La scomparsa di un sacerdote che ha saputo sostenere in un momento difficile
Don Corinno Scotti, parroco di Brembate Sopra e figura emblematica durante il tragico caso di Yara Gambirasio, è venuto a mancare ieri, lunedì 12 agosto, a 84 anni. Per molto tempo, don Corinno ha vissuto nella Casa di riposo Piccinelli a Scanzorosciate, sempre in provincia di Bergamo. La sua morte, avvenuta intorno alle 15.15, ha suscitato un profondo sconforto all’interno della comunità di Brembate Sopra, che ha visto in lui un sostegno importante nei momenti di dolore e incertezza.
Un impegno costante per la comunità
Don Corinno, noto per il suo impegno e la sua dedizione, organizzò veglie di preghiera e momenti di raccoglimento per Yara e la sua famiglia; lo ricorda Diego Locatelli, sindaco al tempo dei fatti: “Se ne assunse il carico emotivo e fu un supporto fondamentale in quelle settimane tormentate”. La vita di Scotti, prima di diventare parroco, era stata ricca di esperienze come missionario in America Latina, dove ha lavorato per vent’anni, un’esperienza che lo ha profondamente segnato.
Dal 2002 fino al 2015, Don Corinno è stato il parroco di Brembate Sopra. Durante il suo mandato si trovò a fronteggiare il mistero della scomparsa di Yara Gambirasio, avvenuta il 26 novembre 2010. Il successivo ritrovamento del corpo tre mesi dopo scosse la comunità e attirò l’attenzione dei media da tutta Italia. Il suo compito non fu solo di guidare le funzioni religiose, ma anche di riunire la comunità in uno dei momenti più bui della sua storia.
Durante quelle settimane difficili, don Corinno non si limitò a celebrare messe; creò anche gruppi di ascolto come spazio di supporto e condivisione per tutti coloro che si sentivano smarriti e colpiti dalla tragedia. In chiesa, i fedeli trovavano conforto e comprensione, mentre il sacerdote cercava di offrire parole di speranza e solidarietà in un periodo segnato dalla sofferenza. La sua frase, “Yara è diventata la figlia di tutti”, risuona come un richiamo all’unità e alla compassione di fronte al dolore.
In una lettera scritta ai membri della parrocchia, don Corinno paragonò Yara a “un piccolissimo seme caduto, che ha dato frutto”, sottolineando l’importanza di mantenere viva la memoria di una giovane vita spezzata. Questo messaggio rimase impresso nel cuore dei parrocchiani, attirati dalla sua umanità e dal suo profondo senso di comunità. La lotta per la giustizia, culminata nella condanna di Massimo Bossetti, esemplificava il dramma collettivo e la ricerca di verità e giustizia.
Il nipote di don Corinno ha dichiarato che “le esperienze più significative della sua vita sono state le missioni in Ecuador e gli anni vissuti con la comunità di Brembate Sopra”. Questo legame profondo ha fatto di lui una figura di riferimento, mai dimenticata e sempre viva nella memoria di chi l’ha conosciuto. La sua eredità, fatta di fede, umanità e solidarietà, continuerà a brillare nel cuore di molti. Oggi, la comunità di Brembate Sopra si unisce per ricordarlo e per onorare un uomo che ha dato tanto per il bene degli altri, in particolare nei momenti più difficili.
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