La Storia delle Moglie di Enzo Tortora: Pasqualina Reillo, Miranda Fantacci, Francesca Scopelliti e i loro Figli



Enzo Tortora, il celebre giornalista italiano, è stato sposato due volte nella sua vita. Scopri di più sulle mogli di Tortora e sui loro figli.



Pasqualina Reillo: La Prima Moglie di Enzo Tortora

La vita sentimentale di Enzo Tortora iniziò quando sposò Pasqualina Reillo nel 1953. La loro unione durò fino al 1959, quando la coppia prese strade separate. Tuttavia, da questo matrimonio, Enzo Tortora ebbe una figlia di nome Monica.

Miranda Fantacci: La Seconda Moglie di Enzo Tortora

Nel 1964, Enzo Tortora convolò a nozze per la seconda volta, questa volta con Miranda Fantacci. Il loro matrimonio durò fino al 1972. Durante questo periodo, Enzo Tortora e Miranda Fantacci ebbero due figlie, Silvia e Gaia. Silvia, nata nel 1962, intraprese una carriera nel giornalismo, seguendo le orme del padre. Gaia, nata nel 1969, è anch’essa una giornalista di successo e autrice di diversi libri.

Francesca Scopelliti: La Compagna di Enzo Tortora

Francesca Scopelliti è la donna che ha accompagnato Enzo Tortora durante uno dei periodi più difficili della sua vita, quando fu ingiustamente incarcerato. È famosa per aver ricevuto da Tortora un’arancia dal carcere, un gesto di amore e affetto. Dopo il rilascio di Tortora, Francesca Scopelliti ha continuato a sostenere le battaglie dell’uomo. Nel 1994, è stata eletta in Lombardia con la Lista Pannella Riformatori. Due anni dopo, è stata rieletta a Palazzo Madama con Forza Italia e nel 1998 si è unita al Partito Democratico.

Nonostante il fatto che queste tre donne non fossero personalità pubbliche nel mondo dello spettacolo, sono state vicine a un uomo straordinario e hanno dimostrato grande cuore e capacità nel corso delle loro vite.

La vicenda giudiziaria di Enzo Tortora

Enzo Tortora è stato un noto presentatore televisivo italiano, famoso negli anni ’80 per il programma “Portobello”. Tuttavia, la sua carriera è stata stroncata da una vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto in un processo per associazione a delinquere di stampo camorristico.

Tutto ebbe inizio nel 1983, quando la polizia di Napoli arrestò alcuni membri di una presunta associazione a delinquere con base nel quartiere napoletano di Pianura. Tra questi c’era anche il giornalista Mario Francese, che accusò Tortora di far parte dell’organizzazione criminale. Secondo Francese, Tortora avrebbe avuto contatti con la camorra e avrebbe ricevuto denaro da essa per finanziare la sua attività televisiva.

La notizia dell’arresto di Tortora fece immediatamente scalpore e scatenò una forte reazione da parte dell’opinione pubblica, che non riusciva a credere che un personaggio così amato e rispettato potesse essere coinvolto in attività illecite. Tuttavia, le indagini proseguirono e Tortora fu sottoposto a un lungo processo che durò oltre due anni.

Durante il processo emersero alcuni elementi a favore di Tortora, come ad esempio la mancanza di prove concrete a suo carico e la testimonianza di alcuni colleghi che lo descrivevano come una persona integra e onesta. Tuttavia, ci furono anche elementi a sfavore, come ad esempio il fatto che Tortora avesse frequentato alcuni personaggi legati alla camorra e che fosse stato visto in compagnia di alcuni esponenti della malavita organizzata.

Alla fine del processo, nel 1986, Tortora fu condannato a dieci anni di reclusione per associazione a delinquere. La sentenza fu molto contestata e suscitò una forte indignazione da parte dell’opinione pubblica, che vedeva in Tortora una vittima ingiustamente perseguitata dalla giustizia. Tuttavia, nonostante le proteste e le petizioni a suo favore, la condanna fu confermata in appello nel 1987.

Solo nel 1988, grazie all’intervento del presidente della Repubblica Francesco Cossiga e alla riapertura delle indagini sul caso, la verità emerse finalmente: Tortora era stato vittima di una clamorosa ingiustizia. La sua innocenza fu infatti dimostrata dalle indagini della magistratura, che scoprì come le accuse contro di lui fossero state costruite ad arte da alcuni membri della polizia e della magistratura corrotti.

La vicenda giudiziaria di Enzo Tortora fu dunque uno dei casi più clamorosi di errore giudiziario nella storia italiana. Essa dimostra come la giustizia possa essere manipolata e come anche i personaggi più rispettati e amati possano essere vittime di accuse infondate. Oggi, a distanza di tanti anni, la figura di Enzo Tortora è stata finalmente riabilitata e lui stesso è diventato un simbolo della lotta contro l’ingiustizia e la corruzione.



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