Mef cartelle piccole per importi sotto i mille euro che sono il 55% del magazzino da 850 miliardi e riguardano 10 milioni di contribuenti o anche sotto 5mila euro: «Bisogna pulire il magazzino – dice – che si incrementa ogni anno di 50 miliardi per arrivare a un punto zero. Su queste piccole cartelle pensiamo di far pagare il 10% oppure le stralciamo completamente».

Sul saldo e stralcio saranno previsti 5 anni di dilazione, riguarderà anche liti pendenti, contenzioso e pre-contenzioso tributario. Si tolgono sanzioni e interessi, «il che vuol dire arrivare al 50% perché in Italia sono molto alte le sanzioni rispetto alla media europea» e si include anche il giudizio: «Se in primo grado c’è sentenza favorevole si può chiudere al 50% senza sanzioni e interessi, se si va al secondo grado il 20 per cento».

Bitonci ha sempre fatto riferimento a chi ha presentato la dichiarazioni dei redditi. Si sta studiando anche una norma sulle società di comodo che non producono reddito. Infine Bitonci ha indicato che «la parte a regime che riguarda la transazione fiscale e il concordato permanente per le crisi d’impresa andrà probabilmente in Legge di Bilancio».

Pace fiscale, l’incertezza spinge a pagare di meno su liti e cartelle

Quando vengono annunciate misure di definizione – che poi le si etichetti «condono», «sanatoria» o «pace fiscale» poco importa – si genera (intanto) una sorta di «rallentamento dell’adempimento» del contribuente fino a che il provvedimento annunciato non diventa definitivo.

Nel caso della «pace fiscale» annunciata più volte da questo Esecutivo, questo lasso temporale si chiuderà inevitabilmente con la versione definitiva della legge manovra (a dicembre).
D’altronde, le varie misure di sanatoria hanno sempre avuto una genesi progressiva nel tempo. Si pensi, ad esempio, alla sanatoria degli omessi versamenti dei condoni del 2002, che venne inserita solo successivamente per non mettere a rischio il versamento degli acconti di novembre.

L’aspettativa di pagare di meno

Ad ogni modo, nell’immediato, un effetto si è già ottenuto: molti uffici periferici delle Entrate lamentano che in questo periodo «nessuno chiude in adesione». Il motivo è evidente: con tutte le voci che si rincorrono sulla possibilità di definizione delle liti, sia potenziali (perché non ancora impugnate avanti ai giudici tributari) che pendenti (perché già impugnate), è davvero difficile pensare che un contribuente decida in questo momento di definire in adesione una controversia con il Fisco (in questo caso si tratterebbe di una lite potenziale).

Una definizione delle liti determinerà, come minimo, l’abbattimento delle sanzioni. Nell’accertamento con adesione, invece, le penalità risultano pari a un terzo del minimo. Senza contare che nell’adesione non opera il principio del cumulo giuridico della sanzione, per cui le penalità vanno pagate per ogni tributo e per ciascun periodo d’imposta.

È evidente, quindi, che di fronte all’ipotesi di una definizione delle liti con il Fisco, che comporterà senz’altro vantaggi superiori a quelli che derivano dai vari istituti deflattivi a regime, il contribuente adotta in questo periodo molto spesso una strategia attendistica.

Chiaramente, la stessa strategia viene adottata da chi ha già intrapreso la strada del contenzioso e ha ottenuto una sentenza sfavorevole. In tal caso, il contribuente si sta premurando di non fare in modo che la sentenza diventi definitiva, così da non risultare escluso da una possibile definizione delle liti pendenti.

È evidente, inoltre, che il contribuente, molto probabilmente, si guarderà bene dall’utilizzare anche gli altri (numerosi) istituti di definizione previsti a regime quali: l’acquiescenza, la conciliazione giudiziale, la definizione delle sanzioni (articoli 16 e 17 del decreto legislativo 472/1997), la definizione dei cosiddetti «avvisi bonari».

Le autocorrezioni: il ravvedimento operoso

La stessa linea di comportamento viene spesso adottata per il ravvedimento operoso, tant’è che, in attesa della «pace fiscale», risulta che le regolarizzazioni ex post dei contribuenti si siano molto ridotte. D’altronde, il ravvedimento operoso ora è possibile entro termini molto più ampi di quelli previsti in passato (oggi praticamente il ravvedimento «è per sempre», nel senso che è effettuabile entro i termini di decadenza dell’azione di accertamento), per cui se non ci sarà la «pace fiscale», rimarrà sempre la possibilità dello stesso ravvedimento (tranne che per le annualità decadute, ma quelle, appunto, saranno decadute, e il Fisco non potrà più intervenire).

In questo contesto, sarebbe utile chiedersi se ha senso mantenere a regime una pletora di istituti di definizione che prima o poi vengono puntualmente depotenziati da un qualche provvedimento definitorio “una tantum”. Quanto al depotenziamento della credibilità del sistema a fronte di queste misure condonistiche, è argomento oramai buono solo per i pochi nostalgici strenui difensori della legalità tributaria.



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