Come finisce il film Campioni: è una storia vera sulla disabilità?



Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un film che mi ha colpito davvero profondamente, e sono sicuro che vi farà emozionare tanto quanto me. Stiamo parlando del remake del film spagnolo “Non ci resta che vincere,” che in inglese è intitolato “Champions.” A dirigere questa commedia dal cuore grande c’è nientemeno che Bobby Farrelly, il genio dietro pellicole come “Tutti pazzi per Mary” e “Amore a prima svista.”



Ora, potrei iniziare con le classiche recensioni e analisi del film, ma voglio condividere con voi il mio punto di vista più personale su questa esperienza cinematografica coinvolgente. I Farrelly sono noti per il loro stile unico, un mix di comicità demenziale e tocchi malinconici che colpiscono dritto al cuore. È un binomio che ha caratterizzato gran parte della loro carriera, e con “Campioni,” Bobby dimostra ancora una volta la sua abilità nel mescolare il ridicolo con il tocco delicato dell’empatia.

Guardando la carriera dei fratelli Farrelly, sembra che abbiano trovato una nuova direzione dopo alcune sperimentazioni meno fortunate. Ora, nel loro sesto decennio di vita, continuano a sorprenderci con storie coinvolgenti e significative. Peter ha colpito nel segno con un buddy movie nostalgico che gli è valso addirittura un Oscar, mentre Bobby si cimenta ora in un’avventura solista con il remake di “Non ci resta che vincere.”

Il film originale, intitolato “Campeones,” ha affascinato il pubblico spagnolo con la storia vera dell’Aderes Burjassot, una squadra di basket per persone con disabilità intellettive e difficoltà di apprendimento, che ha vinto campionati in Spagna per ben quindici anni. La trama, seppur prevedibile, è un inno alla resilienza, alla solidarietà e alla forza dell’individualità.

Il nostro protagonista, interpretato magistralmente da Woody Harrelson, è un allenatore di basket di una serie minore, un po’ scontroso e insoddisfatto. Dopo una lite con il suo superiore, viene assegnato ai servizi sociali e incaricato di allenare la squadra di campioni con disabilità. Inizialmente riluttante, il nostro coach si rende conto che questa esperienza può essere un’opportunità di riscatto per tutti loro.

Ciò che rende “Campioni” così speciale è la sua capacità di essere un feel-good movie senza scadere nella banalità. Bobby Farrelly riesce a mantenere il suo sguardo “scorretto” anche in una storia così corretta e ottimista. I personaggi con disabilità non sono rappresentati in modo stereotipato; sono reali, con passioni, desideri, e sfide da affrontare.

Un punto degno di nota è la scelta per il doppiaggio italiano dei protagonisti. Optare per otto non professionisti affetti da sindrome di Down e dello spettro autistico è stata un’idea brillante. L’inclusione si manifesta non solo nella trama del film ma anche nel processo creativo, contribuendo a rendere l’esperienza cinematografica ancora più autentica.

Ma andiamo oltre la trama e concentriamoci su un momento che mi ha emozionato profondamente.

Ci troviamo alle finali regionali, il cuore della competizione, e la squadra, chiamata affettuosamente “Friends,” è visibilmente impaurita. Si ritrovano davanti a avversari imponenti e la tensione è palpabile. È qui che Marcus, l’allenatore, compie un gesto straordinario durante l’intervallo. Il suo discorso di incitamento non è solo un pep talk sportivo; è un’immersione nel cuore della vita stessa.

“Miei amici, siete già campioni. Vi ho visto fare cose impossibili,” esclama Marcus, rompendo la barriera tra il campo da basket e la realtà. Sottolinea che quell’ostacolo davanti a loro è insignificante rispetto alle sfide quotidiane che affrontano nella loro vita. È un insegnamento che va oltre il semplice contesto sportivo, è un invito a guardare alle proprie sfide con la consapevolezza di essere già dei campioni.

Ma ecco il tocco magico: quando il sogno di vincere la finale si infrange sul ferro del canestro, sono i Friends a consolare Marcus. L’allenatore, che si è speso anima e cuore per loro, comprende che la sconfitta non è un fallimento. È un momento potente che ribalta la tradizionale dinamica di vincitore e perdente, insegnandoci che la vera grandezza sta nel sostegno reciproco e nell’affrontare la vita con spirito da campioni.

Questo film mi ha fatto riflettere su quanto spesso sottovalutiamo la forza e la resilienza delle persone con disabilità. Sono già campioni nelle loro vite, affrontando ostacoli che molti di noi non possono neanche immaginare. È un invito a guardare oltre le apparenze e a riconoscere il valore unico di ciascuno di noi.

Quindi, vi sfido a portare questo spirito nella vostra vita di tutti i giorni. Adottate la consapevolezza che siamo tutti campioni nelle nostre battaglie quotidiane. La vita è una partita, e ogni sfida è un’opportunità di dimostrare la nostra grandezza. Sosteniamoci a vicenda, consolandoci quando necessario e celebrando insieme le vittorie, grandi e piccole. Ricordate, siamo già campioni!

In conclusione, “Campioni” è un film che va oltre il semplice intrattenimento. Ci ricorda l’importanza di abbracciare la diversità, di superare le sfide insieme e di trovare la forza nell’individualità di ciascuno. È una lezione di vita che tutti dovremmo portare con noi, e spero che anche voi vi lasciate coinvolgere da questa emozionante avventura. Alla prossima con altre scoperte dal mondo del cinema!



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