“Barbero racconta di suo nonno, fascista fucilato dai partigiani”: Una pagina tragica e poco conosciuta della sua storia familiare



Il 25 aprile, anniversario della Liberazione d’Italia dal fascismo, è un’occasione ogni anno per riflettere e discutere le profonde divisioni storiche del Paese. La recente intervista al ministro per le Politiche agricole, Francesco Lollobrigida, ha riacceso il dibattito. Durante un’apparizione su DiMartedì, il talk show di La7 condotto da Giovanni Floris, il ministro ha etichettato il termine “antifascismo” come troppo generico, sottolineando come abbia portato a “tanti morti” nel corso degli anni.



Durante la stessa trasmissione, il rinomato storico Alessandro Barbero ha espresso una visione contraria, evidenziando la problematica della memoria collettiva. Barbero, con un background personale toccato dal fascismo, ha sottolineato come la storia sia un elemento cruciale per andare oltre la semplice memoria personale. Ha messo in luce il pericolo di una visione distorta della resistenza, spesso descritta negativamente nelle narrazioni di alcune famiglie italiane.

Il dibattito sull’antifascismo, secondo Barbero, è radicato nelle diverse esperienze educative e familiari attraverso l’Italia. In alcune aree, il fascismo è ancora ricordato per le sue presunte “buone azioni”, mentre i partigiani sono visti in maniera negativa. Questa divisione ha reso difficile, quasi un secolo dopo, ammettere chiaramente quale fosse il lato giusto della storia.

Barbero ha anche commentato le implicazioni politiche di questa divisione storica. Nonostante le improbabilità di un ritorno a politiche estreme del passato, il simbolismo legato all’identità fascista o antifascista continua a essere significativo. Il fatto che esponenti del governo facciano fatica a dichiararsi apertamente antifascisti, suggerisce una tensione ancora presente nell’identità politica italiana. Questo è visto come un segnale inquietante da Barbero, che mette in discussione la coerenza tra il giuramento sulla Costituzione antifascista e le dichiarazioni pubbliche.

La discussione sull’antifascismo in Italia non è solo un dibattito storico, ma riflette tensioni attuali e profonde all’interno della società. Le parole di figure come Lollobrigida e Barbero evidenziano come il passato continui a influenzare il presente in modi complessi e talvolta problematici. La celebrazione del 25 aprile rimane un momento chiave per il paese, non solo come ricordo di una liberazione, ma come opportunità per riflettere su cosa significhi oggi essere antifascisti e quali valori vogliamo che guidino il futuro dell’Italia.



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