Fatture elettroniche, iniziano i problemi: Respinte 75mila al giorno



Nessuna anomalia. Tutto procede a gonfie vele. Giovanni Tria non ha dubbi: la fattura elettronica è una bomba, nel senso buono del termine. E qualsiasi trascurabile problema si sia verificato nei primi giorni di utilizzo del nuovo strumento non è da addebitare all’Agenzia delle entrate, ma ai programmi informatici dei commercialisti e degli operatori abilitati. Insomma, i professionisti si sono inventati tutto.



La fattura elettronica non è un complicatissimo sistema di tracciabilità dei pagamenti che sta mettendo in ginocchio commercianti e partite Iva, che sta costringendo ristoratori e albergatori a rilasciare ricevute di cortesia in attesa dell’operatività piena del sistema, che ha imposto a tutti di spendere fior di quattrini per aggiornare il software, che ha mandato in tilt i cervelloni elettronici del fisco e che ha fatto preoccupare il garante della privacy per le numerose violazioni alle regole sul trattamento dei dati.

NIENTE CRITICITÀ Macché. Il ministro dell’Economia ieri pomeriggio si è presentato alla Camera e ha spiegato nel dettaglio come sono andate veramente le cose.«Non sono stati riscontrati malfunzionamenti o anomalie, né criticità di sorta», ha esordito il titolare di Via XX Settembre. E il merito è tutto dell’Agenzia delle entrate, che «ha posto in essere numerose attività di monitoraggio del sistema per verificarne la tenuta ».

A dire di Tria ci sono «sonde » che stanno rilevando «in via automatica ogni 5-10 minuti » eventuali problemi. E tutta fila liscio. Ecco i numeri a riprova. Dal primo gennaio, ha spiegato il ministro dell’Economia, «il sistema ha gestito 8,1 milioni di fatture con un tasso di scarto del 7,3%, mentre era sopra il 30% nella prima fase di fatturazione elettronica». Come come? Il 7,3% degli invii è stato rigettato? Fermiamoci qualche secondo e facciamo due calcoli.

Certo, la percentuale è più bassa rispetto a quella dell’avvio sperimentale del meccanismo, che fu un inferno reale per le categorie che per prime sono state sottoposte all’obbligo (tutte quelle che vendono beni e servizi alla pubblica amministrazione e poi i privati per i contratti di subappalto e per le cessioni di carburante), ma sostenere che è irrisoria è un altro discorso.

Traducendo in numeri assoluti il dato fornito da Tria significa che dal primo gennaio il sistema della Sogei, che gestisce tutte le pratiche telematiche del fisco, ha impedito ai professionisti di inviare correttamente oltre 591mila fatture. Se consideriamo che si tratta di soli 8 giorni, il risultato è che ogni 24 ore l’Agenzia delle entrate ha rifiutato circa 74mila invii. Potrà anche essere normale, fisiologico e, anzi, meglio del passato per Tria, machi glielo dice a quelle 74mila partive Iva che fino a qualche giorno fa non avevano alcun problema ad emettere fattura ed ora vivono nel terrore di finire nel mirino del fisco perché non riescono ad ottemperare correttamente all’ennesimo adempimento imposto dallo Stato.

OPPOSIZIONI IN RIVOLTA L’intervento al question timedel titolare del dicastero di via XX settembre sulla fatturazione elettronica, ha denunciato l’Associazione nazionale dei commercialisti, «ha plasticamente rappresentato la spaccatura tra ciò che avviene negli studi, nelle imprese, nelle attività artigianali e commerciali alle prese con un sistema che non funziona, e l’avveniristico paradiso tecnologico approntato dall’Agenzia delle Entrate e descritto da Tria».

La favoletta raccontata dal ministro ha fatto andare su tutte le furie anche le opposizioni. «Voi non dovete difendere il fisco, ma il popolo italiano», ha accusato il deputato di Forza Italia, Galeazzo Bignami. «Affermare che non ci sono stati malfunzionamenti è allucinante. Ma in quale mondo vive Tria? Ci sono decine di migliaia di segnalazioni in tutta Italia di commercianti, imprenditori e professionisti che non riescono a emettere fattura perché inermi di fronte a una schermata con scritto “il sistema non è al momento disponibile” », gli ha fatto eco il capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesco Lollobrigida.



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