Claudia Pandolfi chi è? Età, marito o compagno, figli, carriera, vita privata, amore, successi e Marco De Angelis



Non sono una cuoca provetta, però amo mangiare. Per fortuna, il mio compagno (il produttore Marco De Angelis, ndr) ai fornelli se la cava e mi dà una mano. Tornando alla fiction, la trama è davvero intrigante. Tanfi è che ho accettato subito il ruolo di Valeria, una donna risolta, sposata, con due figli e un lavoro che le piace. Da bambina era vicina di casa di Masantonio e quando lui, dopo anni, è tornato a vivere nell’appartamento che era dei genitori, si sono ritrovati. E Valeria darà il via all’indagine introspettiva che porterà Elio a fare i conti con il suo passato.



HO TANTI AMICI DA UNA VITA

All’amicizia tra uomo e donna credo molto, anche se può essere complicata e passare attraverso diverse fasi, compresa quella dell’infatuazione. Io, per esempio, ho diversi amici di lunga data. Alcuni li conosco da sempre, perché le nostre madri si frequentavano quando erano incinte. A loro se ne sono aggiunti altri, incontrati al mare durante l’infanzia e l’adolescenza. Grazie ai social, poi, di recente ho ritrovato un gruppo di vecchi compagni di vacanze con i quali abbiamo iniziato a scriverci in chat, con la stessa confidenza che avremmo se ci fossimo lasciati la settimana prima. Tant’è che abbiamo deciso di vederci tutti insieme, senza le famiglie. Molto cinematografico, vero? Fra l’altro, i nostri partner si sono detti d’accordo, forse perché passare un weekend ad ascoltare i ricordi di dieci matti non sarebbe il massimo. Detto questo, sapete che io e Alessandro Preziosi non avevamo mai lavorato insieme?

Invece, subito dopo aver terminato le riprese di Masantonio ci siamo trovati di nuovo sul set di un film dove saremo fratello e sorella, e la cosa ci è riuscita benissimo, perché dopo aver girato i dieci episodi di Sezione scomparsi ormai eravamo complici e super affiatati. Durante la pandemia, una parte del mondo dello spettacolo ha continuato a lavorare. Ma moltissime altre persone purtroppo si sono fermate. Ecco perché con tanti colleghi abbiamo dato vita a Unita (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo), un’associazione di categoria che ci ha permesso di dire la nostra, anche davanti al ministro Franceschini. Siamo 11.000 e questo mi rende molto fiera, perché ce l’abbiamo fatta ad alzare la testa.

Marco De Angelis, chi è il compagno di Claudia Pandolfi

È nato l’ 8 ottobre 1980 e di conseguenza a 41 anni. Sappiamo che è un produttore cinematografico di grande successo, è molto riservato tanto che non si sa molto della sua vita privata. È responsabile della DAP De Angelis ed è anche un produttore cinematografico di grande successo.

Ad esempio, è il produttore cinematografico della serie televisiva Netflix intitolata Baby, che ha avuto un successo davvero strepitoso. È legato a Claudia Pandolfi esattamente dal 2014 e nel 2016 hanno avuto il loro primo figlio nato nelle prime settimane del 2016. Quest’ultimo si chiama Tito ed ha 5 anni. Claudia Pandolfi aveva già avuto un altro figlio, nato dalla relazione con Roberto Angelini. Marco e Claudio sono molto riservati e dà sempre hanno tentato di vivere il loro rapporto lontano dalle telecamere. Si dice che i due si siano sposati per strada a Barcellona e che il loro sia davvero un grande amore.

Gabriele e Tito avuti da Roberto Angelini e da Marco De Angelis

Gabriele e Tito sono i due figli di Claudia Pandolfi, la nota attrice. L’attrice nel 1999 è stata sposata per soltanto un media con l’attore è il doppiatore Massimiliano Virgilii, che ha lasciato poi per Andrea Pezzi. Nel 2006 ha avuto un figlio di nome Gabriele, da Roberto Angelini. Poi, successivamente ha avuto anche una relazione con Marco Cocci. Dal 2014 è stata legata al produttore Marco De Angelis dal quale poi il 15 gennaio 2016 ha avuto il secondogenito Tito.

Debutta in prima serata su Raiuno, Un professore’. la nuova serie, pro donna single che cerca di sbarcare il lunario Mamma di Manuel, lo studente difficile che il professor Dante Balestra prenderà sotto la sua ala protettrice, Anita riuscirà a fare breccia in quella solida corazza che l’insegnante ha frapposto tra sé e il mondo dei sentimenti.

«Sono selettiva con le persone» Claudia, cosa ti ha convinto a dire sì a questo progetto? «È rarissimo che io dica no a qualche offerta di lavoro. E successo solo quando avevo già altri impegni o quando intravedevo che il personaggio che mi veniva proposto, grande o piccolo che fosse, non aveva contorni ben definiti, non era così a fuoco. A me lavorare piace molto ed è per questo che ho accettato con entusiasmo.

Negli ultimi anni sono diventata più selettiva, ma con le persone, non con i personaggi». La voglia di lavorare è aumentata anche a fronte delio stop imposto dalla pandemia? «Sicuramente, anche se nel mio caso viene da molto lontano. Mi sono innamorata di questo mestiere che ero giovanissima.

Non ho mai avuto un piano attori dei “privilegiati”. Forse chi lo dice ci immagina impegnati tutto il giorno a lanciare paillettes e ovviamente non è così. Certo non mi lamento, ma sono una che si alza al mattino alle sei e mezza. Mio padre lo ha fatto percorrendo ogni giorno la stessa strada, io ho la fortuna, e il privilegio quello sì, di farlo cambiando strada e maschera ogni volta. Posso essere considerata un’attrice privilegiata perché lavoro bene e tanto, ma non faccio un mestiere da privilegiati».

Questo tuo atteggiamento così solido, dove affonda le sue radici Negli insegnamenti della mia famiglia e nella mia personalità. Sono schiva, empatica ma solo con chi voglio. Non mi piace stare al centro dell’attenzione, né frequentare feste e salotti.

L’essenza del mio lavoro è ben altra. La mia famiglia è sempre stata intelligente, mi è stata vicino, mi ha sostenuto, ma mai soffocata». Credi che un atteggiamento come il tuo ti abbia sbarrato alcune porte? «Sì, ma chissà cosa si nascondeva dietro quelle porte! Anche quando non vengo scelta per un ruolo, dico che doveva andare così. Non bisogna accanirsi contro la sorte. Immaginate che quando sono alla guida e sbaglio strada mi dico: “Beh, è successo perché se avessi preso la strada giusta avrei fatto un incidente!”. Ecco, capite, la sana follia che regna nella mia testa».

Da che famiglia provieni? «Da una famiglia semplice. Siamo stati sempre tanti, tra zii e nonni. Mio padre era dirigente di un noto quotidiano, mentre mamma lavorava in un’agenzia pubblicitaria. Io sono stata la prima a tentare una strada artistica.

Loro erano divertiti quanto me e probabilmente tutto immaginavano tranne che sarei diventata un’attrice. Volevo fare la ginnasta e trascorrevo tutto il tempo in palestra. I miei, quando ho cominciato a fare questo mestiere, mi dissero: “Se ti piace, fallo!” Ieri come oggi sentivo i loro sguardi benevoli addosso e a diciassette anni se ne ha davvero bisogno. Io e i miei non ci aspettavamo l’orco dietro l’angolo, ma solo cose belle. E quelle cose belle sono arrivate. Per il primo film guadagnai otto milioni e mi faceva effetto soprattutto perché i miei genitori avevano fatto sacrifici per tutta una vita».

Come hai speso quel tuo primo stipendio? «Pagai la scuola privata. Proprio quell’anno, infatti, non chiedetemi il perché, ma decisi di fare quattro anni in uno a ragioneria. Non ho avuto un professore come Gassmann purtroppo. Non ho mai incontrato un docente di quelli che ti fanno rimanere incollato alla sedia e che ti fanno pendere dalle loro labbra tanto sono capaci di appassionarti.

Anche gli importanti registi con cui hai lavorato sono stati dei maestri per te… «Già al primo set ero rapita da questo mestiere. Non capivo nulla di quello che succedeva attorno, ma ne ero profondamente affascinata. I tanti anni di ginnastica artistica mi avevano dato una disciplina ferrea che ho poi impiegato sul lavoro. Ogni persona che ho incontrato in questo percorso mi ha dispensato con generosità degli insegnamenti. Quando mi trovo sul set con Paolo Virzi, per esempio, mi sento come una bambina che si trova nel paese dei balocchi. Ma imparo da tutte le figure professionali che sono sul set. E come un’orchestra: tutti coordinati e con un obiettivo comune… E allora sì che si suona la sinfonia più bella del mondo.

Che compagno di lavoro è stato Alessandro Gassmann? «Stupendo. Non lavoravamo assieme da un po’ di anni. L’ultima volta eravamo molto giovani. Ci siamo ritrovati cambiati, più maturi ed entrambi genitori. Questo ci ha aiutati nell’interpretazione dei nostri personaggi visto che entrambi vestiamo i panni di due genitori che hanno un rapporto molto stretto con i loro figli».
Nella fiction, Dante ha un figlio che si scopre omosessuale e che si innamora del figlio della tua Anita.

Nei giorni scorsi, ha fatto molto discutere l’affossamento del ddl Zan sul tema omofobia. Qual è la tua opinione in proposito? «Non c’è nulla di innaturale in una persona omosessuale, ma ce n’è in una società che non lo accetta. È inconcepibile tutto questo, non ha senso. E come se qualcuno un giorno dicesse che non si possono riconoscere i diritti delle persone bionde per esempio. E sconfortante, oltre che assurdo, pensare che la nostra società si arroghi il diritto di giudicare una persona per il suo orientamento sessuale».

Il tuo primogenito Gabriele (figlio del cantautore Roberto Angelini, ndr) mostra già ambizioni e passioni artistiche? «Suona più di uno strumento, ma senza mai nessuno che gli abbia imposto di farlo. È un ragazzo creativo. Gli sono vicina, mi piace ascoltarlo, non solo quando suona, ma anche quando parla. Certo ora è adolescente e come tutti quelli che attraversano quella fase suona tanto e parla poco con mamma (ride, ndr). Sono sempre stata una mamma presente per i miei figli anche se non è facile con il lavoro che _ faccio».



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