Controcopertina

Sabrina Salerno e Samuel Peron, le stelle di Ballando con Le Stelle



Quando un proverbio racchiude verità di vita. «Non è l’abito a fare il monaco», dice Sabrina Salerno, per spiegare qualcosa di sé che non tutti colgono. Aggiungiamo noi: non sono le trasparenze, le scollature, i tacchi alti a fare la bomba sexy.



Interpretazione corretta? «Diciamo che il look aiuta, evoca suggestioni, ma la mia vera natura è un’altra. Sono molto maschile, per nulla leziosa, sono una donna che oggi si piace e sta bene nella propria pelle, ma è cresciuta con insicurezze che arrivano da lontano. Da bimba ero magrissima tanto che mi chiamavano sardina; da ragazzina, quando hanno iniziato a spuntare le curve, le camuffavo dentro maglioni grandi e pantaloni larghi: ero piena di paranoie e vedevo tutte più disinvolte e belle di me. Solo crescendo ho iniziato a superare la mia timidezza, a mostrare con apparente scioltezza il mio corpo». Negli Anni 80 la Tv ti ha consacrata sex symbol, e ancora oggi infiammi la scena sulla pista di Ballando con le stelle assieme a Samuel Peron.

«In quegli anni la mia immagine funzionava, avvertivo di avere un appeal e ho cavalcato l’onda per perseguire un obiettivo: lavorare. Ho usato la sensualità tanto quanto ho usato il cervello per scegliere che cosa fare, dove andare, per restare ancorata ai miei valori, alle mie radici». E la bomba sexy, quindi? «Quella fa parte dell’immagine, poi c’è la sostanza. C’è Sabrina. Penso che sia emerso a Ballando, uno show che ha saputo svelarmi come non era mai accaduto, mettendo a nudo la mia anima, le emozioni, le fragilità.

Pensavo fosse una gara di ballo, si è rivelato un bel banco di prova sia dal punto di vista atletico, sia delle dinamiche nei rapporti. Samuel, che è sensibile e davvero buono, ne sa qualcosa». In che senso? «L’altro giorno quasi sconsolato mi ha detto: “Ma tu sei proprio un maschio. Lascia condurre me!”. Ha ragione, io sono abituata a essere dominante in tutto, faccio fatica a lasciarmi andare, a fidarmi di chi ho a fianco, a seguire i passi se è un altro che li imposta, ad abbandonarmi. Le prime volte che mi sono ritrovata a farmi guidare da lui per me è stato difficile e talvolta lo è ancora. Di solito io sto sul palco da sola e mi muovo assecondando il mio ritmo».

Eppure sembrate affiatatissimi in pista. Sbaglio? «Lo siamo. Ho avuto bisogno di tempo per studiare la situazione, per entrare nelle dinamiche del programma, per far sì che tra noi ci fosse un autentico scambio di energia. Ora sento che è così. Dal primo giorno a oggi ho fatto enormi cambiamenti, ho lavorato su me stessa cercando di combattere l’indole indipendente, di modificare il modo in cui mi pongo, in cui tengo la postura mentre ballo. Dovevo imparare a sciogliermi, a lasciarmi andare. Era una sfida e mi sembra di averla vinta». Tuo marito, l’imprenditore Enrico Monti, che cosa dice nel vederti corpo a corpo con un altro uomo? «È stato il primo a dirci che eravamo freddi, che non si avvertiva trasporto e che così non funzionava. Enrico dice che la coppia in pista deve far sognare, creare l’atmosfera, non solo eseguire bene una coreografia». Nessuna gelosia, dunque?

«Enrico è un uomo intelligentissimo. È molto sicuro di sé ed è equilibrato». Vostro figlio Luca cosa dice? «Ha 17 anni, non mi guarda il sabato sera, ma la domenica gli mando i miei video. Gli piace quello che sto facendo, dice che si vede che mi sto impegnando». Quantifica il tuo impegno? «Tantissimo, totale. Sono una secchiona: la prima che arriva alle prove, l’ultima che se ne va e poi ripasso le coreografie pure a casa. Spesso Samuel dice: “Ok, per oggi abbiamo fatto”, ma io insisto per andare avanti ad allenarmi, per migliorare. Peccato che due giorni fa, in preda a un momento di perfezionismo, me la sono vista brutta».

Che è successo? «Mi si è girato il ginocchio negli allenamenti. Zoppicando sono andata dalla dottoressa per farmi rimettere in piedi. Mi ha siringato il ginocchio, fatto una puntura di cortisone e non sai quanto ho gridato. Ma la voglia di ballare e di affrontare la gara ha prevalso sulla tensione e sulla mia paura delle siringhe. Mancano poche puntate alla fine, io sono una combattente e non lascerei la gara per nessuna ragione. Anzi, azzardo: scenderei in pista anche con la gamba ingessata».



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