Pierfrancesco Favino è considerato uno dei più grandi attori italiani di quest’epoca



Pierfrancesco Favino continua la sua scalata al successo con personaggi cinematografici di grande popolarità e spessore, scelti in ambito politico e sociale. Così dopo il successo de “Il Traditore” di Marco Bellocchio, presentato allo scorso Festival di Cannes e in cui vestiva i panni del boss della mafia Tommaso Buscetta, adesso è la volta di “Hammamet” di Gianni Amelio, in cui impersona Bettino Craxi, uno dei più conosciuti e controversi nomi della scena politica nostrana.



Insomma, benché Pierfrancesco ci tenga a specificare di non essere un “attore politico”, i suoi film non smettono mai di far discutere… e pensare. E non solo da ora, ricordando anche il ruolo del Libanese in “Romanzo criminale”, del Cobra di “ACAB”, di Giorgio Ambrosoli in “Qualunque cosa accada” e tanti altri. Lui ammette comunque di girare queste pellicole con attenzione, perché aiutano la memoria collettiva e insegnano tante cose in tutto il mondo.

Non a caso “Il Traditore” è stato presentato anche in Cina, dove ha riscosso molto interesse. «Hanno riconosciuto la bella classicità del film che rimanda a certi titoli del passato , hanno apprezzato la mano del maestro ma anche la sua dimensione popolare», ha detto l’attore a “La Repubblica ” . Ruoli per cui serve tanta preparazione, una fase del lavoro di attore a cui lui non si sottrae, in particolare per entrare nei panni di Buscetta: «ho messo su circa nove chili perché esiste una fisicità nella mafia.

Costituita da un gruppo di imprenditori agricoli con stomaci rotondi, nonostante si curino, hanno l’aria rozza camuffata con i gabarden, e una presenza fisica che, a partire dalla respirazione, cambia il modo in cui guardi gli altri e come loro guardano te». Una trasformazione che è fisica ma anche filosofica perché lui vuole entrare nell’anima del personaggio che deve interpretarlo, vuole capirlo: «è pervaso dalla vanità. E’ terrorizzato dall’idea di invecchiare. E’ alla perenne ricerca di uno status. Non a caso uno dei suoi miti è Gianni Agnelli», ha detto di Buscetta a “Vanity Fair”. Su di lui Favino ha fatto anche una particolare riflessione: «il male è molto più pericoloso quando ha una veste luccicante: è molto più facile pensare al male se lo riconosciamo ».

Anche la figura di Bettino Craxi, che ha interpretato in “Hammamet”, gli ha dato da pensare e non sono poche le osservazioni che Pierfrancesco Favino ha fatto al riguardo: «in effetti anche solo per il modo di esprimersi e la preparazione di quella classe politica rispetto a ciò a cui siamo abituati oggi mi sembrano passati 200 anni! Mi ha colpito il rispetto che quelle persone di tutti i partiti, avevano per il ruolo che ricoprivano; ovviamente sto tralasciando tutto ciò che riguarda l’aspetto delle tangenti, ma da attore io guardo più a come parlavano e si muovevano. Il senso delle istituzioni che c’era allora sembra essersi dissolto. – ha dichiarato al “Corriere della sera” – Quelli erano politici di professione, avevano dedicato la loro vita a un ideale d’appartenenza, che non era un ideale di potere.

Ed era anche questo a generare il rispetto che mio padre poteva avere di certe figure politiche, e che io stesso da bambino sentivo di avere per persone importanti, che ne sapevano di più». Fatto sta che la fama e i riconoscimenti, grazie anche a questo tipo di personaggi rappresentati sui grandi schermi, stanno crescendo giorno dopo giorno e Favino, protagonista anche de “Gli anni più belli” di Gabriele Muccino, sta confermando la fama all’estero dove è molto apprezzato al punto di aver già lavorato a Hollywood in film internazionali come “Una Notte al Museo”, “Le Cronache di Narnia”, “World War Z”, “The Catcher” e la serie tv di Netflix “Marco Paolo”: «non dobbiamo aver paura di pensare di essere meno interessanti o meno capaci di quanto non siamo. Abbiamo la possibilità di portare ciò che loro non hanno e dobbiamo crederci ».

E pensare che lui si descrive come una persona molto riservata, addirittura timida. E’ per questo che, ha dichiarato, cerca di tenere per sé la sua vita privata ed emotiva. Sarà anche per questo che, amatissimo dalle donne, ancora giovane ed affascinante Favino tende a dissimulare la sua immagine da sex symbol: «io penso che se non avessi avuto un faro addosso forse non se ne sarebbero accorte – ha detto a “I Lunatici” di Radio2 Rai – Anche se in realtà non mi è mai andata troppo male con le donne. Sono anche cresciuto in mezzo alle donne, questo è molto importante… E poi magari incarno qualche cosa, un misto tra il mio aspetto fisico che è decisamente maschile e una sensibilità che più ampia. Quando questa cosa traspare può essere attraente. Detto questo, se fossi donna io non mi piacerei.

Tutti noi abbiamo una faccia ma vorremmo averne un’altra. Comunque, se va bene a loro io sono ben contento. Se sono mai capitate avance esagerate? Su instagram ogni tanto capita, ma rimane tutto abbastanza nella norma e nell’educazione. Qualcuna è abbastanza fissata con le mani. Non ho mai usato i social per acchiappare». Ed ora che viaggia a vele spiegate verso il successo internazionale, Favino tornerebbe a presentare in tv, come ha fatto per il Festival di Sanremo 2018? La risposta è sì: «per me è stata una lezione e una liberazione. Facendo il mestiere che faccio, l’attore, c’è sempre il filtro del personaggio dietro al quale ti sveli e ti nascondi. Accettare quella sfida è stato accettare la sfida di mostrare ciò che sono. Io sono quello. Io sono un po’ schizofrenico».



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